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LUCANI NEL MONDO, FUOCO INCROCIATO SUL «RE»

Mollica si dimette dalla Commissione regionale: «Cicala è senza regno»


Commissione regionale dei Lucani nel Mondo: a distanza di 1 anno, torna attuale il caso Mollica che ha deciso di rassegnare, formalmente e con effetto immediato, le sue dimissioni dalla carica di componente Anci Basilicata nell’ambito della Crlm, presieduta da Carmine Cicala.

Dopo mesi di strumentale temporeggiamento, nel maggio 2021 non venne riconosciuta la designazione da parte dell’Anci di Basilicata in favore di Mollica quale componente della Crlm, convocata, nella circostanza, per la prima riunione a 2 anni dall’inizio della legislatura, il presidente del Consiglio, Carmine Cicala, formalizzò la nomina. Dopo quasi 1 anno, Mollica, motivando, lascia anche e soprattutto per il mai sanato «sgarro istituzionale ». «La decisione – ha spiegato Francesco Mollica, già presidente del Consiglio regionale -, maturata dopo una lunga riflessione e a distanza di un anno dalla designazione della nomina, è frutto di un’analisi soprattutto etica e morale.

Anche se in principio ho accettato volentieri un tale incarico, ritenendomi lusingato per il riconoscimento espresso dall’Anci circa la mia competenza in materia, per il ruolo svolto nel passato e, per questo, capace di rappresentare degnamente e, soprattutto, immediatamente, considerato che l’assemblea annuale si sarebbe tenuta solo dopo pochi giorni, l’organismo in quel contesto, le amarezze del secondo momento hanno lasciato il posto ad una profonda delusione».

«Infatti – ha proseguito Mollica, attuale consigliere comunale di Venosa -, gli accadimenti che ne sono seguiti e che hanno suscitato il noto clamore mediatico, occupando intere pagine della stampa per giorni, hanno finito per adombrare la credibilità del ruolo che mi accingevo a svolgere ma, soprattutto quello dell’Anci, che rappresentavo. Fa bene ricordare a me stesso ed a Lei (Carmine Cicala, ndr) come il ritardo nel redigere il decreto di designazione della nomina, anche se sanato successivamente, considerando trascorsi similari, è stato premeditato, impedendo di fatto la partecipazione dell’organismo Anci a tale incontro annuale».

IL CASUS BELLI: «L’AZIONE VENDICATIVA» E IL «MESCHINO GIOCHETTO»

«Uno sgarro istituzionale senza precedenti – ha rimarcato l’ormai ex rappresentante Anci nella Crlm – a cui non ha dato importanza ed a nulla è servita la difesa dell’ufficio competente circa la regolarità dell’iter procedurale adottato, la vera motivazione, molto più avvilente sul piano morale, è stata disvelata,immediatamente, dalla stampa ben informata sulle vicende politiche locali: pura e semplice acquiescenza verso un’azione vendicativa, di natura politica e personale, ordita dal suo Vice-presidente (Gianni Leggieri, ndr) nei miei confronti.

La perseveranza, poi, di quest’ultimo nel volerla portare a compimento fino in fondo, lo ha, inevitabilmente, esposto al ridicolo soprattutto quando, con richieste assurde, ha addirittura messo in discussionela legittimità della nomina da parte dell’Anci».

«La mancata partecipazione all’assemblea annuale dei Lucani – ha evidenziato Mollica – può essere definito solo come “un meschino giochetto”, lasciato consumare, a suo dire, unicamente per garantirsi un “ quieto vivere”, come ebbe modo di confidarmi in una telefonata. Già allora esternai in una lettera il mio pensiero sull’accaduto ed il profondo disappunto per un comportamento, il suo, da stigmatizzare perché non consono al ruolo istituzionale ricoperto, di Presidente del Consiglio regionale.

Lo stesso comportamento che ha provocato, diversamente dalle sue aspettative, una contrarietà generale per aver consentito, senza proferire parola, anzi preferendo delegare ad altri questo compito, l’utilizzo dell’istituzione regionale per il soddisfacimento di subdole scaramucce personali. Ma tant’è!».

IL CHIARIMENTO MAI ARRIVATO

«Mi sarei aspettato – ha specificato Mollica -, in questo lasso di tempo, un chiarimento da parte sua , anche tardivo, ma non è mai avvenuto, anche se capisco che la mia vicenda non è stata la sola, altre se ne sono consumate nel frattempo ed anche più gravi nella sostanza.

Per fortuna “veritas filia temporis”, scandisce l’inizio e la fine di ogni cosa, e proprio i fatti che sono accaduti in questo arco di tempo parlano da soli, confermando che Lei ha gestito e, purtroppo per l’intera comunità, continuerà ancora a gestire, la massima assise regionale senza regole, con esagerata disinvoltura e discrezionalità, come si trattasse di un suo ufficio privato ».

CICALA: UN «RE SENZA REGNO»

«Sicuramente – ha aggiunto Francesco Mollica – queste dimissioni non cambieranno affatto la mia vita, nè politica e professionale, tantomeno quella privata; diversamente da Lei (Carmine Cicala, ndr) che non ne esce bene, e la sua travagliata rielezione ne è l’esempio emblematico, che dovrebbe farla riflettere, non dimenticando che sarà ricordato, senza timore di smentita, anche se sinceramente mi dispiace per questo, come il Presidente che ha adottato l’agire di un “Re”( appellativo che le ha dato la stampa) ignorando, però, di non avere alcun regno da governare ma, al contrario, cittadini da “servire” ed un’istituzione da rappresentare. Dal canto mio, lascio ai posteri l’ardua sentenza!».

Mollica, pertanto, come ha scritto nella lettera di dimissioni inviata a Cicala e ai componenti della Commissione Regionale dei Lucani nel Mondo, ha deciso di «togliere il disturbo », prima della scadenza del prossimo appuntamento annuale dei Lucani e, prima, «che qualcun altro possa chiedere di mettere in atto altri artifizi».

«Da leale uomo delle Istituzioni, quale sono – ha concluso, rivolgendosi a Cicala, l’ex presidente del Consiglio regionale ed ex componente della Crlm Francesco Mollica, non utilizzerò frasi di circostanza per congedarmi, perchè pur essendo consapevole di avere tanti difetti so per certo che l’ipocrisia non mi appartiene.

In tutta questa vicenda spero soltanto che abbia l’umiltà di soffermarsi sul vero senso delle mie parole, le auguro di farne buon uso, sperando che possano servirle, nel tempo istituzionale che le rimane, per riscattarsi e, per capire, che nelle istituzioni “bisogna dare onore alle poltrone che si occupano e non, invece, prendere onore dalle stesse”, come sta facendo Lei».


 

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