MELFI: UNA CAVA, TANTI VALVANO
Non potendo usare il politichese per bloccare l’iter quando era sindaco, ora lo fa senza riserve
MONTE CRUGNAME CONFERENZA DEI SOCIALISTI SUL GIUDIZIO FAVOREVOLE DELLA REGIONE: SCOMPARSA LA SOPRINTENDENZA
In via generica sulle autorizzazioni regionali concesse in favore della società Cementeria Costantinopoli Srl relativamente alla coltivazione mineraria di una cava di quarzareniti in località Monte Crugname nel Comune di Melfi, non può non avere ragione il presidente di Confindustria Basilicata, Somma, che ha sottolineato come uno dei problemi da risolvere sia «la certezza dei tempi nei procedimenti amministrativi ».
Tempi, rispetto delle regole e applicazione delle prescrizioni normative: sviluppare le valutazioni ambientale all’interno del triangolo delineato, inciderebbe sullo sciame delle polemiche che spesso accompagnano certo tipo di autorizzazioni. Può accadere anche, come nel caso della cava di Monte Crugname, che gli attori si comportino in modo tale da risultare quantomeno ambiguo.
VARIABILE VALVANO: DALLE RASSICURAZIONI DEL 2016 AL NO PRE AMMINISTRATIVE
Tra quelli in testa all’attuale fronte del no alla cava, l’ex sindaco di Melfi Livio Valvano e gli esponenti lucani del Partito socialista italiano.
Valvano negli anni è passato da un tono iniziale rassicurante, affermava che avendo «l’area una protezione paesaggistica e ambientale totale» non c’era nulla da temere, a quello osteggiante di questi giorni. Valvano, tuttavia, non può dimenticare, o far finta di farlo, che nell’iter autorizzativo in questione, il momento per svolgere un ruolo attivo d’opposizione al rilascio del parere favorevole.
Nella corposa documentazione relativa all’istanza della Cementeria Costantinopoli, tracce della combattività dei socialisti non se ne rinvengono più di tanto. Qualcosa inizia a muoversi dalla metà del 2020, cioè, si potrebbe aggiungere, in prossimità del 2021, anno delle amministrative locali. Prima, nulla di ostativo. Per questo non meraviglia il fatto che nei verbali delle sedute delle diverse Conferenze di Servizio, riportato come «risultavano assenti i rappresentanti del Comune di Melfi». Prima di bussare in Regione, la Cementeria Costantinopoli si era rivolta all’Amministrazione Valvano.
L’EX SINDACO, IL PRIMO SÌ ALLA CEMENTERIA COSTANTINOPOLI E L’INIZIO DELL’ITER
Nel 2016, il Consiglio comunale, con voto favorevole anche di Valvano, deliberò di sdemanializzare, come aveva richiesto la Cementeria, un tratto di strada comunale in località La Monica che «che esiste solo sui documenti catastali ma che di fatto non è più esistente da decenni in quanto inutilizzata».
Il Comune se ne liberava con leggerezza poichè il tratto stradale era «più utilizzato da decenni tanto che non è più visibile il suo tracciato e non ha alcuna utilità pubblica».
Così nel 2017, l’inizio dell’iter autorizzatorio in Regione. Sempre dal Comune, in riferimento alla coltivazione di una cava di quarzareniti in località Monte Crugname, il parere favorevole, ai soli fini urbanistici, al rilascio dell’autorizzazione. Valvano aggiungeva la volontà che «il tutto deve essere subordinato alla predisposizione di efficaci strumenti di costante controllo », ma nulla più.
Ora come allora e ancor prima, già noto che l’area ricadesse in zona per attività destinate in prevalenza all’agricoltura e che fossero ammissibili «industrie estrattive con i depositi di carburanti e simili».
Vero è che il Comune di Melfi ha impugnato gli atti nel 2020 con ricorso al Presidente della Repubblica, ma è anche vero che dalla data di pubblicazione del giudizio favorevole di compatibilità ambientale accordato dalla Giunta regionale decorrono i termini per eventuali impugnazioni in sede giurisdizionale da parte di soggetti interessati.
Così come l’aggrapparsi di Valvano alla la Soprintendenza archeologica vale quello che vale dato che la Soprintendenza già concluse che la realizzazione della cava fosse compatibile con l’area, «a condizione» di determinate prescrizioni che prevedono, tra le altre cose, il controllo costante di un archeologo per «tutte le attività di scavo e movimento terra previste in progetto, comprese le attività di scotico superficiale e di preparazione al cantiere». Il giudizio della Regione è subordinato all’ottemperanza di prescrizioni.
