STELLANTIS, BAGNO DI SANGUE?
Anche col voto del Pd a rischio il 75% dei posti di lavoro: l’ira di Bardi
DI VITTORIO LAVIANO
C’è gran fermento tra gli operai di Stellantis nella zona industriale di San Nicola di Melfi ed in verità non solo tra loro ma anche e forse soprattutto tra quelli dell’indotto.
Martedì 7 giugno scorso si è tenuta la riunione tra la Direzione dell’International Trading & Service S.r.l. di S. Nicola di Melfi e la neoletta Rsu.
La notizia della Direzione aziendale è che a decorrere dal 13 giugno prossimo i particolari automotive di light bar, spoiler, paratie e isolamento tappeti, attualmente affidati al plant It&S1 per l’attività di seguenziamento e tradottamento, saranno trasferiti all’interno di Stellantis.
Si tratta dell’ennesimo annuncio che corre sulla strada di ciò che in gergo si chiama “In Coming”.
Il termine inglese in sostanza spiega come Stellantis e soprattutto il suo Ad Tavares abbiano scelto di affidarsi sempre meno all’indotto portando invece all’interno dello stabilimento sempre più produzioni prima affidate alle fabbriche dell’indotto.
Da qui è nato il sit-in di protesta che si è svoltodavanti la Regione Basilicata l’ 8 giugno scorso, proprio mentre l’assessore Galella incontrava i rappresentanti dei sindacati del comparto metalmeccanico.
Vi è a rischio l’intero sistema di tenuta occupazionale della logistica e di tutto l’indotto industriale del polo automotive di San Nicola di Melfi in cui ruotano circa 5000 lavoratori.
Da quando l’amministratore delegato del gruppo italo franco statunitense Carlos Tavares è arrivato in Basilicata dal suo Portogallo ha operato solo una serie di tagli cominciati con il servizio mensa e proseguiti poi con le maestranze delle fabbriche metalmeccaniche.
Del resto se a Sochaux la Peugeot produce lo stesso numero di macchine con la metà dei dipendenti attualmente occupati nello stabilimento di Melfi appare evidente come la linea strategica scelta da Tavárez sia quella dei tagli.
Tuttavia giova ricordare che se in Francia Tavárez ricorre nei picchi di produzione ai lavoratori interinali, in grado Oltralpe di trovare immediatamente nuove collocazioni lavorative, lo stesso non può dirsi certamene in Italia e soprattutto al Sud dove il mercato del lavoro è ben diverso da quello francese.
Ecco che il passaggio all’elettrico segnerà un momento decisivo per capire il futuro di migliaia di maestranze occupate nella zona industriale più importante del Mezzogiorno.
Se da un lato appare chiaro che produrre macchine con motori elettrici richiede meno lavoro è altrettanto chiaro che la riqualificazione della maestranza tutta sarà fondamentale per capire a quale futuro si va incontro. Certo l’incertezza in questo momento la fa da padrone.
Come dice Cingolani, grazie al Pd, potrebbe esserci «un bagno di sangue» per Stellantis con la produzione del motore elettrico a rischio il 75% della forza lavoro.