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GUSTAVO VI, SOVRANO MA ANCHE ESPLORATORE

Un viaggio storico su chi ha saputo conquistare la vera immortalità nella mente di tutti


DI GAETANO FIERRO


Nella tarda mattinata del 17 marzo, re Gustavo raggiunge Paestum. Visita il Museo Nazionale, poi i templi, accompagnato dal Ministro della Cassa per il Mezzogiorno, Giulio Pastore, e dal Sovrintendente alle Antichità di Salerno, Professor Mario Napoli.

Nelle prime ore pomeridiane, la comitiva reale si sposta nella Piana del Sele, una zona prima malarica, oggi del tutto bonificata che si dedica alle industrie conserviere.

L’intensa giornata prevede, anche, una sosta nella città di Battipaglia, dove il Sindaco Francesco Crudele e la popolazione tutta accolgono l”Ospite straniero con grande calore. Re Gustavo, alle ore 20,00, raggiunge, in macchina, la vicina città di Pontecagnano per poi rimettersi in treno, alle ore 21,50, alla volta di Metaponto.

Alle ore 9,00 del 18 marzo, il Re giunge alla stazione di Metaponto. E’ atteso dal Ministro delle Partecipazioni Statali, Carlo Bo, e dal Prefetto di Matera, dottor Fazzutti. Come al solito, il programma stabilito è intenso. La prima tappa è l’Antiquarium di Metaponto.

Il Sovrano visita, accompagnato da una sua vecchia conoscenza, l’archeologo Dino Adamesteanu, le quattro sale dell’edificio, dove vengono raccolti i reperti archeologici del metapontino, risalenti al VI secolo a.C. Di seguito, la comitiva reale si reca alle vicine Tavole Palatine: un tempio dorico, risalente alla seconda metà del V secolo a.C. Nel primo pomeriggio del 18 marzo, re Gustavo non disdegna, per la sua nota curiosità, di visitare il consorzio ortofrutticolo dell’Ente di Sviluppo, guidato dal dottor Schiavone- Panni e dal professore Decio Scardaccione.

La visita nel Sud del Sovrano non si conclude qui perche, a distanza di poche ore, e in partenza per la città di Taranto.

A Taranto, il Sovrano viene accolto, con tutti gli onori, dall’Ammiragliato della Marina Militare sull’incrociatore “Duilio”, mentre ventuno colpi di cannone rimbombano nel golfo ionico. Il Sovrano conclude la sua giornata tarantina con una visita al centro siderurgico dell’Italsider, con cui, la Svezia intrattiene, da anni, rapporti commerciali.

Poi, si imbarca sull’aereo presidenziale diretto a Roma. A questo punto della ricerca, considerando l’attualità delle informazioni ricevute, non mi resta che assemblare tutto il materiale che ho secondo una ordinata impostazione.

Su di un foglio appunto, a maglie larghe, i nomi dei paesi visitati dal Sovrano. Li guardo attentamente e li scansiono temporalmente, scrivendo le tappe dove ha soggiornato: Casalvelino, Ascea, Tolve, Vaglio di Basilicata, Potenza, Roma, Napoli, Taranto, Salerno, Paestum, Nocera, Sibari, Policoro, Spezzano Albanese e Metaponto.

Constato che il Re aveva delle argomentazioni più che plausibili dalla sua per organizzare, in quel modo, l’itinerario dei suoi viaggi, fatti frequentemente in incognito. La riservatezza dei suoi spostamenti fisici nel Sud dell’Italia, a mio modo di vedere, è ben pensata e programmata. Riservatezza che mira a soddisfare, sostanzialmente, i suoi interessi culturali. Un uomo della sua levatura e responsabilità politica nulla può lasciare al caso.

Mi spiego, partendo un pò da lontano. L’ambiente dell’archeologia e autoreferenziale e conservatore, non fa sconti a chi si avvicina al settore, vantando dalla propria una discutibile esperienza.

In questo contesto – diciamolo – la presenza del Sovrano suscita, con eguale intensità, apprezzamenti e contrarietà. Il Sovrano si muove, non a caso, per la sua posizione con cautela, fa passi indietro nel corso delle operazioni di scavo, dando lustro agli addetti ai lavori del settore.

Il solo fatto, poi, che il suo girovagare per il Sud d’Italia – penso – possa essere interpretato dai detrattori come una ricerca di personale protagonismo, lo induce al massimo riserbo e, in diverse occasioni, all’anonimato, anche se constato che e difficile che ciò possa accadere.

Rifletto, pure, sulla preferenza che Egli ha scelto di compiere nel mettersi in movimento, percorrendo due itinerari: Napoli, Paestum, Casalvelino e Ascea, sul versante tirrenico; Taranto, Policoro, Sibari e Spezzano Albanese, sul versante ionico; ciò quasi a dimostrazione che intendesse, idealmente, rendere omaggio alla intraprendenza dei viaggiatori stranieri del Grand Tour del secolo diciottesimo che, avventurandosi per queste stesse strade, allora impervie, penetravano nel cuore della Magna Grecia, cosi come ora fa re Gustavo. La ricerca, così sviluppata, comincia ad avere una sua configurazione grafica, che va ancora plasmata e, ulteriormente, arricchita con altre indagini.

Per queste motivazioni mi metto in contatto con la Fondazione Alario di Ascea. E’ una benemerita istituzione culturale, sorta per iniziativa di Franco Chirico, un ispirato avvocato che, nel 1986, intuisce che un`area marginale, come il Cilento, per crescere non ha bisogno solo di infrastrutture e servizi materiali, bensì necessita di una adeguata preparazione culturale e formativa che stia alla base di una nuova classe dirigente, quella che realmente manca in questa realtà.

Il presidente della Fondazione è l”onorevole Carmelo Conte, già ministro della Prima Repubblica Italiana, che opera con passione e lungimiranza. Presso la Fondazione, presta la ogni tipo di assistenza a chi, come me, gliela chieda.

Questi mi conferma che, presso la sede comunale di Mercato San Severino, di cui il padre è stato sindaco, gira una fotografia del Sovrano in visita al paese. Aggiunge, anche, che ivi esistono reperti archeologici, propriamente giace una stratigrafia complessa del IV secolo a.C. che ha messo in luce resti di officine metallurgiche, ceramiche, monete che sono oggetto di studio del Centro per l’Archeologia Medioevale dell’Università di Salerno.

La mappa dei viaggi di re Gustavo, con queste notizie, si arricchisce e, come vedo, riserva sorprese che, di giorno in giorno, sostanziano l’interesse del Re scandinavo per talune aree archeologiche della Magna Grecia. Intuisco che la presenza del Sovrano nella realtà salernitana, nella fattispecie a San Severino, Nocera, Pontecagnano, dipenda dal fatto che la Campania è stata, in passato, sede di continue invasioni, dagli Etruschi, ai Sanniti, ai Romani.

Il passaggio di queste popolazioni, in particolare degli Etruschi, che restano il suo pallino, è testimoniato dal ritrovamento, in più locazioni, come pocanzi abbiamo visto, di resti di mura, tombe e monete. Di conseguenza, ove è stato possibile eseguire gli scavi, sono stati creati dei Parchi Archeologici, in cui sono esposti i resti di queste antiche civiltà ritrovate.


 

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