IL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA VISITA UFFICIALE IN AFFICA : NELLA REPUBBLICA DELLO ZAMBIA
Si diceva, ieri: “l’Africa è il Continente di domani”
E il momento dell’Africa è, dunque, oggi
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VISITA UFFICIALE
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Visita Ufficiale nella Repubblica dello Zambia, è stato ricevuto dal Presidente, Hakinde Hichilema, alla State House. Il Capo dello Stato ha visitato, quindi, la Scuola Italiana di Lusaka dove ha incontrato gli studenti. Successivamente si è recato al Centro Culturale Italo-Zambiano per incontrare una rappresentanza della collettività italiana presente in Zambia.
Il Presidente Mattarella nella Repubblica dello Zambia
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Visita Ufficiale nella Repubblica dello Zambia, è stato ricevuto dal Presidente, Hakinde Hichilema, alla State House.
Il Capo dello Stato ha visitato, quindi, la Scuola Italiana di Lusaka dove ha incontrato gli studenti.
Successivamente si è recato al Centro Culturale Italo-Zambiano per incontrare una rappresentanza della collettività italiana presente in Zambia.
Nel pomeriggio, il Presidente Mattarella ha avuto un colloquio con la Presidente dell’Assemblea Nazionale dello Zambia, Nelly Butete Kashumba Mutti, al termine del quale ha tenuto una prolusione davanti ai membri del Parlamento.
Ultimo impegno ufficiale, la visita, insieme al Presidente Hichilema, della mostra “Costruire un ponte d’Arte tra Italia e Zambia”, allestita al Museo Nazionale e organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Lusaka
Lusaka, 07/07/2022 (II mandato)
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Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Assemblea Nazionale in occasione della Visita Ufficiale nella Repubblica dello Zambia
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Assemblea Nazionale in occasione della Visita Ufficiale nella Repubblica dello Zambia
Lusaka, 07/07/2022 (II mandato)
Eccellentissima Signora Presidente,
Eccellentissimi Signore e Signori Deputati,
ringrazio la Signora Presidente dell’Assemblea Nazionale per le espressioni cordiali di amicizia rivolte all’Italia e a me personalmente.
Esprimo alla Presidente Nelly Butete Kashumba Mutti e a tutti i componenti l’Assemblea sentimenti di riconoscenza per l’onore di potermi rivolgere a Voi in quest’aula.
Il Parlamento è il luogo dove si esprime la volontà manifestata democraticamente dal popolo.
È, quindi, per me, particolarmente significativo prendere la parola davanti a questa Assemblea.
La democrazia ha in Zambia radici solide e ha dimostrato di godere dell’ampio consenso della popolazione, che, con il suo voto, ha in più occasioni determinato una pacifica alternanza al potere.
Il popolo zambiano e quello italiano sono uniti da storici rapporti di amicizia.
Per diversi decenni, dopo la seconda guerra mondiale, i nostri Paesi hanno sperimentato un’intensa collaborazione, nel momento dell’affermazione della indipendenza dei Paesi africani.
Numerose imprese italiane hanno contribuito allo sviluppo economico e sociale del Paese, a cominciare dalla costruzione della diga di Kariba, tuttora una delle più imponenti dell’intero continente, alimentando la presenza di una nutrita comunità proveniente dal mio Paese.
Quando mi riferisco ai rapporti con i nostri popoli, e con tutti quelli dell’Africa meridionale, penso all’importante ruolo che, nel consolidare la reciproca amicizia, fu svolto dalla società civile italiana. Questa condivise l’aspirazione alla libertà dei popoli dell’Africa australe e si schierò con convinzione al fianco dei movimenti che lottavano contro i regimi segregazionisti.
Sembra inverosimile che fosse necessario lottare per la dignità di ogni uomo del Continente, eppure è storia recente.
