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IL GOVERNATORE, WEBER, LA REGINA E LA SINDROME DEL NEMICO

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Non vogliamo infierire più del dovuto sulle spallucce  di Raffaele La Regina che portano tutto il peso fragoroso del PD, peraltro miracolosamente scalato grazie ai buoni uffici del mai eletto Giuseppe Provenzano, ma dopo che più di qualcuno s’è preso la briga di cantargliele per bene sul suo nuovo mestiere di segretario, ruolo dove non brilla certo per genialità e buoni risultati, il suo pathos rivoluzionario ha cacciato fuori la solita storiella del nemico con cui ha psicotizzato pure il siparietto festaiolo di Pietro Sanchirico, “governatore” in seconda del centrosinistra e padrone di casa di un parterre unico e modaiolo in cui destra e sinistra si sono scambiati reciprocamente ruoli, baci e perfino candidature. Eppure se basta il destroso filosofo Carl Schmitt per far ronfare subito la coscienza politica e coprire così i fallimenti con l’ombra piccina di un nemico, allora vuol dire che questo PD deve ancora imparare molto da Max Weber e dalla sua etica della responsabilità, la stessa, per intenderci, con cui sarà chiamato a vincere per rispedire a Napoli ed in pantofole il settantenne Bardi. Tutto questo per dire che il merito democratico è un campo largo e faticoso che si guadagna con paziente umiltà e capacità d’iniziativa e non certo con la furbata della solita sindrome del nemico. Ha scritto Emil Cioran: “Il miglior mezzo per sbarazzarsi di un nemico è dirne bene ovunque”.

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