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76º ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI ITALIANI ~ ROMA 23 ~ 27 MAGGIO 2022

CEI : il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, considerato il grande favorito a prendere il posto dell’uscente Bassetti

76º ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI ITALIANI 

#ègiustoinformare
Cei, chi sono i tre possibili successori di Bassetti

cardinale Gualtiero Bassetti

Lo scorso mese il cardinale Gualtiero Bassetti ha tagliato il traguardo degli 80 anni, uscendo dal novero degli elettori.
Si appresta a concludere il suo mandato di 5 anni alla guida della Cei.
Tre i possibili successori fra cui mons. Zuppi, arcivescovo di Bologna. L’episcopato italiano ha un peso ridimensionato nella Chiesa.

Mons. Gualtiero Bassetti
Lo scorso mese il cardinale Gualtiero Bassetti ha tagliato il traguardo degli ottanta anni, uscendo dal novero degli elettori al futuro Conclave.

L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve si appresta a concludere il suo mandato di cinque anni alla guida della Cei.
L’Assemblea Generale ordinaria in programma dal 23 al 27 maggio 2022, infatti, sarà chiamata a votare la terna di nomi da proporre a Papa Francesco per la nomina del nuovo presidente.


L’episcopato italiano si presenta a questo appuntamento con un peso decisamente più marginale nella Chiesa rispetto al passato, anche recente. Una condizione in cui può aver influito il feeling mai del tutto scattato con il Pontefice regnante.
Gli esempi che si potrebbero menzionare negli ultimi nove anni sono tanti, ma per non andare troppo indietro è sufficiente ricordare il mancato saluto durante l’Angelus al Forum dei sindaci e dei vescovi del Mediterraneo di Firenze alla presenza del presidente della Repubblica italia, Sergio Mattarella.

Nel mancato idillio tra il Papa di discendenze piemontesi e l’episcopato italiano deve aver influito anche il fatto di essere rimasto più volte inascoltato sull’appello ad un Sinodo della Chiesa italiana che avrebbe dovuto avere come punto di riferimento il Convegno di Firenze del 2015.
Anni di melina su questa richiesta hanno spinto Bergoglio a rimproverare pubblicamente i vescovi italiani in apertura dell’ultima Assemblea Generale accusandoli di “amnesia” per aver “perso la memoria” dell’incontro nel capoluogo toscano a cui il Papa teneva tanto.
E tutto questo nonostante buona parte dell’attuale episcopato italiano sia frutto delle nomine fatte dal Papa regnante, a differenza di altri Paesi in cui non è ugualmente scoccata la scintilla (Stati Uniti su tutti).
Oltre alla perdita del tradizionale rapporto privilegiato con le gerarchie vaticane, la Chiesa italiana deve fare i conti con il crollo della sua influenza nella società. Negli ultimi anni, specialmente nei confronti dei governi in carica, la Cei ha dato di sé un’immagine di debolezza, trasmettendo l’idea di un’incapacità ad essere incisiva.

C’è poi il problema del distacco con una parte consistente dei cattolici del Paese emersa in maniera eclatante alle elezioni politiche del 2018 e alle europee del 2019, quando gli appelli più o meno impliciti a non scegliere le forze sovraniste sono evidentemente caduti nel vuoto. Bisogna riconoscere che forse alcuni moniti dei vescovi italiani, specialmente quelli a non lasciarsi abbindolare dalla spettacolarizzazione dei simboli esteriori della fede in campagna elettorale, non erano poi così campati in aria. Il problema, però, è che sono rimasti lettera morta nell’elettorato cattolico che alle urne non si è fatto problemi ad andare esattamente in senso opposto rispetto alla direzione indicata dalla Cei.

La prima sfida che si troverà ad affrontare il successore di Bassetti, dunque, sarà proprio quella di provare a riacquistare credibilità tra quei cattolici italiani che in questi anni si sono sentiti inascoltati, se non a tratti delegittimati.

