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IL MUSEO DEL METAVERSO RACCONTATO DALLA GALVANI

Fondato il 5 dicembre 2007 è un progetto nato in Second Life per la valorizzazione del patrimonio artistico creato nel mondo virtuale da Rosanna Galvani, nel mondo 3D nota come Roxelo Babenco


DI ANTONELLA PELLETTIERI


Se qualcuno volesse conoscere l’esatta definizione della parola museo si troverebbe a leggere moltissime pagine e definizioni specie sui siti ICOM (International Council of Museum). Si è concluso nel mese di maggio il lungo processo per l’elaborazione di una nuova definizione di museo e il nuovo testo, dopo l’approvazione dell’Executive Board di ICOM, sarà posto in votazione nell’Assemblea Straordinaria, che si terrà il 24 agosto a Praga nell’ambito della Conferenza Generale.

Per il momento questa è la definizione: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, raccoglie, conserva, interpreta ed espone il patrimonio (culturale) materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.

Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. Il Museo del Metaverso è un progetto nato in Second Life per la valorizzazione del patrimonio artistico creato nel mondo virtuale ed è stato fondato il 5 Dicembre dell’anno 2007, da Rosanna Galvani, che é conosciuta in Second Life come Roxelo Babenco.

Rosanna si è occupata di arte e patrimonio culturale anche nella vita reale come funzionaria del Comune di Porto San Giorgio nelle Marche. La incontro in Craft World e le chiedo se vuole raccontare cosa può significare un’esperienza così inusuale e particolare specie per chi non è abituato a frequentare questi mondi. Rosanna, vuol dirmi come le è balenata l’idea di un Museo del Mutaverso?

«L’idea di tentare la proposizione di un’attività culturale in Second Life nasce durante l’Estate 2007, quando ancora le mie conoscenze del World erano insufficienti, per valutare la portata del fenomeno artistico-culturale che stava avendo luogo in questo ambiente 3D.Se in un primo tempo ritenevo di poter attuare con successo eventi culturali in stile first life, ben presto ho dovuto prendere atto che, per proporre un evento di successo in Second Life, dovevano concorrere diversi non trascurabili elementi, primo fra tutti la presenza di una forte community, coesa intorno ad un interesse comune.

La conferenza di Mario Gerosa (autore di Second Life, Mondi Virtuali e Rinascimento Virtuale) ad unAcademy, l’Accademia non convenzionale della cultura digitale di Giuseppe Granieri, mi svelò il lato creativo di Second Life, aprendomi orizzonti inimmaginati fino ad allora.

Da quel momento ebbe inizio uno “studio matto e disperatissimo” delle attività artistiche e culturali presenti in Second Life, che mi portò a contatto con le migliori esperienze creative del World.Iniziai da Locusolus, l’archivio di Gazira Babeli, per passare ad Odyssey Art&Performance e alle land ad essa collegate, a Second Front e a Second Louvre, per finire con la ricerca delle sperimentazioni in architettura, che mi fecero approdare alla sim di DanCoyote Antonelli e ad altre bellissime isole, dove la creatività aveva seguito percorsi diversi, con risultati eccellenti.

Mi riferisco ad Utopia, a Black Swan, a The Future, The Port, Ville Spatiale, a Reflexive Architetture e via discorrendo. Dopo questo girovagare, quasi forsennato, ebbi contezza che l’arte e l’architettura costituivano l’eccellenza di Second Life e che , se avessi voluto realizzare un centro culturale, esso avrebbe dovuto avere origine dal progetto architettonico per la creazione della struttura ricettiva.

L’architettura in Second Life è qualificante, è la forma che conferisce ad un progetto riconoscibilità, esaltando il valore dei suoi contenuti. Il nome “Museo del Metaverso” fu scelto durante un brain storming, in base alla maturata convinzione che esisteva e stava prendendo forma, anche nella land italiane, un’esperienza culturale propria di Second Life, pertanto a quella dovevo prestare attenzione e al fermento artistico e culturale in atto, puntando su un luogo immaginario immerso in Second Life, palinsesto e contenitore di un esperimento creativo e performante ».

È l’unico al mondo?

«Nel 2007/08 esistevano altri musei in Second Life, il più importante si chiamava Second Louvre ed esponeva esclusivamente opere create in Second Life.Non sono a conoscenza di un altro Museo del Metaverso».

Cosa dovrebbe esporre un Museo del Metaverso? A quale target si rivolge? Ci sono sale tematiche? Ci sono esposizioni permanenti?

«Il progetto ha sempre avuto e continua ad avere la stessa mission, luogo di incontro, di sperimentazione, di collaborazione e di condivisione, con vocazione artistica, ma aperto a proposte culturali di vario genere.

Il Museo è open, aperto cioè a tutti coloro che vogliano proporre progetti o iniziative, è aperto agli artisti che intendano sperimentare , esporre o fare soltanto un pezzo di strada insieme a noi. Il Museo ha esposizioni permanenti e temporanee.

E cosa più importante, da quando si trova in Craft World, ha la possibilità di conservare le opere, salvando le OAR delle sim di sua pertinenza. A volte si usa un rezzer per archiviare le opere più datate, tuttavia io tendo a conservare tutti i lavori esposti, sia in mostre permanenti che temporanee.

