A 48 ANNI DALLA STRAGE LA PAROLA FINE L’OTTO LUGLIO?
I giudici di appello sentiranno la sorella e l’ex moglie di Tramonte sulla circostanza che a quell’epoca portasse la barba. La loro testimonianza servirebbe, nell’ottica difensiva, a smontare la perizia antropometrica secondo la quale Tramonte la mattina della strage era in piazza. Il soggetto ritratto nell’immagine usata dal perito è sbarbato di fresco, per i difensori non era Tramonte. Basterà questo per riscrivere il finale di un’inchiesta duranta decenni? Lo scopriremo solo l’8 luglio
#ègiustoinformare
Enrico Letta
A #Brescia stamani in ricordo delle vittime della strage #neofascista di #PiazzadellaLoggia
PER NON DIMENTICARE
#sapevatelo2022
A 48 ANNI DALLA STRAGE LA PAROLA FINE L’OTTO LUGLIO?
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#brescia28maggio1974
L’ANNIVERSARIO
Strage di Piazza Loggia: 48 anni dopo tra memoria e ricerca di verità
La mattina del 28 maggio 1974 a Brescia piove, nonostante sia primavera inoltrata.
La città è in movimento già di prima mattina: alle 10 in piazza Loggia si tiene la manifestazione sindacale contro il terrorismo neofascista.
È stata indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista, partecipano il sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, l’onorevole Adelio Terraroli del PCI e il segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella.
Già da presto vanno formandosi cortei in piazza Repubblica, Porta Trento, piazza Garibaldi.
I partecipanti, centinaia, affluiscono lentemente in piazza.
I carabinieri che svolgono il servizio d’ordine, che solitamente si mettono sotto il porticato, proprio di fronte al palco degli oratori, si spostano per fare posto ai manifestanti e permettere loro di ripararsi dall’acqua incessante.
Franco Castrezzati non aspetta che la piazza sia raggiunta da tutti i manifestanti, preferisce essere puntuale. Alle dieci inizia a parlare.
Dodici minuti dopo le 10, lo scoppio di circa un chilogrammo di esplosivo nascosto in un cestino di metallo verde.
I morti sono otto.
Tre muoiono sul colpo, altre tre persone durante il trasporto in ospedale e due feriti spirano dopo giorni di agonia.
Rimangono ferite altre 102 persone.
Dopo lo scoppio
«S’alza un fumo grigio-azzurro ed un odore acre si spande nell’aria. Dopo un attimo di silenzio, le prime voci si levano dalla folla che ondeggia compatta, poi comincia a sussultare, a sbandare, mentre gli striscioni cadono a terra.
La gente urla, impreca, fugge scompostamente.
Rimangono sul selciato sei morti e qualche decina di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Due di questi moriranno nei giorni successivi in seguito alle ferite riportate»
«Sono passati appena pochi minuti e prima ancora che arrivino sul posto le autoambulanze, sopraggiungono due furgoni della Celere.
I poliziotti scendono in assetto di guerra, brandendo gli sfollagente in modo minaccioso contro gli operai presenti; l’ufficiale che li comanda ordina ai suoi uomini concitatamente di allontanare dalla piazza i presenti. C’è un accenno di scontro frontale tra i lavoratori raccolti sul luogo dell’eccidio e gli agenti: dopo un primo momento di incertezza, gli operai respingono energicamente la provocazione, apostrofando duramente i militi, mentre un nutrito gruppo di attivisti sindacali blocca definitivamente il tentativo»
(La ricostruzione di Casa della Memoria)
Le vittime e i funerali
1️⃣ Giulietta Banzi,
2️⃣ Livia Bottardi,
3️⃣ Clementina Calzari,
4️⃣ Euplo Natali,
5️⃣ Luigi Pinto,
6️⃣ Bartolomeo Talenti,
7️⃣ Alberto Trebeschi e
8️⃣ Vittorio Zambarda
sono le vittime dello scoppio della bomba.
Giulietta Banzi Bazoli ha 34 anni, insegna francese al liceo Arnaldo. Moglie dell’assessore democristiano all’urbanistica Luigi Bazoli, mamma di tre bambini, laureata in lingue.
Una donna impegnata nella vita politica e sindacale della scuola.
La chiamano Giulietta la rossa: è un’attivista di Avanguardia Operaia.
Livia Bottardi insegna letteratura italiana alle medie, ha 32 anni. Quella mattina teme che la pioggia impedisca lo svolgimento della manifestazione antifascista alla quale lei non vuole mancare. Sposata da nove anni con Manlio Milani. Muore in piazza della Loggia tra le braccia del marito.
I coniugi Clementina Calzari e Alberto Trebeschi sono entrambi insegnanti.
Lei, 31 anni, insegna lettere all’Istituto Magistrale Veronica Gambara, lui, sei anni più grande, insegna fisica.
Hanno un bambino di un anno e sono impegnati nell’ambito scuolastico. Condividono gli ideali per i quali il 28 maggio scendono in piazza.
Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano. Nato a Cerreto d’Esi, in provincia di Ancona, è un fervente antifascista.
Aiuta il figlio nella bottega di orologiaio. Quel giorno non vuole mancare all’appello in piazza.
Viene identificato, dopo lo scoppio, da una tessera Inps che ha in tasca.
Luigi Pinto, 25 anni, insegnante in una scuola media di Montisola, è originario di Foggia, sposato da pochi mesi, muore il primo giugno.
Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio armaiolo, iscritto al sindacato.
Dopo la strage viene riconosciuto tramite un vecchio cartellino paga. Al momento dello scoppio è la persona più vicina al cestino che contiene la bomba: il suo corpo è completamente dilaniato.
Vittorio Zambarda, 60 anni, è un muratore in pensione ed è originario di Salò. Muore il 16 giugno.
I suoi funerali vengono celebrati proprio a Salò.
La camera ardente delle prime sei vittime è allestita nel salone Vanvitelliano.
Il 31 maggio in piazza Loggia i funerali solenni per i quali arrivano a Brescia da tutta Italia cinquecentomila persone.
Lungo il percorso che compiono i feretri non ci sono poliziotti o carabinieri: il servizio d’ordine è composto esclusivamente da cittadini, seimila operai appartenenti ai sindacati
Partecipano alla cerimonia il capo dello stato Giovanni Leone, il presidente del consiglio Mariano Rumor e dei principali leader di partito, officia il vescovo di Brescia Luigi Morstabilini, gli oratori sono il sindacalista Franco Castrezzati, il deputato socialista bresciano Gianni Savoldi del comitato antifascista, il segretario della Cgil Luciano Lama a nome di tutti i sindacati e il sindaco di Brescia Bruno Boni.
La cerimonia è interamente pagata dal Comune di Brescia alle famiglie delle vittime
La storia processuale
La vicenda giudiziaria di piazza Loggia non si è ancora conclusa.
Dopo tre inchieste, 48 anni trascorsi dai fatti, una sentenza di condanna all’ergastolo – è il 2017 – per Carlo Maria Maggi (morto il il 26 dicembre 2018) e Maurizio Tramonte, nei mesi scorsi la Procura della Repubblica e quella presso il Tribunale dei minorenni hanno chiuso le indagini a carico dei presunti esecutori materiali dell’attentato.
Mentre la Corte d’appello ha accolto la richiesta di revisione della condanna al massimo della pena formulata dai difensori di Maurizio Tramonte.
A processo, in un prossimo futuro, potrebbero finire Marco Toffaloni e Roberto Zorzi.
Secondo gli inquirenti i due estremisti della destra veronese furono l’ultimo anello della catena del terrore che portò la bomba a Brescia.
Il primo, all’epoca dei fatti, era minorenne ed oggi vive in Svizzera. Il secondo era maggiorenne da poco e da anni alleva doberman nello stato di New York.
L’8 luglio prossimo inizierà il processo di revisione chiesto da Tramonte.
La Corte d’Appello ha ammesso uno dei quattro motivi proposti dai difensori del 70enne condannato al massimo della pena per aver partecipato alla riunione in cui, tre giorni prima dell’attentato, Carlo Maria Maggi pianificò la strage e nulla fece per impedirla.
I giudici di appello sentiranno la sorella e l’ex moglie di Tramonte sulla circostanza che a quell’epoca portasse la barba.
La loro testimonianza servirebbe, nell’ottica difensiva, a smontare la perizia antropometrica secondo la quale Tramonte la mattina della strage era in piazza.
Il soggetto ritratto nell’immagine usata dal perito è sbarbato di fresco, per i difensori non era Tramonte.
Basterà questo per riscrivere il finale di un’inchiesta duranta decenni?
Lo scopriremo solo l’8 luglio.
Il programma del 28 maggio 2022
Il 48esimo anniversario si apre alle 8.30 quando il vescovo Pierantonio Tremolada celebrerà la messa al Cimitero Vantiniano.
Alle 9 apre il Muro della Pace a cura del Consiglio Comunale dei ragazzi con messaggi, disegni e fiori. Comincerà poi il corteo delle delegazioni, con la deposizione di omaggi floreali a cura dell’archivio storico «Bigio Savoldi e Livia Bottardi Milani»
La voce narrante è quella di don Corazzina, mentre è atteso in piazza Loggia anche Enrico Letta, segretario nazionale del Pd.
Alle 9.30 Palazzo Loggia ospiterà l’incontro coi familiari delle vittime; mentre alle 10.12 risuoneranno nella piazza ammutolita gli otto rintocchi per celebrare le vite strappate dalla bomba.
Pochi minuti dopo anche le campane delle parrocchie cittadine ricorderanno la strage.
La commemorazione ufficiale prenderà il via alle 10.25 con interventi di Santina Bianchini dell’associazione Intermed; Lorenzo Lancini, presidente della Consulta degli Studenti di Brescia; ed Emanuele Ronzoni, segretario nazionale organizzativo Uil.
Ospite il Coro Clandestino.
Di seguito, alle 11.15 nel Salone Vanvitelliano, interverranno Samuele Alghisi, presidente della Provincia, ed Emilio Del Bono, sindaco di Brescia, che precederanno l’intervento di Benedetta Tobagi dal titolo «Il lungo filo nero delle stragi, il lento cammino della giustizia – Da piazza Fontana a Brescia a Bologna».
Infine alle 20, nella chiesa di San Francesco, per il 59° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, si terrà il Concerto in memoria delle evittime di Piazza della Loggia.
Con la Filarmonica del Festival; Alberto Martini, maestro di concerto al violino; la violinista Giulia Cerra e il flautista Massimo Mercelli.
Autore:
Pierpaolo Prati – Cecilia Bertolazzi
#sapevatelo2022