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PIERRO, TURSI E LA RABATANA

Una proposta per tutti i Comuni: facciamo parlare i nostri muri di poesia e vestiamoci di arance


L’intento della Rubrica è quello di costruire un dialogo possibile con i nostri lettori, sui diversi aspetti e visioni del nostro vissuto quotidiano su cui spesso non ci soffermiamo ma che orientano le scelte e determinano il vissuto delle singole persone e/o dell’intera comunità.

Lo facciamo attraverso i 131 Comuni della nostra Regione. Un dialogo promosso secondo quel modello socratico di ricerca e di indagine “critica”.

Ad orientarci le seguenti domande: Che tipo di Comunità stiamo vivendo? Come vorremmo le nostre Comunità? Possiamo definirci Comunità felici? Abbiamo consapevolezza del nostro essere cittadini globali? Quale umanesimo lasciamo in eredità?

DI MARIA DE CARLO*


Galeotto fu Albino Pierro.

Ho scoperto Tursi e la Rabatana (musa ispiratrice del vate Pierro – e candidata dalla Regione a Patrimonio Unesco) nel decennale della morte del poeta, nel 2005.

Ci andai per un reportage e per seguire i lavori del convegno a cui parteciparono illustri studiosi, la figlia Maria Rita Pierro e il letterato, biografo e amico del vate Franco Trifuoggi, autore di diverse opere dedicate al poeta, tra le tante un recente saggio, in occasione del centenario della nascita del poeta: “Vitalismo e solarità nella poesia di Albino Pierro”.

Insieme alla poesia di Pierro ho incontrato anche la generosità delle persone del posto, tra gli altri cito la cara Maria Digno (che mi ospitò una notte nella sua casa per via di alberghi al completo), il poeta cantastorie Mimmo Padula con le sue arance “staccia”, il poeta Rocco Campese, il maestro giornalista Salvatore Verde e Salvatore Martire.

Ci sono tornata in seguito invitata da Francesco Ottomano per la visita al Parco letterario Albino Pierro e alla Casa Museo.

Quanto fascino emana Tursi attraverso l’uomo Pierro, la sua poesia; il poeta e i suoi natali, il mancato premio Nobel e la sua lirica conosciuta in tutto il mondo (le sue opere sono tradotte in circa quaranta lingue).

Faccio mio quanto lo studioso Trifuoggi riferisce sul vate: “…canta non solo i luoghi e i riti del suo paese, i cari scomparsi, il tormento esistenziale ma anche un indomito amore della vita, la speranza, lo splendore del sole e delle stelle, un sogno di fraternità universale, la fede religiosa e in particolare la devozione alla Madonna, l’amicizia, l’amore illuminato da bagliori stilnovistici, la tenerezza verso la donna, l’infanzia, gli umili, il palpito umano degli animali”.

La storia, le origini, il ricordo. Le tradizioni, la pietà e religiosità popolare, tutto un mondo pierriano che orienta e fortifica anche le nuove generazioni e lo sforzo dell’amministrazione locale per divenire comunità radicata nel passato ma protesa verso il nuovo con la sua complessità.

Interessanti le numerose iniziative legate al Parco letterario e/o promosse dall’ ASD Academy come il premio poesia “Le parole della libertà”.

E tanto altro ancora, se si pensa anche a un possibile raccordo con altre realtà presenti sul territorio. Dal poeta Pierro colgo l’invito a riscoprire la poesia e la lirica in tutti i Comuni lucani (e non mancano i poeti!).

Perché non “trovarla” nei percorsi quotidiani? Perché non vestire i nostri muri, le nostre scalinate, i nostri spazi del passeggio o della sosta con versi poetici? Il filosofo dell’educazione, Duccio Demetrio afferma che “scrivere poesie fa bene all’anima”, aggiungo che anche leggerle e rispecchiarsi nei versi rende il nostro spirito più docile e predisposto al “buono”… Sono tanti gli esempi.

Cito Leiden, la città olandese “dove i muri diventano poesia”. Ma anche in Italia, addirittura a Firenze è nato un “Movimento per l’Emancipazione della Poesia”, movimento che sta raccogliendo adesioni anche da altri luoghi. Si tratta di recuperare i versi dei poeti classici e del proprio territorio.

Una bellezza dei versi accompagnata magari all’arte…(Della street poetry e/o il MetroRomanticismo, presente in Basilicata, ne parleremo in altra occasione). Altra ispirazione tursitana è dettata dalle arance “staccia”, tipiche del posto.

Sul versante economico e culinario non mancano le diverse produzioni, ma chiedo se si potrebbe sperimentare la Orange Fiber, cioè la realizzazione di un tessuto con gli scarti della lavorazione industriale di arance. Un’invenzione ideata da due imprenditrici catanesi… L’idea è quella di creare tessuti eco-sostenibili e ipertecnologici….

Una scelta che sta prendendo piede da alcuni anni alla luce di un nuovo orientamento a sostegno della natura e dello sviluppo ecosostenibile del territorio, addirittura si realizzano tessuti con scarti di cibo, di mele, di melanzane e pomodoro….

L’augurio è nelle parole di Gabriele D’Annunzio: “…tanto era l’ardore che il sogno eguagliò l’atto”.


* COUNSELOR FILOSOFICA

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