SUL CASO ARPAB, LA VERITÀ DI TISCI
Arpab, sulle inchieste di Cronache la versione dell’ex Dg Tisci: «Se non fossi stato costretto a dimettermi, non ci sarebbe stata nessuna variazione al progetto»
DI GUSTAVO LIMONE
In merito alle nostre recenti inchieste sui lavori e sugli appalti in Arpab siamo riusciti a contattare l’ex Direttore Generale dell’Agenzia, l’avvocato Antonio Tisci, per chiedergli la sua opinione sui lavori nei laboratori dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale.
Nonostante la non molta voglia di parlarne, considerando ormai chiusa quell’esperienza, Tisci non si è sottratto ad alcune domande. Avvocato, tra i compiti che le erano stati assegnati c’era quello di ottenere la certificazione di qualità dei laboratori e di procedere all’accreditamento delle strutture.
A che punto ha lasciato il lavoro? «Con due mesi d’anticipo rispetto alla tabella di marcia e grazie all’impegno solerte del dirigente dei laboratori, il dottor Bove, eravamo riusciti ad ottenere la certificazione di qualità dei laboratori.
Per quanto riguarda l’accreditamento, per poterlo ottenere, Arpab, ha l’esigenza di procedere ad alcuni adeguamenti strutturali dei laboratori di Potenza e di Metaponto. In relazione ai laboratori di Potenza ho trovato una gara che, se la memoria non mi inganna, era stata conclusa nel 2018, ma alla data del mio insediamento i lavori ancora non erano iniziati.
Nel 2021, appena approvato il Bilancio da parte della Regione abbiamo provveduto ad iniziare i lavori.
Diciamo che l’appalto era piuttosto cervellotico, invece di rivolgersi ad un general contractor si era provveduto a fare tre appalti distinti, uno per il trasferimento provvisorio del laboratorio di microbiologia dal terzo al quarto piano, uno per il trasferimento dei macchinari durante i lavori, uno per i lavori di adeguamento strutturale, più un appalto per la fornitura di banchi e cappe.
La prima grande difficoltà è stata quella di procedere a riunire tutte le imprese insieme per coordinare i lavori.
Una attività che normalmente svolge il Rup, ma che, vista la lentezza con cui si procedeva, mi ha visto costretto a convocare e coordinare personalmente le imprese, senza contare che in tutta questa massa di appalti ci si era dimenticati di delineare nel dettaglio le sagome di ingombro provvisorie dei macchinari da trasferire e di organizzare il trasloco dei mobili per il quale, secondo il Rup, era necessario procedere ad una ulteriore gara».
In pratica un vero e proprio puzzle e come ha affrontato la questione? «Per quanto riguarda il coordinamento delle imprese, come detto le ho convocate io personalmente insieme al Rup nel tentativo di coordinare i lavori.
Non ci crederà ma per le sagome di ingombro per il trasferimento provvisorio delle macchine del laboratorio di microbiologia dal terzo al quarto piano ho chiesto la cortesia ad un impiegato dell’Aprab ingegnere, mentre per il trasloco delle quattro scrivanie, alla fine mi ci sono dovuto dedicare personalmente nel senso fisico del termine ».
Quando era prevista la conclusione dei lavori? «Il progetto prevedeva la conclusione entro il mese di giugno, la mia intenzione era quella di concludere entro aprile e sono convinto che sarebbe stato possibile». Nel frattempo, si è provveduto ad una modifica delle condizioni dell’appalto per l’aumento del prezzo dei materiali, era preventivabile? «Questo riguarda, credo, il labotatorio di Metaponto.
Per Metaponto avevo chiesto al Direttore Tecnico Scientifico di accelerare i lavori e di fare per la sede di Metaponto esattamente quello che avevo fatto io per Potenza.
Poco prima delle mie dimissioni mi era stata già posta la questione dell’aumento del costo dei materiali nonché dell’ipotesi di rinunciare alle migliorie.
Avevo seccamente espresso il mio diniego a quell’idea, l’appalto, se la memoria non mi ingann, era a corpo e non a misura e l’aggiudicazione era determinata in modo consistente dalla proposta di miglioria. Consentire all’impresa di non apportare le migliorie che erano state il motivo dell’aggiudicazione sarebbe stato alquanto scorretto nei confronti dei concorrenti. Io non lo avrei consentito». Però Arpab non aveva reso disponibile l’area cantiere nei tempi previsti dal contratto…
«E questo fu uno dei motivi di gran litigio da parte mia con il Rup. Un Ente pubblico ha il dovere di rispettare i tempi nei confronti delle imprese e nei confronti dei cittadini». Insomma, quella dei laboratori è stata una grande sfida per la sua Direzione generale? «Sì, era nella missione dell’incarico che mi era stato dato.
Una sfida nella quale, come detto, ho trovato la grande dedizione del solo dottor Bove che addirittura mi disse che voleva andare in pensione soltanto dopo l’accreditamento delle strutture. Io sono certo che, se non fossi stato costretto a dimettermi, oggi i lavori per i laboratori di Potenza sarebbero quasi conclusi, quelli di Metaponto partiti senza nessuna variazione al progetto e l’Arpab avrebbe ottenuto l’accreditamento delle strutture entro la fine dell’anno se non prima».
A proposito ma come è andata a finire la sua vicenda relativa al tampone? «Non lo so. Ad oggi non ho ricevuto niente né sanzione amministrativa né comunicazione giudiziaria di qualsiasi tipo. Resto in attesa di saperlo».