Il sostegno della Repubblica Italiana a favore dello Zambia – allora uno dei pochi Paesi della regione ad aver acquistato una piena indipendenza, sotto l’autorevole guida di Kenneth Kaunda, “Padre della Patria” e tra i grandi protagonisti della fondazione dell’Africa contemporanea – ha voluto esprimere questa vicinanza e solidarietà, politica e di valori.
Con la sua visione pan-africanista illuminata, di una Africa rigenerata, guidata dall’obiettivo di pacifici destini per tutti i popoli, a partire da quelli del continente, Kaunda – come ha ricordato il Presidente Hakainde Hichilema nel giugno scorso, a un anno dalla sua scomparsa – fu fonte di ispirazione per l’Africa e per il resto del mondo.
Si apriva, dopo il colonialismo, una stagione di speranza per l’emancipazione e per l’unità dell’Africa, analoga a quella che si era inaugurata in Europa dopo la sconfitta del nazifascismo e l’avvio del cantiere che ha portato alla Unione Europea.
Un’aspirazione che trovò espressione con l’avvio, a Lusaka, della Conferenza per il coordinamento dello sviluppo dell’Africa meridionale, radice dell’attuale Comunità di sviluppo, esperienza significativa che ha dato origine al trattato che ha aperto alla costruzione di un futuro comune per sedici Paesi dell’Africa Australe.
Sono passati oltre trent’anni dalla visita compiuta in Zambia dall’allora Presidente della Repubblica Italiana, Cossiga.
Oggi intendiamo esprimere la volontà di rafforzare ulteriormente l’unità d’intenti che ci contraddistingue, ancora più importante nell’attuale delicato frangente internazionale.
Signora Presidente,
Signore e Signori Deputati,
negli ultimi tempi, il mondo è stato sconvolto da due gravi crisi: prima da quella pandemica, poi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.
La pandemia ha rappresentato un punto di svolta per tutta l’umanità, ponendoci di fronte all’evidenza della nostra comune vulnerabilità e dei numerosi problemi che nessuna nazione –nessuna – è in grado di affrontare da sola.
L’Africa, al pari dell’Europa e dell’Asia, è stata duramente colpita, non soltanto per la triste contabilità delle vittime, ma perché la crisi globale legata alla pandemia ha indebolito un percorso di progresso.
L’esigenza di superare l’emergenza sanitaria e le sue pesanti conseguenze socio–economiche ha posto al centro del dibattito mondiale, per la prima volta, temi quali l’accesso universale ai vaccini per la tutela della salute e le conseguenze sulle economie più fragili, imponendo modalità nuove e più efficaci di cooperazione.
Nonostante i passi fatti, a distanza di quasi due anni dall’avvio delle campagne di vaccinazione, molto rimane da fare ancora per assicurare un’adeguata tutela a tutte le persone più fragili.
Soprattutto nel continente africano i tassi di vaccinazione rimangono in numerosi casi insoddisfacenti, sia per le difficoltà nel reperimento dei vaccini, sia a causa di criticità nella loro distribuzione e somministrazione, che richiederebbero investimenti importanti per una rete efficiente di servizi sanitari.
L’Italia, nel quadro della sua Presidenza del G20 dello scorso anno, è stata in prima linea nel promuovere la più ampia diffusione delle campagne vaccinali, e la consegna la settimana scorsa di 500.000 nuove dosi di vaccini rappresenta l’ultima, concreta, testimonianza di questo impegno.
Occorre, tuttavia, guardare oltre la gestione dell’emergenza e procedere sulla strada di una interazione sempre più intensa dei centri di sperimentazione e ricerca, così da dar vita a una significativa attività di produzione vaccinale e farmaceutica situata nel vostro continente.
La pandemia ha anche mostrato i limiti di un’economia mondiale organizzata su catene di valore a volte dipendenti da pochi centri produttivi, in particolare asiatici: questo ha determinato penuria e rarefazione di beni in occasione di chiusure derivanti dalle crisi sanitarie.