LA SOPRINTENDENZA SCOMPARSA DAI RADAR
Ma ciò che più colpisce è che la Soprintendenza è scomparsa dai radar. Dopo aver, nel 2021, specificato che, «allo stato attuale », l’area oggetto di intervento non fosse vincolata , aveva fatto notare la presenza, «in area prossima al progetto», di un antico tratturo non mappato in precedenza che «presumibilmente potrebbe trattarsi del tracciato del tratturo di San Guglielmo, lungo il quale transitavano i pellegrini, da e verso il santuario-abbazia di Montevergine, Avellino».
Proprio per la certezza dei tempi, la Soprintendenza era stata invitata a partecipare alle sedute o a far pervenire l’esito degli accertamenti aggiuntivi che dovevano, concludersi entro il 30 giugno 2021, poichè «in mancanza si intenderà superata ogni riserva sul parere favorevole già rilasciato », cioè quello favorevole, ma con prescrizioni.
LA CERTEZZA DEI TEMPI
Per cui, nella seduta del Comitato tecnico regionale per l’Ambiente del 27 ottobre, non essendoci novità, e dato che la Soprintendenza, coi richiami prima riportati, non aveva manifestato nello specifico, la volontà di revocare il parere favorevole con prescrizioni, ma soprattutto dato che dalla sospensione dell’iter autorizzatorio, proprio per quella nota, ovvero dal settembre 2020, era trascorso oltre 1 anno, il Ctr ha concluso che «non può essere ulteriormente protratto il conseguente stato di sospensione del relativo procedimento di Via, non essendo pervenuti da parte della Soprintendenza, all’esito delle indagini ulteriori effettuate, rilievi idonei a far ritenere superato il parere positivo dalla stessa rilasciato nell’aprile del 2020».
IL VALVANO ODIERNO: S’OPPONE, MA NON È CHIARO IL PERCHÈ
In conclusione, dal Ctr, per questi e altri motivi, la conferma del parere positivo al rilascio del giudizio favorevole di compatibilità Ambientale, con prescrizioni. Per Valvano, però, «come si possono assecondare quei funzionari regionali che decidono arbitrariamente di non poter attendere ulteriormente le valutazioni della Soprintendenza, cioè di un organo dello Stato che svolge un ruolo delicatissimo? ».
Neanche sulla certezza dei tempi c’è univocità di interpretazione.
Ad ogni modo, come sostenuto nella conferenza stampa, di ieri, dal segretario regionale del Partito socialista italiano, Livio Valvano, «la Regione Basilicata ha commesso un errore strategico gravissimo sulla questione del rilascio dell’autorizzazione regionale per l’apertura di una nuova cava, alle pendici del Vulture, all’interno dell’area contigua del Parco del Vulture e in una zona interessata dalla presenza di beni archeologici sui quali la Soprintendenza di Basilicata sta lavorando per apporre il vincolo di protezione paesaggistica ». Tra gli errori imputati dai socialisti alla Regione due su tutti.
«Il primo – è stato detto nella conferenza stampa – è quello di aver autorizzato una cava dove a regime lavoreranno forse solo 9 persone, rovinando contemporaneamente le produzioni agricole di qualità, uvaaglianico doc, olio, allevamento, presenti su quel territorio che impiegano molto di più di 9 persone.
Il secondo è quello di denunciare l’inesistenza di un progetto regionale, di una strategia di sviluppo visto che non si è capito che quella parte del Vulture ha una chiara vocazione culturaleturistica, per le sue qualità ambientali, naturalistiche, per il collegamento tra il fiume Ofanto e i laghi di monticchio, per la presenza degli antichi tratturi». Per l’ex sindaco di Melfi, Valvano, in conclusione, «si tratta di un atto di accondiscendenza verso un business che vale 150 milioni di euro, per soli 9 posti di lavoro che non è neanche assistito dalla introduzione delle royalties sulle estrazioni di minerale».
Quello delle royalties, però, è un’altra questione che è differente da tempi, regole, norme e prescrizioni, invece, strettamente connesse all’iter autorizzatorio relativo all’istanza della Cementeria Costantinopoli conclusosi con esito favorevole.