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AL VIA “BASILICATA PEACH2PEACH” IL PROGETTO DI ENI PER LE IMPRESE

Intanto riparte Joule: innovazione in agricoltura


Ha preso il via “Basilicata Pitch2Pitch” la call for innovation promossa da Joule, la Scuola di Eni per l’Impresa in Basilicata, a tema agritechagroenergia, con l’obiettivo di supportare soluzioni tecnologiche innovative che abbiano come focus principali la tutela e valorizzazione delle specie animali e vegetali, il risparmio delle risorse, l’efficientamento dei processi e la commercializzazione di prodotti per lo sviluppo sostenibile della filiera agricola. L’iniziativa – sostenuta dal Dipartimento delle Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata – vede la collaborazione di tre partner di eccezione come Fondazione Politecnico di Milano, PoliHub, l’Innovation Park & Startup Accelerator del Politecnico di Milano e Alsia, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura, ente della Regione Basilicata per la ricerca e il trasferimento delle innovazioni in agricoltura e nell’agroalimentare.

L’obiettivo di Basilicata Pitch2Pitch è quello di aumentare, attraverso una logica di co-innovazione con il mondo della ricerca e dell’innovazione del Sud Italia, la capacità competitiva dell’ecosistema di aziende agricole del territorio lucano e a promuovere lo sviluppo del territorio in un’ottica di ripartenza del tessuto socio-economico a seguito della complessa emergenza pandemica. Per Mattia Voltaggio, Head of Eni- Joule, «questa nuova inziativa nasce per sostenere le migliori star up che hanno proposte nel settore agritech e agroenergia.

Le supportiamo, le aiutiamo a crescere e ad avere un impatto nelle loro soluzioni tecnologhe perchè avranno la possibilità di collaborare fin dal primo giorno con le aziende agricole lucane». La call è aperta sul sito www.basilicatapitch2pitch. it e, fino al 5 agosto, sarà possibile candidarsi per partecipare al processo di selezione che porterà alla definizione della shortlist delle realtà ammesse. «Sarà una selezione di trenta startup up alla fine di una call nella quale ne coinvolgeremo molte di più -ha aggiunto Voltaggio.

All’interno di questa trenta inizierà un percorso di formazione imprenditoriale. Si arriverà poi ad uno screening di quindici e tra queste si giungerà infine ai sei finalisti del percorso». La call si rivolge a startup già costituite in forma di società di capitali, spinoff o team di progetto aventi sede legale o operativa nelle Regioni del Mezzogiorno e che siano in grado di proporre prodotti, servizi o tecnologie innovative ad alto potenziale di sviluppo.

I team e gli imprenditori agricoli selezionati potranno accedere a diverse premialità a seconda della maturità imprenditoriale Un partner di eccezione è senz’altro PoliHub, l’Innovation Park & Startup Accelerator del Politecnico di Milano, gestito dalla Fondazione dell’Ateneo come evidenziato da Enrico Deluchi (Ceo di Poli- Hub): «Siamo al fianco di Eni e delle aziende del territorio per aiutare a trasformare idee in progetti innovativi che riescono a tradursi in innovazione concreta, pratica che crei nuova economia».

Parlando di esempi concreti che potrebbero scaturire da questa call, Deluchi ha evidenziato che «nella filiera della produzione agricola si va dal modo di produrre vegetali o animali a tutto quello che la filiera ha a monte, dal trattamento delle acque alla filiera a valle (cioè dalla trasformazione e poi alla vendita). L’innovazione può toccare tutta quanta la filiera, non bisogna pensare solo alla semplice coltivazione ma a tutto il modo di creare il cibo e di conseguenza nuova ricchezza attorno alla nostra terra».

Altra novità della call è il research award destinato ai progetti in fase di validazione sperimentale che avranno la possibilità di testare propria idea innovativa presso il CASF (Centro Agricolo di Sperimentazione e Formazione) di Eni a Viggiano . Alsia fornirà il supporto tecnicoscientifico e metterà a disposizione la propria rete di aziende sperimentali e dimostrative ai progetti vincitori che vorranno eseguire attività di sviluppo delle innovazioni.

«La Basilicata negli ultimi anni sta vivendo un periodo di grande intensità e trasformazione» ha esordito il direttore dell’Alsia Aniello Crescenzi che ha aggiunto come «questa trasformazione imposta dal mondo stesso. L’Alsia proprio in questo senso sta cercando di intervenire in modo intenso con bandi specifici per permettere di supportare questo processo innovativo nei diversi settori che vedono coinvolte le aziende nel settore agro-alimentare».

«In particolar modo in questo progetto che ci ha visto coinvolti -ha evidenziato Crescenzi- già nel 2021, mettere insieme le più importanti risorse anche intellettive consente di implementare tutti quei processi di innovazione in modo rapido e veloce. Un sistema che ci permette anche di trasferire le nuove tecnologie scoperte dalla ricerca scientifica alle aziende».


«In uno scenario fortemente segnato dalla crisi internazionale la ricerca e l’innovazione possono diventare gli strumenti in grado di aiutare i nostri imprenditori agricoli. Per questo vogliamo accelerare l’attuazione dei progetti di ricerca ed innovazione in agricoltura »: è l’impegno che l’assessore per le politiche Agricole, Forestali ed Alimentari Francesco Cupparo ha annunciato durante la conferenza.