Sia chiaro che questa perdita di presa non è attribuibile al solo Bassetti, ma chi gli succederà dovrà comunque mettere il tema in cima alla sua agenda se non si vuole correre il rischio di vedere un sequel del 2018 alle politiche del 2023.
C’è poi un problema di riconoscibilità: ancora nell’Italia di vent’anni fa i nomi dei vescovi delle diocesi più importanti d’Italia erano noti quasi a tutti, oggi non è più così.

È una conseguenza di quella perdita d’influenza della Chiesa italiana che sarebbe ingiusto attribuire direttamente all’episcopato italiano ma che esso senz’altro non ha aiutato a frenare.
È probabile che i nomi e le opere dei tre candidati destinati ad entrare nella terna poi sottoposta al Papa saranno familiari solo agli addetti ai lavori.

cardinale Gualtiero Bassetti

Con una significativa eccezione: il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, considerato il grande favorito a prendere il posto dell’uscente Bassetti.

Il presule romano è già un personaggio popolare, abituato ad essere invitato non solo in tv ma anche in tutta Italia per conferenze, presentazioni libri e incontri di preghiera.
Il suo eventuale approdo a via Aurelia contribuirebbe senz’altro ad accendere maggiormente i riflettori dell’opinione pubblica nazionale su quanto ha da dire la Cei.
C’è da dire che una stagione più pop della Cei sarà in grado di dare risultati positivi solo se non si sforzerà di dare ragione sempre e comunque alle logiche del mondo, ma saprà rivendicare convintamente il fatto che, come sosteneva Girard, la ragione intima ed esteriore della storia cristiana è la Croce.

Quello dell’arcivescovo di Bologna, in ogni caso, è un profilo marcato, ma a-ideologico: una caratterizzazione che si potrebbe prestare al compito di ricucire lo strappo con i cattolici italiani provenienti da tradizioni diverse rispetto a quella del cattolicesimo democratico.

Gli altri nomi che vengono dati in lizza sono quelli di un altro romano, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e del calabrese monsignor Mimmo Battaglia, successore del cardinal Sepe a Napoli.

Recentemente Papa Francesco ha preso in prestito proprio le parole di quest’ultimo per condannare la brutalità della guerra durante un’udienza generale.

Un altro dei temi con cui il futuro presidente della Cei si troverà ad avere a che fare è proprio la posizione sul conflitto in Ucraina ed in particolare sull’invio delle armi voluto dal Governo Draghi, ma che scuote non poco la sua maggioranza.
Francesco ha assunto una posizione chiara, coerente con quanto ha sempre detto e scritto nel corso del suo pontificato: “preghiamo perché i governanti capiscano che comprare e fare armi non è la soluzione al problema”, ha detto.

Il Papa ha sintonizzato la Chiesa con l’umore prevalente fra gli italiani che sono in maggioranza contrari all’invio di armi in Ucraina, con una percentuale in costante crescita a mano a mano che il conflitto sembra destinato a protrarsi.
Sarà uno dei dossier più scottanti sul tavolo del nuovo presidente dei vescovi italiani, specialmente in relazione ai rapporti con il governo attualmente in carica guidato da un premier determinato a fare dell’Italia il Paese più allineato alla politica rigorista del presidente Usa Joe Biden.

Presidente Cei: Zuppi e Castellucci tra i favoriti

Lunedì 23 maggio si è riunita l’assemblea dei vescovi per decidere la terna da cui Papa Francesco sceglierà il nuovo vertice della Chiesa italiana

Ci siamo. La Cei è a un punto di svolta.
Oggi 24 maggio, si sceglie il successore alla guida dei vescovi italiani.


Dopo la gestione di Gualtiero Bassetti, attuale presidente e vescovo di Perugia, l’assemblea si riunisce per eleggere il nuovo presidente.


E il nuovo vertice della Cei potrebbe essere un esponente del territorio emiliano-romagnolo.

Infatti, tra i candidati forti alla guida dei vescovi italiani ci sono anche Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ed Erio Castellucci (forlivese e vescovo di Modena).
Zuppi è un nome importante e di spicco del clero italiano, mentre Castellucci, dal 2021, è vicepresidente Cei per il nord Italia ed è anche consultore della Congregazione per il Clero in Vaticano.

