«È CIÒ CHE CI SPETTA, NON CI FERMEREMO»
Baragiano, le ex lavoratrici della Casa di riposo: “Attendiamo stipendi e Tfr da anni”; inviato esposto alla Procura
«Non ci fermeremo finché non otterremo ciò che ci spetta dal lavoro svolto, è un nostro diritto» è quanto dichiarano a Cronache le ex lavoratrici della Casa di riposo per anziani di Baragiano Scalo, esasperate ma tenaci e determinate a raggiungere l’obiettivo: ottenere quei pagamenti arretrati da anni, e mai avuti, nonostante il lavoro svolto.
«Con la cooperativa “Più sani e più belli”, inizialmente i pagamenti avvenivano mensilmente e puntuali, successivamente hanno cominciato a slittare, prima di una settimana, poi di due settimane e così via sino ad avere accumulato tre mesi di ritardo. Infine giunse la chiusura della cooperativa nell’anno 2016 – spiega il gruppo di donne– La maggior parte di noi ha lavorato per molto tempo, in particolare con la cooperativa “Più sani e più belli” dalla sua costituzione, e cioè il 2011; tutte eravamo dipendenti di varie cooperative ed associazioni che di fatto lavoravamo a “Villa Platano”».
Oltre 40 persone, quasi tutte donne che raccontano: «mettevamo nel nostro lavoro tutto l’amore possibile, svolgendo ognuna le proprie mansioni col massimo impegno e dedizione ed oggi ci troviamo così, a chiedere insistentemente di ricevere i nostri stipendi arretrati e Tfr». Le cifre si aggirano in diverse migliaia di euro per ogni lavoratrice. «Sei anni non sono un giorno o due, sono molto, molto tempo in cui noi non abbiamo potuto avere retribuzione del lavoro svolto, inoltre 6 anni fa l’Iva era al 19%, e man mano che andiamo avanti, con il rispettivo aumento, perdiamo sempre più soldi, non è giusto».
La questione è annosa e non semplice, tant’è che circa 4 anni fa, nel maggio 2018 venne dichiarato lo “stato di insolvenza” della cooperativa e sul finire dell’anno successivo, nel 2019, venne nominato il primo commissario liquidatore. Sì, il primo, perché a distanza di pochi mesi, lo stesso rinuncia all’incarico; Si procede così alla nomina del secondo commissario che, manco a dirlo, di dimette nel giro di poco tempo anche lui. A breve la nomina del terzo commissario «ma, purtroppo, abbiamo già sentore di come potrebbe finire anche questa volta -spiegano le ex lavoratrici- L’unica nostra speranza è l’aver presentato l’esposto in Procura, per cui ci auguriamo che qualcosa possa muoversi. Non riusciamo a capacitarci del perché sia così difficile venire a capo della situazione e per quale motivo tali Commissari si avvicendano anziché portare avanti l’incarico».
Ma c’è dell’altro, non essendo stato dichiarato lo stato “passivo” della Società, risulterebbe impossibile l’accesso al Fondo di garanzia dell’Inps, che erogherebbe le somme di stipendi e Tfr da loro stesse mai ricevuti.
Si avvia così la lunga trafila di missive: nell’aprile scorso esse stesse scrivono alla Prefettura di Potenza, che a sua volta si rivolge al Ministero. Una missiva delle lavoratrici parte anche dal loro tavolo alla volta del Ministero dello Sviluppo Economico, il quale rassicura sulla nomina del Commissario di liquidazione, il terzo di cui si scriveva poc’anzi.
Non finisce qui, perché alcune di loro non si fermano, e tentano anche un ulteriore strada, quella dell’esposto in Procura della Repubblica: «Non ci arrenderemo e non ci fermeremo, si tratta di un nostro diritto -spiegano- Lavoravamo tutte, ognuna nel suo ambito con passione e dedizione, anche per questo vogliamo che si metta un punto a questa triste vicenda, con la risoluzione di tutti i problemi e i pagamenti che ci spettano. Lo facciamo per noi, sì, ma anche per tutti coloro che vivono la nostra stessa situazione. Per un senso di giustizia».