«PREOCCUPA L’INSIPIENZA DI BARDI»
Cifarelli (Pd) a Cronache sulla transizione ecologica ed energetica
DI ROBERTO CIFARELLI*
Il Parlamento Europeo ha approvato il provvedimento che prevede lo stop alla vendita di nuove auto con motori termici a benzina, diesel e GPL dal 2035.
Il provvedimento comprende il bando anche dei motori ibridi. Pertanto, dal 2035 tutte le nuove auto vendute nell’Unione Europea dovranno essere completamente elettriche. Il provvedimento rientra nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 sul continente. Diventa impellente il vero tema cui siamo chiamati come Lucani, uniti dal solo interesse di servire valori e obiettivi dello sviluppo: come governare la transizione.
Il passaggio cioè dalla cultura del fossile e dai discutibili profitti delle estrazioni, alla costruzione di una nuova filiera energetica che, tra gli altri, capitalizza l’acqua e la trasforma in risorsa supplementare da stoccare e rielaborare al servizio di un nuovo ecosistema.
Si tratta di una sfida di dimensioni epocali cui non si potrebbe rispondere con gli strumenti della vecchia mediazione politica. Il progetto di trasformazione riguarda economia e società, pretende un autentico salto politico e sociale, un processo di rigenerazione del profilo etico e culturale anche della politica regionale.
Purtroppo non ci ha meravigliato l’approccio populista del Presidente della Regione, che anziché provare a dare risposte reali alla complessità del momento, preferisce il più comodo alibi della strumentalizzazione a fini elettorali, scaricando su altri le proprie responsabilità ed i propri doveri.
Da tempo denunciamo la scarsa capacità del centrodestra lucano di comprendere che la transizione ecologica ed energetica ed i processi di sostenibilità ambientale vanno governati anche con interventi che aiutino la transizione sociale, che salvaguardino, cioè, il capitale umano e sociale.
D’altronde l’assenza di contenuti nei nuovi accordi con le compagnie petrolifere, prima su Tempa Rossa e poi quelli della Val d’Agri, proprio in tema di decarbonizzazione ne sono un esempio; così come le nostre sollecitazioni (insieme ai sindacati, alle rappresentanze imprenditoriali ed alle associazioni ambientaliste), inizialmente colte con sufficienza se non con contrarietà, riguardo alla necessità di fare della Basilicata una regione pilota in tema di sviluppo delle potenzialità dell’idrogeno ha visto un atteggiamento ondeggiante della Regione, salvo poi mettere il cappello rispetto al progetto Hidrogen Valleys nel mentre si lascia indeterminato il dove. Ciò, evidentemente, è la conferma che la destra lucana, in sintonia con i propri partiti di riferimento a livello nazionale, è legata ad una visione statica e tradizionale dell’economia.
Il futuro non va vissuto come un problema, ma è una opportunità se non lo si affronta passivamente. Serve una visione e la capacità di canalizzare gli investimenti in modo corretto, tali da garantire se non aumentare i livelli occupazionali. Insomma, da un lato Bardi esprime preoccupazione ed accusa altri partiti per la potenziale perdita di posti di lavoro, senza pensare che sarebbe suo dovere programmare investimenti nei settori dell’indotto Stellantis a Melfi per ribaltare questa previsione, e dall’altro non si preoccupa minimamente di capire come sostituire altrettanti posti che potenzialmente potremmo perdere nelle aree delle estrazioni petrolifere in ragione del fatto che egli stesso non ha previsto negli accordi con le compagnie una virtuosa riconversione di quei siti industriali.
L’Europa è in piena fibrillazione, in quanto il passaggio ai motori elettrici implicherà un cambiamento obbligato dei cicli di produzione, delle dinamiche economiche che gravano intorno all’automotive e, inevitabilmente, della occupazione diretta ed indiretta che l’industria automobilistica genera.
In altre parole ci troviamo di fronte alla trasformazione del valore quantitativo e qualitativo del lavoro. In un contesto caratterizzato da idee, proposte e anche da tanti interrogativi, spicca l’anomia del governo regionale lucano, che pur riconoscendo “l’oggetto del contendere”, non riesce a definirlo, a comprenderne l’importanza del momento storico e a focalizzare la strategicità di quel settore produttivo per il territorio lucano.
In Basilicata è presente, nel contempo, un pezzo importante dell’industria automobilistica europea e una parte ancora più importante della industria degli idrocarburi. Esattamente i settori che saranno fortemente oggetto della trasformazione epocale che l’Unione Europea ha certificato. Ricordo che nella scorsa legislatura approvammo una legge regionale, inattuata, che in anticipo sui tempi prefigurava il percorso di decarbonizzazione per la nostra regione.
I vecchi protocolli che hanno regolato le relazioni pubbliche non reggeranno di fronte alla radicalità delle scelte cui siamo chiamati nel cambiamento di ciclo che conseguirà al passaggio dalla economia del fossile e del negozio fra lavoro, salute e ambiente, alla economia della trasparenza, nello scambio fra qualità dello sviluppo e valori umani. La politica è chiamata ad un profondo riesame nella missione di dare significato alle finalità dell’agire, a rivedere il sistema di regole e dì obiettivi, quindi ad attingere una condizione di autonomia e di libertà dentro una nuova dimensione della democrazia. Dentro questo quadro occorrerà predisporsi a passaggi coraggiosi che richiedono grande chiarezza e lealtà istituzionale.
Una condizione incompatibile con le attuali modalità che regolano il corso della politica regionale. Ciò ci è stato chiesto recentemente anche dalle associazioni del laicato cattolico. Di qui l’urgenza di procedere per gradi verso la ricerca e l’individuazione di un modello di governo della transizione che trasformi la confusa competizione in atto fra le forze politiche, anche di quelle presenti nell’Assemblea regionale, in un modello cooperativo, governato da una piattaforma impegnativa e condivisa, che ponga al primo posto l’interesse delle future generazioni al centro della circoscritta fase di attraversamento della legislatura.
Un passaggio dedicato al perseguimento coerente degli obiettivi e alla rigenerazione della politica e delle forze che avranno saputo conseguire il consenso corrispondente ai meriti e all’ impegno profuso. Una fase di rielaborazione e di rigenerazione, se vissuta come necessaria ed eccezionale, non potrebbe che giovare al corso della evoluzione civile della regione e al conseguimento dell’obiettivo di emancipazione dalla servitù dal fossile e dai modelli che lo hanno contrassegnato.
Siamo preoccupati per l’insipienza del Presidente Bardi. Essa sta nella vacuità del suo non-fare e nella incapacità di leggere i cicli della storia che segnano la vita economica e sociale della Basilicata, per, poi, provare ad inseguirli affannosamente. Il credito politico di cui ha beneficiato oramai è terminato, ma gli amari frutti di una stagione politica fallimentare saranno a carico dei Lucani.
*CAPOGRUPPO PD IN CONSIGLIO REGIONALE