PETROLIO, SICUREZZA IMPIANTI E POZZI: LA GARA FINISCE AL TAR
A fare ricorso, Vigilanza Città di Potenza
Vigilanza, dalla Lombardia alla Basilicata per l’Eni è come un ritorno al passato.
Sull’appalto per i servizi di vigilanza privata e portierato (Lotto Sud), come fu, oltre 10 anni fa, per la sicurezza presso i complessi immobiliari Eni di San Donato Milanese, è adesso per gli stessi servizi previsti sugli impianti di estrazione, sui pozzi e su tutte le attività relative alla distribuzione del petrolio che viene ricavato dal giacimento presente nella regione Basilicata: ricorso alla Giustizia Amministrativa.
A rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Basilicata, la società Cooperativa Vigilanza Città di Potenza che punta all’annullamento dell’aggiudicazione della gara alla società Sicuritalia Ivri SpA.
Le contestazioni prospettate ai giudici amministrativi lucani sono plurime e riguardano tecnicismi riconducibili, in estrema sintesi, alla trasparenza e alla correttezza delle modalità mediante cui è stata condotta la procedura di gara. Tra questi, inoltre e per fare un esempio, sono state elencate dalla società Cooperativa Vigilanza Città di Potenza, anche le giudicate anomalie in relazione ai tempi.
L’Eni, l’’intero procedimento di scelta del contraente si è svolto su una piattaforma informatica di sua proprietà, nel luglio dell’anno scorso aveva invitato alcuni tra gli operatori presenti sul territorio oggetto dei servizi siti nella regione Basilicata, a prendere visione della documentazione di gara al fine di comunicare l’intenzione o meno di partecipare alla stessa.
Ad ogni modo, stabilito come termine ultimo per la presentazione della documentazione e delle offerte, il 2 agosto 2021, alla prima proroga al successivo 13 settembre, ne seguì una seconda al giorno 30 dello stesso mese, fino ad arrivare a comunicare una ulteriore deroga, dopo, come evidenziato nel ricorso al Tar, 4 ore dalla scadenza del termine già assegnato, procedendo quindi a fissare il nuovo termine per il 25 ottobre 2021 e riaprendo così i termini di presentazione delle offerte anche ai soggetti che eventualmente non le avevano ancora depositate.
Come accennato, le doglianze sui tecnicismi della procedura utilizzata sono varie, ma, se i giudici amministrativi lucani si addentreranno o no nel merito delle contestazioni, dipende dalla correttezza o meno del “ragionamento” Eni che, come sostenuto dalla società Cooperativa Vigilanza Città di Potenza, si è organizzata per il cambio di appalto, ricorrendo ad una «mera “selezione privata”», ritenendosi, pertanto, esonerata dal procedere, invece, «all’espletamento di disporre una vera e propria pubblica gara di appalto».
Tematica dirimente e fondamentale come dimostra il fatto che, proprio nel caso del precedente lombardo, il dilemma venne sciolto dal Consiglio di Stato in Adunanza plenaria.
Dalla risoluzione del problema, deriva l’eventuale difetto di giurisdizione del giudice amministrativo. Nonostante l’oggetto dell’appalto sia formalmente, ovvero per dicitura, simile, trattasi di servizi di vigilanza, il caso lucano, tuttavia, sembra caratterizzarsi per una differenza sostanziale: i luoghi di lavoro.
La procedura di affidamento ha in sé natura neutra, e si connota solo in virtù della natura del soggetto che la pone in essere, essendo indispensabile, sia per la sussistenza della giurisdizione del giudice amministrativo, sia per l’applicazione del diritto pubblico degli appalti, che il soggetto procedente sia obbligato al rispetto delle procedure di evidenza pubblica, in base al diritto comunitario o interno.
Anche qualificando l’Eni come impresa pubblica, resta il margine di dubbio sull’obbligo di attenersi scrupolosamente al Codice degli Appalti in riferimento all’esperimento di una gara pubblica.
Per quanto riguarda gli uffici di San Donato Milanese, l’Eni si difese sostenendo l’inesistenza di un nesso di strumentalità fra i servizi di vigilanza ed il servizio di erogazione del gas, costituente il core business della sua attività di impresa: da ciò discendeva che l’attività oggetto di affidamento non era riconducibile alla disciplina dei settori speciali e, pertanto, non soggetta alla disciplina di evidenza pubblica e che, in definitiva, risultava estranea alla giurisdizione amministrativa.
Nel caso lucano, come fatto presente dalla società Cooperativa Vigilanza Città di Potenza, i servizi oggetto d’appalto sono da considerarsi «strettamente strumentali all’attività principale della stessa impresa pubblica in materia di estrazione, deposito e trasporto di carburante e prodotti simili», poichè la sicurezza riguarda gli impianti di estrazione, i pozzi e tutte le attività relative alla distribuzione del petrolio che viene ricavato dal giacimento presente nella regione Basilicata.
Nel frattempo che la Giustizia amministrava faccia il suo corso, sul caso vigilanza, nell’ultimo Consiglio regionale è stata approvata l’iscrizione della mozione del forzista Gerardo Bellettieri.
Più rilevante, però, appare il dato che per 1 giugno prossimo, secondo cronoprogramma Eni, dovrebbe iniziare, essendo prevista entro tale data la conclusione del passaggio dei dipendenti da una società all’altra, l’espletamento del servizio da parte della Sicuritalia. Dopo una settimana, invece, atteso il verdetto del Tar di Basilicata.