MORTI BIANCHE, NON SE NE PUÒ PIÙ
Altra tragedia sul lavoro a Nova Siri: 53enne perde la vita nel cantiere edile
INTANTO DALLA PROCURA L’OK AL RITORNO IN BURKINA FASO DELLA SALMA DELL’OPERAIO MORTO ALLA CENTRALE DEL MERCURE
Non si fermala strage sui luoghi di lavoro. Uno stillicidio che non conosce sosta.
E la Basilicata, dentro e fuori regione, continua a pagare un tributo di sangue con decessi e feriti davvero pesante. L’ultimo a Nova Siri (Mt), ieri mattina. A perdere la vita in un cantiere edile Ciro Pinto di 53 anni.
L’uomo – che lavorava per una ditta del luogo, specializzata in ristrutturazioni – è caduto da un’impalcatura, da un’altezza di circa cinque metri. Non c’è stato nulla da fare: ha perso la vita sul colpo.
Il personale del 118 intervenuto sul posto non ha potuto fare nulla per salvarlo. L’uomo – che stava lavorando alla ristrutturazione di un palazzo – non era sposato. «Qui a Nova Siri Ciro Pinto veniva da tutti chiamato “mastro”, a dimostrazione della sua esperienza come muratore».
Ha dichiarato il sindaco della cittadina jonica lucana Eugenio Lucio Stigliano, commentando la notizia della morte dell’operaio 53enne. «Ciro – ha aggiunto il primo cittadino – era un gran lavoratore, conosciuto e stimato da tutta la nostra piccola comunità, che è incredula per quanto accaduto.
Nel giorno dei funerali, ancora da stabilire – ha concluso Stigliano – proclameremo il lutto cittadino». In corso le indagini dei Carabinieri per stabilire la dinamica dei fatti.
Sul posto, in via Leonardo da Vinci, oltre ai Carabinieri della Compagnia di Policoro sono giunti anche gli uomini dell’Ispettorato del lavoro e la Polstato per gli accertamenti del caso. Si susseguono, intanto, le prese di posizione dei sindacati che chiedono ripetutamente di investire in sicurezza
Dopo l’autopsia la Procura ha dato il nulla osta per l’ultimo saluto ad Armel Dabrè
Non tornerà più nella “sua” Mesagne, in provincia di Brindisi, Armel Dabrè, Carmelo come lo chiamavano tutti in città, il ventottenne – avrebbe compiuto 29 anni il 16 agosto – originario del Burkina Faso, ennesima vittima di un incidente sul lavoro occorso giovedì 16 giugno alla centrale del Mercure Srl, del gruppo Sorgenia Bioenergie, a Laino Borgo, in provincia di Cosenza e al confine con la Basilicata.
Com’è tristemente noto il giovane, che lavorava con un contratto non a termine ma a tempo indeterminato per conto di un’impresa esterna del Brindisino, la Cmv, specializzata nelle costruzioni di carpenteria metallica e del montaggio e manutenzione degli impianti, impegnata appunto in un intervento di riqualificazione della centrale, sarebbe precipitato da un ponteggio cadendo su un nastro trasportatore: un volo e un impatto terribili che non gli hanno lasciato scampo, è deceduto praticamente sul colpo.
La Procura di Castrovillari ha ovviamente subito aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento non è dato sapere se e quanti soggetti siano stati iscritti nel registro degli indagati, e l’inchiesta dovrà stabilire se l’incidente sia stato determinato dalle violazioni delle norme di sicurezza nel cantiere.
Il Pubblico Ministero titolare del fascicolo ha disposto anche l’autopsia sulla salma di Dabrè, che è stata effettuata lunedì all’obitorio di Castrovillari, dopodiché ha rilasciato il nulla osta restituendola nella disponibilità dei familiari: il fratello della vittima che risiede in Italia, ad Afragola, in Campania, Fabrice, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso il consulente legale dott. Giuseppe Cilidonio si è rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che profonderà ogni sforzo perché vengano accertate la dinamica e tutte le eventuali responsabilità di questa tragica morte bianca.
Studio3A si farà anche carico del rimpatrio della salma che, una volta esperite tutte le pratiche burocratiche, per volontà della famiglia tornerà per il funerale e la sepoltura nel Burkina Faso, a Lengha, nel sud est del Paese, dove vivono la mamma e altri sei fratelli del giovane, che era arrivato a Mesagne ancora minorenne, a metà degli anni Duemila, in fuga dalla fame, dalle guerre e dalle violenze che tormentavano (e tormentano tuttora) la sua terra.
E nell’accogliente cittadina pugliese era diventato un modello di integrazione, era stato inizialmente ospitato dalla coop sociale Oasi e seguito dai suoi educatori, aveva appreso il lavoro di metalmeccanico e si era fatto ben volere da tutti, a tal punto che gli ha dedicato un commosso pensiero anche il sindaco nonché presidente della Provincia di Brindisi Antonio Matarrelli.
Il ventottenne è stato ricordato anche domenica in occasione dell’inaugurazione delle Officine Ipogee di Mesagne, cerimonia a cui ha partecipato anche il fratello Fabrice e durante la quale è stata lanciata la proposta di intitolargli un albero della villa comunale perché la sua memoria e il suo esempio possano restare incisi in un segno tangibile. In attesa che si possa renderli anche giustizia.