Ma nella terna che i vescovi hanno portato a Papa Francesco, a cui spetterà la decisione definitiva, oltre ai già NOTI candidati, figurano tra i papabili anche i nomi di Paolo Lojudice (Siena), Giuseppe Petrocchi (L’Aquila) e Domenico Battaglia (Napoli).

La 76º ASSEMBLEA non è solo un appuntamento legato alle scadenze di mandato: l’assemblea dei vescovi dovrà decidere quali vie vorrà intraprendere la Chiesa italiana, considerate le tante questioni irrisolte in questi anni e una certa delusione da parte di Papa Francesco per riforme incomplete o addirittura ferme al palo.

Tra i temi più delicati che il nuovo presidente dovrà affrontare c’è quello degli abusi.
Ma si aggiunge un nuovo tema, quello della benedizione del Papa al mondo pro-life che i vescovi italiani hanno sempre guardato con una certa diffidenza e distanza.

Cei: come si elegge il presidente
L’elezione quest’anno, per la prima volta, avrà nuove regole: i vescovi italiani dovranno concordare tre nomi da proporre a papa Francesco, che sceglierà il nuovo presidente della Cei.

I presidenti della Cei sono o diventano, tradizionalmente, cardinali.

Anche se in tempi diversi.

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#90ºgiornodiguerra
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76º ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI ITALIANI ~ ROMA 23 ~ 27 MAGGIO 2022 

Bassetti all’Assemblea CEI: una Chiesa in ascolto dello Spirito sa disturbare i governanti
Nel grazie di fine mandato, il presidente uscente dei vescovi italiani elogia chi sta aiutando i rifugiati di guerra definita “brutale e ingiustificabile”
Evidenzia, tra le priorità dei Pastori, l’educazione dei giovani confermando l’impegno nella prevenzione degli abusi.
Riconosce un cambio di mentalità che si va diffondendo grazie al percorso sinodale in atto e che sta portando a scelte concrete per una partecipazione più attiva di laici e donne

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Le notizie di “una guerra tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile” fanno da sfondo all’ampio discorso di congedo del cardinale Gualtiero Bassetti alla 76ma Assemblea Generale, aperta ieri dal Papa, in cui i vescovi italiani sono chiamati a eleggere la terna dalla quale Francesco sceglierà il nuovo Presidente. 

Si apra una nuova stagione di pace

Dopo il ringraziamento al Papa, per la fiducia accordatagli in questi anni, e il ricordo dei vescovi defunti, il pensiero di Bassetti va subito al prezioso lavoro di Caritas Italiana, impegnata per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e dei rifugiati.
Poi l’appello rinnovato affinché “le armi vengano deposte e si apra una nuova stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace”

Cita a questo proposito gli incontri del Mediterraneo Frontiera di pace (Bari, 2020 e Firenze, 2022) la cui Carta, firmata nel capoluogo toscano, ha espresso il forte desiderio di comunione emerso da tutti i Paesi che si affacciano sul Mare nostrum. 

Non perdere il contatto costante con Gesù

Guardando alla celebrazione imminente dell’Ascensione di Gesù, e rievocando il brano biblico dei discepoli che guardano il cielo mentre il Maestro si allontana da loro, il porporato condivide la considerazione che dovrebbe essere proprio lo sguardo fisso su Gesù a orientare il cammino dei vescovi in uno spirito di comunione, di autentica collegialità e di missione che riconosce, senza uniformare, le differenze. “Non vergognamoci del Vangelo”, ripete con San Paolo.

Arriva a domandare ai Pastori se sono felici?
Se riescono ad essere veramente padri, figure significative come testimoni e guide.
Di testimoni si ha il bisogno, vuole sottolineare Bassetti, che si unisce a chi in questi giorni rende omaggio ai martiri della giustizia. Dal coraggio cosciente ed eroico di personaggi come Chinnici, Mattarella, Livatino, Puglisi, Falcone, Borsellino è nata una condanna delle mafie che oggi è stata ribadita a chiare lettere.

