IL PNRR TRA DIFFICILE SFIDA E OPPORTUNITÀ DA COGLIERE
In arrivo una pioggia di fondi per cambiare definitivamente il volto della Basilicata. Una sfida che si basa su idee e “mano d’opera”
LA RIFLESSIONE DI LIVIA GRAZIANO
POTENZA. È del 1947, all’indomani della seconda guerra mondiale, che viene attuato, da parte degli Stati Uniti, il piano di ripresa per tutti quei Paesi che avessero avuto bisogno di aiuto in seguito ai danni causati dalla seconda guerra mondiale. Con il Piano Marshall, gli Stati Uniti scommettono sull’europeismo cioè scommettono su una Europa che dovrà diventare forte.
Un legame che, negli anni successivi, a partire dagli anni 80 e fino ai giorni nostri, sarà messo spesso in discussione, venendosi a creare un dualismo fra gli Stati Uniti e l’Europa, soprattutto sul piano economico.
Il piano, che valeva circa 13 miliardi di dollari, e che comprendeva aiuti finanziari ma anche materie prime, macchinari e, soprattutto, know-how, venne offerto a tutti i Paesi ma ad accettare furono solo in 16.
A rifiutare sarà, fra gli altri l’Urss e quindi tutti gli Stati che gravitavano intorno ad essa, in quanto accettare gli aiuti da parte degli Stati Uniti avrebbe significato diventare suo partner, un modo per gli Usa di imporre la propria egemonia.
Era indubbio che il disegno del Piano Marshall non era quello di schiacciare i Paesi che avrebbero accettato ma svilupparli in modo da costituire nuove interdipendenze e quindi aumentare difatti l’influenza degli Usa su questi Paesi, tant’è che non furono solo aiuti in denaro, materie prime e macchinari, ma anche fornitura di tecnologie e di mezzi.
L’Italia sceglierà di aderire, tale scelta sarà dettata dal fatto che l’Italia aveva bisogno di grossi aiuti, quindi di grano, di carbone ma anche di nuove tecnologie ed importare nuovi metodi produttivi. Il Piano Marshall (European Recovery Program) durò 4 anni, dal 1948 al 1951, ed ebbe un grosso impatto sul “governo mondiale” tant’è che ancora oggi si usa il termine “Piano” in occasioni simili.
È il caso dell’attuale Recovery Plan (Next Generation EU) varato dall’Unione Europea per far fronte alla crisi provocata dalla pandemia Covid che si pone l’obiettivo di rendere l’Europa più verde, più digitale e più resiliente mettendo sul, piatto ben 806,9 miliardi di euro. A tale piano di sviluppo L’Italia aderisce con il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), stanziando 30,6 miliardi di euro che si aggiungono ai 191,5 miliardi stanziati dall’UE, per un totale di 222,1 miliardi di euro.
GLI OBIETTIVI
Le azioni del Piano prevedono il raggiungimento di 6 obiettivi: digitalizzazione, innovazione, competitività cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione economica; nuove infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione, salute.
È bene ricordare che i Piani di aiuto non sono da considerare come aiuti per lasciare le cose come stanno o solo per sopravvivenza ma per attuare riforme strutturali importanti quali ad esempio: modernizzazione infrastrutture (ferrovie, modernizzazione industria e agricoltura, scuole, ecc, ecc.).
Infatti, il Pnrr prevede, ad esempio che il 16,12% dei fondi sia riservato all’istruzione e alla ricerca, un sistema educativo più forte in grado di garantire a tutti gli studenti il diritto allo studio. Credere nella realizzazione di scuola moderne, scuole 4.0, dotate di rete internet ultra veloce, aule e laboratori moderni, centri di insegnamento per migliorare le competenze didattiche degli insegnanti. Importante è il ruolo a cui sono chiamati gli Enti locali: Comuni e Regioni soprattutto.
Il 14 marzo scorso, presso l’Auditorium Gesualdo, si è tenuto un incontro riguardo al Pnrr, durante l’incontro sono intervenuti il Presidente della Regione Vito Bardi, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, la Ministra del Sud e Coesione territoriale, Mara Carfagna, per mostrare gli obiettivi che la Regione Basilicata si è prefissata di raggiungere con i 332 mln provenienti dal Piano di ripresa, di cui 195 mln destinati all’istruzione e alla ricerca, mentre 92,4 mln al potenziamento del sistema sanitario regionale, 15 mln per la ristrutturazione dei due capoluoghi ed, infine, 20 mln per la ristrutturazione di piccoli borghi.
Proprio riguardo a quest’ultima misura, la Regione Basilicata ha bandito il bando per la presentazione di un progetto pilota per la rinascita dei piccoli borghi, e che ha visto vincitore il progetto riferito al recupero e valorizzazione di Monticchio con l’obiettivo di far la località del Vulture un nuovo luogo turistico e ridare vita ad una riserva naturale del tutto dimenticata. Sempre sulla scia della promozione territoriale è stato bandito qualche giorno fa un Avviso Pubblico, dotato di circa 10 milioni di euro, sempre provenienti dal Pnrr, che apre la possibilità, ai soggetti privati, di presentare progetti per il recupero e la valorizzazione di edifici storici rurali (mulini ad acqua o a vento, frantoi, masserie).
Pertanto, complessivamente, una montagna di danaro pubblico da parte dell’UE ma anche delle finanze statali italiane, che rappresenta un’indubbia occasione per incidere sul gap che ancora esiste fra Sud e Nord del Paese.
LA BASILICATA SA SPENDERE QUESTI FONDI?
Ben 332 mln di euro per la sola Regione Basilicata che dovranno essere il trampolino di lancio per una “nuova” Basilicata. Un’occasione da non perdere per ricostruire dopo la pandemia un tessuto economico e sociale coniugando e incentivando le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale.
Com’è noto, i tempi di attuazione dei progetti sono molto stretti e servirebbero strutture tecniche di supporto e specifiche competenze ma, anche se previste, sembra che sia ancora tutto molto aleatorio e poco chiaro. Gli investimenti e le riforme che si decideranno nel piano incideranno profondamente sui processi economici e sociali della Basilicata e del Paese.
La Regione Basilicata è davvero pronta a racogliere la sfida dei 332 mln di euro per cambiare definitivamente il volto della Basilicata?