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LEONE, LE DONNE NON MOLLANO

La presidente Perretti (Crpo) comunicherà martedì le «azioni da intraprendere»


INSULTO SESSISTA, LE DEMOCRATICHE DEL PD SCRIVONO ALLA MELONI: «SERVONO LE DIGNITOSE DIMISSIONI DALL’INCARICO»


Martedì prossimo presso la sala B del Consiglio Regionale, si terrà una conferenza stampa della Commissione regionale Pari opportunità per presentare le azioni che si intendono intraprendere in merito alla vicenda della frase sessista ed offensiva pronunciata qualche giorno fa, dal Consigliere regionale Rocco Leone verso la collega

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«Come organismo di garanzia della Regione Basilicata – ha precisato la presidente della Commissione regionale Pari opportunità, Margherita Perretti -, la cui azione si pone a tutela della democrazia paritaria sul territorio regionale, riteniamo, che non si possa rischiare di far cadere nell’oblio un episodio così grave, consumatosi durante i lavori della massima Assise regionale, altamente lesivo della dignità delle donne, delle Istituzioni, della Basilicata e di tutte le sue cittadine e cittadini».

«Esiste – ha aggiunto e concluso Perretti – un’etica della politica, una cultura delle Istituzioni, un rispetto della dignità della persona, che è giunto il momento di ripristinare, per trasmettere i giusti valori e codici comportamentali alle nuove generazioni.


 

 


Tra opportunismi e ipocrisie, c’è molto di più che la sola “battuta” di Leone

 

DI NICOLA SAVINO*

Sull’infelicissima “battuta” del 2 maggio, per la quale il dottor Leone è stato per giorni agli onori della cronaca, è forse da tentare qualche riflessione per “capirci meglio sul come funziona” la democrazia in Basilicata. Non disponendo di statistiche e sebbene con interrogativi più che con risposte, il tentativo potrebbe comunque non essere superfluo! E dunque, premesso chel’enormità della “cosa leonina” non è né emendabile né tanto meno riscattabile, entriamo in argomento.

Prime domande: siamo sicuri che, emersi da millenni di maschilismo, a nessuno di noi, indipendentemente dal proprio genere, sia mai sfuggitauna qualche battuta “sessista”; e che essa, tra ammiccamenti “camerateschi”, sia passata inosservata perché non registrata da alcun congegno o sottolineata da un qualche interlocutore? Siamo sicuri che se il dottor Leone non avesse manifestato una personalità “morbida” ed al suo posto si fosse trovato un personaggio ritenuto autorevole, il clamore non si sarebbe dilatato per così tanti giorni ed in così tanti modi?

Èinfine ritenuto corretto che dalla “cosa” derivino conseguenze elettorali non solo a danno del colpevole, ma piuttosto a vantaggio altrui? Secondo tipo di domande: è ipotizzabile, dal versante della psicologia analitica e sociale, che tale clamore sia nato non solo dall’enormità della “cosa”,ma anche dallecomplicate tendenze collettive “a scaricare” le frustrazionicui la materia ci espone? Come mai tanti di noi si affollano per una condanna ovvia e scontata, addirittura fino a proporre risarcimenti in euro? Forse si vuol profittare della circostanza?

Terze domande: è possibile che per acquisir questo “benedetto” consenso si punti soprattutto sull’emotività invece che sulla credibilità personale, sulle prove di moralità pubblica e di capacità realizzativa, d’indipendenza-razionalità di giudizio? Cosa pensiamo dunque della “lealtà” verso le Istituzioni, “obbligo primo” di ogni Politico, base della tanto agognata “moralità pubblica” perché allontana dallaeccessiva disinvoltura e quindi da una causa didecadenza della nostra Democrazia? Per una sana democrazia, il consenso non dovrebbe nascere da decisioni attente invece che “commerciato” oltre il limite del “piccolo favore” (che – non soltanto da noi e nei limiti del lecito – è quasi d’obbligo per qualsiasi candidato)? Prima considerazione: se l’eletto deve dimostrare questo tipo di lealtà, oltre che dar prova di competenza, impegno e lungimiranza; e se l’elettore deve preoccuparsi di verifiche e riflessionisu quanto accadeoltre che della fondatezza dell’informazione, a ciascuno sarà necessaria non poca fatica per rendere effettivala partecipazione ad una vita civile che sia democratica.

Tanto più ora, con l’informazione non cartacea del web, del cui potere non solo qualche filosofo ci aveva avvertito da tempo! Sul Corsera del 4 maggio, il Prof. Panebianco si preoccupa che il 30% degli italiani sembra incline all’autoritarismo: e forse non senza motivo, proprio per la fatica che occorre perpartecipare e “rappresentare” responsabilmente: del «conoscere per deliberare », come ripeteva Pannella.

E dunque chiediamoci anche se, qui, da noi, funzionaun’informazione completa sui fatti che riguardano la Politica ed i nostri Rappresentanti, gli eletti alla “cura e tutela” delle Istituzioni: anchespecificamentecirca la loro “lealtà” verso di Esse.

L’obbligo di lealtà verso lo Stato significa che se ne devono rispettaresia le leggi chele decisioni correttamente assunte dai suoi Organi; e che dunque è non solo civilmente scorrettoma insostenibile dal nostro Sistema, che si esalti chi di tali decisioni è stato oggetto? Se fin qui siamo d’accordo, dobbiamo ammettere che chi è eletto nelle Istituzioni o le rappresenta non può esaltare coloro che hanno pesantemente violato le Leggi, essendone inappellabilmente dichiarati colpevoli:mancherebbe della suddetta “lealtà” e, per di più, attribuirebbe scorrettamente allo Stato ed alla Comunità il danno che hanno invecesubito.

Ultime domande: chi tuttavia così ripetutamente operasse, non si ridurrebbe all’incompatibilità con i ruoli pubblici, peraltro proponendo ai giovani esempi assolutamente negativi? La stessa insistenza nel capovolgere fatti e vicende di rilievo istituzionale, può spiegarela coincidenza tra l’acquiescenza e l’opportunismo – ben diffusi nonsolo nel corpo sociale – e la cinica determinazione di ricavarne il famoso consenso? A questi interrogativi, si può rispondere che “così va il mondo” e poi lamentarsi che “i tempi sono tristi… non se ne può più”? E dunque l’ultimissima domanda: chi si è occupato dell’assolutamente inaccettabile del Dottor Leone ha fatto altrettanto circa le ripetute e plurime lesionidella “lealtà” verso le Istituzioni? Insomma, cari correligionari, dove volete vada la Basilicata se il coraggio trabocca soltanto nei confronti dicoloro che sonopoliticamente inconsistenti? E però, la democrazia funziona se è orgogliosa di sé: se è dotata di una franca dialettica (nei e tra i partiti ce n’era un pò!), che ponga ciascuno in grado di far sul serio la parte che ha scelto nella sua società.

Senza troppi opportunismi ed ipocrisie, anche quando c’è da riuscire spiacevoli e da essere accusati di un “non so che”!


*GIÀ SOTTOSEGRETARIO DI STATO

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