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LA “CASA DEI GIOVANI” COMPIE TRENT’ANNI

Matera, Don Salvatore Lo Bue, fondatore della comunità terapeutica traccia un bilancio dell’attività svolta

-Sono trascorsi trent’anni e, citando Vasco Rossi, possiamo proprio dirlo Siamo ancora qua! – Così ha esordito Biagio Sciortino, il presidente nazionale dei coordinamenti regionali delle Comunità terapeutiche italiane, nel commemorare l’anniversario della comunità Casa dei giovani di Matera.
Il convegno commemorativo si è svolto proprio all’interno del casale dove ha sede la Casa dei giovani, una masseria del XXVII secolo detta Le Rondinelle e collocata sulla strada che collega la città di Sassi con Altamura.
In realtà la comunità terapeutica Casa dei giovani affonda le proprie originarie radici nella soleggiata terra di Sicilia degli anni ‘80 e un decennio dopo, negli anni ‘90, per idea del suo fondatore, il parroco di Bagheria don Salvatore Lo Bue, la Casa dei giovani apre le porte dell’ accoglienza anche a Matera diventando un centro rivolto al recupero dei giovani tossicodipendenti, alla tutela delle donne vittime della tratta e a promuovere la libertà e la legalità rendendo i ragazzi nuovamente protagonisti della loro vita.
Il convegno dal titolo – La comunità incontra la città, una presenza lunga trent’anni- ha visto la partecipazione delle principali autorità civili, religiose e militari lucane. Tra gli altri interventi dei rappresentanti istituzionali che rendono ogni giorno possibile lo svolgimento dell’attività di tutta la comunità della Casa dei giovani, oltre alle operatrici e gli operatori venuti dalla Sicilia, c’è stato anche quello di Lucia D’Ambrosio capodipartimento dell’ASM di Matera, e del magistrato Paola Stella, presidente del tribunale di sorveglianza di Potenza
Cronache TV ha intervistato in esclusiva il fondatore della Casa dei giovani, don Salvatore Lo Bue chiedendogli di esprimere un suo pensiero sui trent’anni di storia e più della sua comunità
-È un pensiero di riconoscenza, ha detto Don Salvatore Lo Bue, innanzitutto al territorio che ci ha consentito di poter usufruire di questa struttura che appartiene alla provincia di Matera e che era una struttura semi crollata-
Si è trattato di un’opera di restauro architettonico, ma soprattutto umano.
-Sì, ha commentato Don Salvatore, noi abbiamo portato avanti questo lavoro di restauro della struttura muraria di pari passo con il restauro delle persone. Ecco i nostri ragazzi che hanno cominciato a lavorare qui ricordo all’inizio si abitava anche io abitavo sopra le stalle in uno spazio ristrettissimo e lavoravamo qui in questo spazio che è diventato molto più grande per poterlo rendere vivibile-
Ma come comportarsi sul piano delle relazioni familiari e parentali allorché qualcuno dei nostri si ritrova coinvolto droga?
-È inutile, ha spiegato Don Salvatore, inseguire il miraggio dei viaggi della speranza anche per queste cose e fuggire lontano con l’illusione che così nel territorio gli amici e i parenti non sapranno il problema che ha avuto mio figlio. Ecco gli amici e i conoscenti sanno sempre quello che succede, fanno finta di non sapere ecco sarebbe bene opportuno che anche amici e conoscenti e parenti si rendessero conto che quella persona che aveva perduto la strada ha saputo ritrovarla-
E allora qual è il messaggio che Don Salvatore Lo Bue invia alle famiglie e ai ragazzi che vivono il problema della droga?
-Il messaggio che mandiamo noi, ha detto il fondatore della Casa dei giovani, è quello di non nascondersi, di non vergognarsi ecco di non fingere e più a lungo ci si nasconde e più grave diventa il problema. Ecco bisogna fidarsi di chi appunto è al servizio della persona e i familiari molto spesso hanno un senso di pudore che li porta ad allontanarsi anche dal territorio a rivolgersi tante volte a strutture che sono strutture poco affidabili, strutture che molto spesso si fanno anche pagare più che profumatamente. Le strutture vere, le strutture valide sono gratuite-
Da Ultimo Don Salvatore Lo Bue ha tracciato un bilancio conclusivo dopo trent’anni e oltre della Casa dei giovani: -Ecco tutto questo ha fatto sì che noi abbiamo lasciato un’impronta per il territorio abbiamo lasciato un segno e vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento per chi vuole tornare a riappropriarsi della propria vita per chi vuole tornare a essere protagonista della propria storia, per chi non vuole più essere succube , schiavo delle sostanze, per chi vuole provare a innamorarsi nuovamente della vita-

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