L’educazione dei giovani sia priorità dei Pastori

Le nuove generazioni hanno da sempre rappresentato la maggiore fonte di preoccupazione e di solerzia per il cardinale Bassetti. Ancora oggi, a chiusura del periodo di guida della CEI, torna a parlare dell’educazione cristiana che, se matura, apre le porte alla vera libertà.
E qui cita don Tonino Bello e a quello che era il suo invito a non bruciare la vita ma a metterla a servizio degli altri.

Ricorda con commozione l’invasione di entusiasmo e di affetto che proprio migliaia di adolescenti hanno diffuso all’indomani della Pasqua in Piazza San Pietro.
Non disgiunge, Bassetti, questa sollecitudine nei loro confronti, dalla conferma dell’impegno dei vescovi per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi. “Vogliamo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili”, scandisce.
“Per questo, come già ribadito in altre occasioni, intendiamo promuovere una migliore conoscenza del fenomeno degli abusi per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione”

Stiamo cambiando mentalità

La vicina Pentecoste è spunto per Bassetti per soffermarsi sull’opera dello Spirito Santo nella Chiesa e sulla necessità di ascoltarlo lasciandosi guidare da esso.
È ciò che – afferma – la Chiesa italiana sta cercando di fare nel percorso sinodale, una “buona operazione” che “non avviene senza fatica”
Il cardinale dice: “Stiamo rovesciando la piramide: noi Pastori non siamo più all’inizio di ogni processo ecclesiale, ma siamo piuttosto il terminale di un percorso che coinvolge tante persone di buona volontà. Stiamo cambiando la mentalità comune che delegava tutto al Vescovo.

Stiamo comunicando la necessità che ogni cristiano, secondo la sua specifica vocazione, partecipi attivamente e responsabilmente alla vita ecclesiale. Stiamo declinando il principio conciliare della chiamata universale alla santità (Lumen Gentium, nn. 39-42)”

Inoltre, Bassetti esplicita che si sta concretizzando quella “partecipazione sempre più chiara e attiva dei fedeli laici alla missione della Chiesa, auspicata ancora dal Concilio e sostenuta con forza da Papa Francesco”

La Chiesa può diventare coscienza critica della società

È uno dei passaggi cardine quello che Bassetti mette in chiaro nella parte del discorso in cui parla del ruolo del cristiano nella politica.
“Se la Chiesa si fa davvero inondare dallo Spirito può diventare anche la coscienza critica della società e subirne quindi l’ostilità”

Accenna alle numerose e delicate questioni su cui la politica è chiamata a decidere: il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in corso in Ucraina, l’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il sostegno economico alle famiglie e alle imprese, la questione del Mezzogiorno, l’ambiente, l’immigrazione, il fine vita.
E su quest’ultimo delicato tema cita Papa Francesco e le sue recenti parole pronunciate all’ultimo Regina Coeli in cui il Pontefice ha ribadito che la vita “è sempre sacra e inviolabile, e non possiamo far tacere la voce della coscienza”

Promuovere la dignità della persona nel dibattito politico

Poi rilancia la sfida che il credente oggi più che mai deve accettare:

“il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alle lacerazioni delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sostenibili, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato”

Il politico cristiano – osserva – non si rifugia nei suoi affari privati.
“È un mestiere difficile, non c’è dubbio: non solo perché non deve assolutamente clericalizzare la politica, ma perché deve anche evitare qualunque forma di integralismo, che ridurrebbe il messaggio evangelico ad una ideologia sociale”

Da qui, afferma che l’esercizio della politica deve restare “laico”

Poi ancora incalza: “Una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona”

Valorizzare la dimensione femminile della Chiesa

La parte finale dell’introduzione del presidente uscente dei vescovi è dedicata alle donne nella Chiesa, a quella dimensione femminile che – dichiara – è tempo di valorizzare attraverso scelte concrete. E così indica la linea su cui auspica che i presuli continuino a lavorare. Si tratta di compiere scelte che “legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità”.  Su questo aspetto si attende che gli ultimi due Motu proprio del Papa, Spiritus Domini e Antiquum Ministerium siano da ciascun Pastore declinati nella prassi ecclesiale quotidiana. 

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