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IL MINISTRO RICHIAMA PRIORE

Post sessisti, finalmente la dura presa di posizione: censurato il presidente del Parco


Ma Cingolani vuole vederci chiaro anche sulla gestione amministrativa dopo l’interrogazione di Pepe


 

Sul caso dei post social sessisti del presidente del Parco nazionale dell’Appennino lucano, il Ministero della transizione ecologica ha emesso il provvidemento di censura. Il provvedimento, inoltre, sarà inviato anche alla Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi, che da subito aveva invocato, in merito, l’intervento del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, e del Ministro Roberto Cingolani. La stessa Pipponzi, che aveva fatto notare come fosse «inaccettabile che rappresentanti delle istituzioni “cadano” e perseverino nel più becero sessismo», mostrando, tra le altre cose, preoccupazione per il fatto che Priore «sia datore di lavoro anche di tante donne e vorrei sapere che condotte assume nei loro confronti», era stata oggetto di un post dileggiatore scritto sempre dal presidente del Parco dell’Appennino lucano.

Priore ha ricevuto il suo incarico al Parco, dall’allora Ministro Costa, che lo nominò d’intesa con il presidente di Regione Vito Bardi, e, da ricordare, che lo stesso Bardi anche scrisse al Ministro Cingolani, sulla «deplorevole vicenda dei post discriminatori che vede coinvolto un rappresentante delle Istituzioni lucane ». Lo scorso aprile, Bardi ritenendo «non accettabile che atteggiamenti deplorevoli possano macchiare il ruolo stesso delle Istituzioni», invitava ad «adottare ogni immediato e dovuto provvedimento nei confronti del dottor Priore».

Le immagini e i messaggi delle incriminate uscite social di Priore, si commentano da soli. Per il presidente del Parco, però, i problemi potrebbero non essere limitati alla censura ministeriale. Dal senatore lucano della Lega, Pasquale Pepe, l’interrogazione a risposta scritta indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Pepe, nel rimarcare l’evidente «atteggiamento di derisione e spregio, da parte di Priore, alla memoria di tante donne rimaste uccise nel conflitto militare in corso ovvero vittime di violenze, nonché alla sofferenza quel popolo sta attraversando », chiedeva al Ministro Cingolani se non ritenesse «doveroso avviare gli accertamenti del caso in ordine a quanto emerso, al fine di adottare gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti del Priore, perché sia finalmente ripristinato un corretto esercizio delle funzioni pubbliche ». Sembra proprio che gli appelli lucani abbiano trovato sponda a Roma non soltanto in relazione ai post sessisti, poichè ulteriori conclusioni negative potrebbero emergere dall’attività ispettiva di controllo sulla gestione amministrativa dell’Ente Parco.

All’Appennino lucano, la situazione di prolungato Commissariamento è cessata nel febbraio scorso con la nomina del Consiglio direttivo. Ma, al di là dei conti, non è stata ancora ricostituita la governance, mancando un adeguato assetto del vertice amministrativo, c’è un direttore facente funzioni, ma il Parco è obbligato ad esperire la procedura per l’individuazione di un direttore a seguito di Avviso pubblico, che può garantire la necessaria stabilità alle funzioni di indirizzo politico e gestionale.


 

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