IL BIPOLARISMO È IN VIA D’ESTINZIONE
Lo schema centrodestra contro centrosinistra appartiene al passato: il bipolarismo è in via di estinzione
DI GUSTAVO LIMONE
In amore, dice un adagio, “chi si somiglia si piglia”. In politica forse ancora di più. Certo in politica poi, oltre alle affinità fisiognomiche o caratteriali, c’è il fenomeno dei “matrimoni di convenienza” anche più numerosi di quelli amorosi se si va a far di conto.
Amori frivoli (politicamente parlando) che spesso durano una stagione o giusto il tempo di un governo balneare oppure no.
Sta di fatto che sentimenti o no, convenienze o no, il campo politico lucano attuale “tra promessi sposi” per causa di forza maggiore (o meglio indicazioni romane) o divorzi in divenire è più scomposto di quello di una fiction pluripremiata.
E quello che sta emergendo, ormai con chiarezza cristallina, che lo schema centrodestra contro centrosinistra sta solo nella testa di chi vive con lo sguardo rivolto al passato.
Il bipolarismo è in via di estinzione. C’è chi pensa non sia così e in particolare immagina ancora per le prossime elezioni regionali una sfida tradizionale tra il centrosinistra inteso in senso nostalgico a sinistra di tutto ciò che non sia di destra e appunto il centrodestra che dopo decenni di sonore sconfitte l’ultima volta ha messo la freccia e vinto le regionali.
E dalla posizione di governo, al netto delle tantissime fibrillazioni intestine che si palesano quotidianamente a suon di comunicati e polemiche feroci, è difficile immaginare che la stessa squadra non si presenti più o meno compatta anche ai nastri di partenza del prossimo appuntamento per la presidenza a via Verrastro.
Completamente in subbuglio invece la situazione nel campo delle oggi opposizioni in Consiglio regionale.
Da un lato c’è il Partito democratico e la sinistra bersaniana – speranziana che continua ad “amoreggiare” come se non ci fosse un domani con il Movimento 5 stelle e tutte le contradizioni dei pentastellati che in pochi anni dal “circondare i palazzi” e dal “vaffa di Grillo” è entrato comodo negli stessi palazzi dandosi un tono serioso e borghese con l’ex avvocato del popolo, Giuseppe Conte che tanto piace agli ex diessini di qualsiasi età.
Quelli che la politica la “parlano” sostengono che sia un modo per riempire le urne svuotando piano piano la creatura di Grillo e Casaleggio come fece Salvini ai tempi del Conte 1.
Quelli che invece la politica la “masticano” cominciano ad avere qualche dubbio su una relazione che ha costretto il Pd ad abbracciare le cause “giustizialiste” e ad assumere un atteggiamento più populista che popolare.
Non a caso ci sono sempre più indizi che un nuovo centrosinistra meno sinistra e più centro (forse) stia nascendo in Basilicata.
Un polo che non riconosce al Pd nessuna centralità. Ieri, ad esempio, c’è stata una conferenza stampa a favore della riforma della Giustizia e del Referendum.
Un incontro di forze che di fatto chiedono per l’Italia un sistema giudiziario più garantista possibile. Con nessuno sconto a quella deriva giustizialista che ha investito in pieno il Pd.
Tutte forze e sensibilità politiche che un tempo erano la fanteria di rinforzo del Pd in grado di far moltiplicare il 30 per cento fino al 60 per cento e oltre. Oggi tutta quella potenza di fuoco immagina un futuro senza destra e senza sinistra.
Di fatto si sta palesando, e le liste alle ultime amministrative lo dimostrano, l’isolamento del Pd in Basilicata che non è più decisivo nelle scelte e nelle proposte. E in politica, come in amore, chi perde sicurezza e centralità sociale, poi rischia di perdere anche tutto il resto.
E gli altri non si cruciano più di tanto. Stando alla riunione di ieri si sono visti quelli del Psi, con i renziani di Italia Viva, con i centristi di Italia al centro, della Grande Lucania del dottor Flore e del Centro democratico.
Con altri che non si siedono ancora al tavolo ma guardano con attenzione seduti tra il pubblico come quelli di Azione di Calenda o dell’associazionismo laico e cattolico che di flirtare con i 5 stelle non vogliono nemmeno parlarne.