«Innovazione, tecnologia, ammodernamento, formazione e digitalizzazione – ha detto – sono le tematiche al centro della misura Transizione 4.0 per il settore agricolo. Il Mipaaf le ha illustrate nel dettaglio durante la conferenza “Agricoltura di precisione e 4.0” tenutasi a Roma nei giorni scorsi. La quota complessiva della misura transizione 4.0 arriva a 24 miliardi, dopo l’integrazione ottenuta con il Pnrr.

Tutti gli interventi Pnrr, inclusi quelli ideati dal Mipaaf, sono finalizzati a sostenere progetti caratterizzati da elevato tasso di innovazione». Cupparo ha quindi fatto il punto dello stato dei progetti – per 2,8 milioni di euro – previsti dalla misura 16.1 del Psr Basilicata 2014- 2020, che ha visto un’ampia e qualificata partecipazione, con 375 partner coinvolti : undici i progetti di ricerca ammessi a finanziamento uno per ciascun comparto produttivo (cerealicoltura, ortofrutta, zootecnia da latte, da carne, vitivinicoltura, olivicoltura, forestale, altre filiere minori); 29 domande pervenute per una richiesta di circa 7,5 milioni di euro.

« – ha detto – ha risentito dell’emergenza Covid 19 e secondo i nostri Uffici si prevede che i progetti possano concludersi entro l’autunno prossimo. Al 9 maggio scorso sono stati spesi circa 714 mila euro con una percentuale di poco inferiore al 26% con una forbice per i singoli progetti variabile tra lo 0% e il 61,7%.

Quanto alla sottomisura 16.2 – attivata finanziando al 100% senza anticipo – la realizzazione vede al 9 maggio scorso meno di 300 mila euro spesi su circa 4 milioni complessivi in dotazione pari ad uno stato di avanzamento inferiore all’8%. Sono ritardi che – ha affermato Cupparo – necessitano di essere superati. I nostri uffici sono impegnati nell’assistenza e consulenza alle imprese».

Il progetto vuole creare anche un network con le Università del Mezzogiorno, come l’Università degli Studi della Basilicata, l’Università della Calabria, l’Università Federico II di Napoli, l’Università degli Studi di Messina, l’Università degli Studi ‘G. d’Annunzio’ Chieti – Pescara, l’Università degli Studi di Enna “Kore”, l’Università degli Studi di Salerno, l’Universita’ degli Studi di Teramo, l’Università degli Studi del Molise e l’Università di Foggia. che, come partner istituzionali, saranno coinvolte nelle iniziative di scouting, comunicazione e valorizzazione dell’iniziativa. Una collaborazione importante come sottolineato dal professor Salvatore Masi dell’Unibas durante il suo intervento in cui ha voluto ricordare che «parlare oggi solo di agricoltura è limitativo. Ormai si tratta di un settore che guarda alla produzione e all’econsostenibilità anche ambientale.

Fattori a cui l’Università di Basilicata si approccia da tempo in questo settore avvalendosi di competenze anche di altri settori che possono completare e dare quel valore aggiunto ad una agricoltura moderna». Il professor Masi non si è lasciato sfuggire l’occasione per lanciare un appello ai giovani lucani considerato che «oggi si registra una differenza di velocità, due passi: tra il centronord che subito riesce a dare opportunità ai giovani e un sud che è ancora legato a delle lungaggini.

Ormai giochiamo ad una collocazione di profili, soprattutto tecnici-scentifici, su pochi mesi di ricerca del lavoro e di collocazione. Se il nostro territorio non riesce a dare subito dei segnali di esistenza, come quella lanciata da Eni con una opportunità concreta, i nostri giovani in pochissimo tempo ormai, con lo stimolo che ha creato anche la ripresa post pandemia post pandemica e il Pnrr, rischiamo di aver avuto in Basilicata un ulteriore acceleratore di emigrazione. Quando invece in questo momento, dopo tanti anni, ci sono le concrete opportunità di puntare su questa regione». Basilicata Pitch2Pitch è la seconda call for start up a tema agritech e agroenergia di Eni. Nasce dall’evoluzione della call “SouthUp!”, progetto pilota promosso da Joule nel 2021.

Tra i vincitori della scorsa edizione – dai 40 selezionati nelle prime fasi dell’iniziativa – si segnala la collaborazione tra la startup siciliana SmartIsland e l’azienda lucana La Fonte Antica che ha portato – attraverso l’adozione di uno smart device per l’ottimizzazione della risorsa idrica – ad un saving sul costo dell’energia e ad un risparmio idrico. A portare la sua testimonianza sul ruolo delle aziende agricole sul territorio ma soprattutto cosa vuol dire cogliere l’opportunità lanciata da Eni è stato Antonio Racioppi, presidente Associazione Giovani Imprenditori Agricoli Basilicata e Amministratore dell’azienda agricola La Fontana Antica.

«L’agricoltura è un settore primario, se non ci fosse non ci sarebbe il futuro» è il messaggio lanciato da Racioppi che pur giovanissimo ha deciso di continuare a investire nell’azienda di famiglia «un’attività che va avanti da circa trent’anni.

Spesso a noi giovani manca quella voglia di restare sul proprio territorio perchè si è in assenza di una giusta motivazione. Io ho trovato il mio senso di appartenenza amando non solo il mio paese ma la mia attività. Questa esperienza mi auguro che possa servire da sprono ad altri giovani che hanno voglia di investire e di partecipare alla crescita della propria terra puntando sull’innovazione».

Le conclusioni sono state affidate ad Eugenio Lopomo, Responsabile Distretto Meridionale Eni.


 

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