PRIDE BARI, AGGRESSIONE OMOFOBA A COPPIA IN PARCO
Una coppia di ragazzə è stata violentemente aggredita, ieri sera a Bari con insulti omofobi e transfobici, da loro coetanei al Parco Rossani, fino a mandarlə in ospedale
La denuncia è pubblicata sulla pagina facebook del Bari Pride che si è tenuto sabato scorso a Bari con un corteo che ha coinvolto diecimila persone. Con il post è pubblicata anche la foto che mostra la medicazione alla testa dellə giovanə che, secondo la denuncia, è statə aggreditə all’interno del parco Rossani. “Non possiamo rimanere in silenzio davanti alla violenza prevaricatrice che si sta diffondendo nella nostra città – è scritto nel post – con chiara matrice patriarcale, omofoba e razzista: esprimiamo tutta la nostra solidarietà allə ragazzə aggreditə. Episodi simili al parco Rossani sono toccati a ragazzi stranieri, e tante altre sono le denunce di molestie per strada contro ragazze che abbiamo contato in questi giorni. Fatti che vedono come aggressori branchi di ragazzi altrettanto giovani, sollevando interrogativi rispetto ad una vera e propria emergenza educativa”. Nel post si denunciano anche altri episodi di aggressioni verbali e non che si sarebbero verificati in seguito alla parata del Pride di sabato scorso. “Prima contro un attivista, a cui è stata rotta una bandiera da un soggetto dichiaratamente fascista – è scritto – poi un accanimento verbale contro una ragazza trans, che le forze dell’ordine hanno avuto difficoltà a gestire utilizzando un linguaggio non consono”. ” Nella nostra città – è detto ancora – non c’è spazio per la violenza: come organizzazioni sociali baresi, pur riconoscendo che alcune zone ad oggi hanno bisogno di una maggiore tutela, riteniamo che la risposta a questi episodi non possa essere solo di tipo securitario, con lo schieramento di forze dell’ordine per le strade. Riteniamo, anzi, che anche per le forze dell’ordine sia necessario portare avanti momenti di formazione sempre più capillari su quelli che sono veri e propri crimini d’odio verso le persone LGBTQIA+ (e che nei tribunali non possono nemmeno essere riconosciuti come tali), poiché in molti di questi casi si dimostrano impreparati nel supporto delle vittime”.