All’inizio, per ingenua fedeltà ad un purismo virtuale,accettavo di esporre soltanto opere realizzate nei mondi sintetici, quindi opere 3D e fotografie scattate in Virtual World, ma col passare degli anni la mia visione è cambiata ed ho iniziato ad esporre opere puramente digitali , ovvero realizzate al computer, come se quelle dei mondi virtuali non lo fossero ugualmente. In occasione del lockdown, dovuto alla pandemia da Covid 19, ho iniziato ad esporre anche opere realizzate nel mondo fisico.

Sia gli artisti puramente digitali che quelli che operano nel mondo fisico non sono mai entrati nel mondo virtuale dove attualmente ha sede il Museo ovvero Craft World, nè hanno mai manifestato l’intenzione di farlo, tuttavia le mostre realizzate in Craft e condivise sul web, attraverso il network di MdM, hanno raggiunto molti utenti e dato visibilità a questi artisti, ritenutisi soddisfatti ed ammirati.

In ultima analisi sono giunta alla conclusione che il Museo può e deve ospitare tutta l’arte contemporanea, dall’arte creata nei mondi virtuali, all’arte digitale, all’arte tradizionale». Rosanna, non ritiene di utilizzare un linguaggio pieno di troppe sigle e acronimi e troppo tecnico perché possa essere compreso da tutti e invogliare i neofiti a frequentare questi mondi? «In realtà come acronimi utilizzo soltanto MdM (Museo del Metaverso) e SL (Second Life) che sono molto intuitivi e ormai di uso comune nell’ambiente vicino al Museo e ai mondi virtuali, forse potrebbero essere ostici per altri utenti lontani dal virtual world.

Per quanto riguarda la parola OAR è una sigla che sta ad indicare la copia delle isole costruite e non saprei come chiamarla altrimenti.Lei afferma che utilizzo un linguaggio tecnico, non ci avevo mai pensato, vi presterò più attenzione.

Tuttavia, i mondi virtuali oltre alla parte immersiva e creativa, hanno una sezione fatta di tecnicismi che determinano una soglia di apprendimento decisamente alta, che sicuramente non favorisce l’ingresso di massa a questi mondi, tant’è che noi frequentatori costituiamo una vera e propria nicchia » Esiste un’arte figurativa nata con il metaverso? Chi sono gli artisti e qual è l loro età? Come prevede possa crescere questo museo? Lavoro in un Istituto CNR che si chiama Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale nel quale ci sono alcuni laboratori 3d e di realtà aumentata.

Sono stati realizzati importanti musei più di 15 anni fa e si collabora con altri importantissimi musei. L’idea di base è quella di realizzare esposizioni e/o mostre con link che consentono di poter vedere ciò che non è possibile vedere più dal vivo o non è possibile visitare perchè ci sono barriere architettoniche insormontabili oltre alla ricostruzione e allo studio di molte emergenze monumentali.

Esistono anche altre visioni nel Museo del Metaverso?

«Esiste un’arte figurativa nata nel Metaverso ed è prevalentemente l’arte concepita “dal basso” ma esistono anche artisti di formazione accademica che hanno molto sperimentano nei mondi virtuali e continuano a farlo, come gli italiani Gazira Babeli, Marco Cadioli, Albertini e Moioli , Giuseppe Stampone oppure la spagnola Catarina Carneiro Susa e molti altri.

Questi artisti per formazione sono tutti passati al Museo del Metaverso ad esporre le loro opere o a fare le loro performance, anzi le loro creazioni sono ancora conservate ed esposte al Museo.Prevalentemente quelle esposte nel Museo sono opere 3D, ma non mancano lavori realizzati con altri mezzi, di cui alcuni tradizionali. Il futuro del Museo dipende dalle idee e dalle persone che orbitano intorno al progetto; persone interessanti e interessate intorno ne ho diverse , primo fra tutti Velazquez Bonetto alias Laszlo Ordogh, con il quale collaboro dai tempi di Second Life. Io e Velazquez siamo totalmente in sintonia per quanto riguarda la visione del Museo e dell’arte, noi tendiamo ad aprire le porte alle idee e alle persone che ne sono portatrici.Il museo non è soltanto un luogo dove esporre e conservare le opere, ma uno spazio vivo, dove ognuno può trovare la sua motivazione a fare, a creare, a ragionare.

Noi siamo lì in attesa del visitatore o dell’artista che ci offra stimoli o al quale donarli noi stessi.C’è inoltre Lorenza Colicigno, le cui proposte sono sempre stimolanti e in linea con la vocazione del Museo.

Ultimamente si è riavvicinato Stex Auer alias Stefano Lazzari, con il quale ho collaborato molto in passato, che mi ha proposto la partecipazione al Meet Digital Culture Center a Milano per presentare il Museo e con il quale ho recentemente realizzato la mostra Emerald in Water in Second Life , in occasione del Solstizio d’Estate.In buona sostanza, sto vivendo un momento molto frenetico con molteplici iniziative in essere o in divenire, questo grazie al Museo del Metaverso al cui marchio tutto si riconduce.Rosanna Galvani è una vera visionaria ma si spera che presto il museo possa uscire fuori dalle nicchie dei pochi “oligarchi” del metaverso.

Per visitare il Museo dl Metaverso comodamente seduti in poltrona o in un’aula scolastica si può scrivere una mail a museodelmetaverso@gmail.com e qualcuno vi aiuterà fornendovi un avatar per i visitatori. Altre notizie potete trovarle su www.museodelmetaverso. org oppure su https://www.facebook.com/groups/ museometaverso».


 

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