In alcuni casi, questa dipendenza ha assunto anche una dimensione finanziaria, spesso tracimata in un indebitamento che, a sua volta, ha minato alla base le possibilità di sviluppo socio-economico.
Si tratta di una problematica che affligge numerosi Paesi, anche africani, e che trova nell’Italia un partner sensibile, nel quadro delle Istituzioni finanziarie internazionali, per trovare una soluzione che permetta di spezzare la spirale fra indebitamento e mancato sviluppo.
Le numerose distorsioni al commercio internazionale e al flusso di merci e persone hanno riportato al centro della riflessione, soprattutto a livello europeo, l’esigenza di creare partenariati più solidi con le regioni più vicine.
E’ la conferma – ove ve ne fosse stato bisogno – del valore della cooperazione euro-africana e della comunanza di destino dei due continenti: l’Africa e l’Europa.
Superare l’eredità coloniale non è stato certo facile. La spoliazione dell’Africa è passata addirittura attraverso la tratta degli schiavi oltre che con lo sfruttamento delle risorse naturali.
Oggi rischiamo un nuovo impoverimento, rappresentato dall’emigrazione disordinata e irregolare verso Occidente di tante energie giovanili che sarebbero preziose per lo sviluppo del continente. Le crisi internazionali, pandemica, climatica, unitamente alle conseguenze scatenate dalla Federazione Russa con la guerra, aprono a spinte accentuate di nuove emigrazioni.
Di qui la preoccupazione espressa dal Presidente Hichilema nel suo recente intervento al Parlamento Europeo, a Strasburgo, nell’evidenziare come l’agevolazione della circolazione della manodopera dovrebbe e potrebbe contribuire allo scambio di conoscenze tra pari, migliorando il flusso di informazioni e portando nuove innovazioni. Accordi formali per la circolazione delle persone tra le nostre regioni – ha aggiunto – contribuiranno anche a ridurre la migrazione illegale. “Serve l’apertura di canali formali per arrestare questo problema alla fonte – ha osservato – lavorando insieme, nella convinzione che non sia salutare respingere le persone sulle navi una volta che hanno avuto accesso nei vostri Paesi mentre è possibile evitare questo in anticipo, in modo proattivo”.
Sottoscrivo queste parole.
L’invasione russa dell’Ucraina rappresenta senza dubbio un secondo spartiacque, avendo riportato in primo piano dottrine, come il militarismo e l’imperialismo, condannate dalla storia e che ci eravamo illusi che avessero lasciato spazio all’aspirazione, condivisa dall’ intera umanità, alla pacifica convivenza fra i popoli e alla collaborazione internazionale.
Quanto sta avvenendo in Ucraina costituisce una minaccia al principio della pari dignità degli Stati, a un sistema internazionale fondato sulle Nazioni Unite e sul diritto. Un sistema che postula l’eguaglianza di tutti gli Stati, grandi e piccoli, e ne tutela la sovranità e l’integrità territoriale. Un sistema che impedisce al più forte di prevalere sul più debole.
Le devastanti conseguenze sono avvertite innanzitutto in Europa, dove oltre 8 milioni di ucraini sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per sfuggire all’avanzata delle truppe russe, che in numerosi casi si sono macchiate di crimini atroci.
Si tratta di un’azione gravida di ricadute e non soltanto per l’Europa.
Parlando all’Unione Africana, il Presidente Hichilema ha opportunamente ricordato che: “L’instabilità in qualche luogo è instabilità ovunque”.
Le sue conseguenze sono infatti avvertite dall’intero pianeta e dal continente africano in particolare, dove il futuro di milioni di persone è messo a rischio dalla crisi economica, dall’aumento dei prezzi energetici e dal blocco delle esportazioni di prodotti alimentari causati dall’invasione russa.
Di fronte al rischio concreto di un progressivo sfaldarsi dell’ordine politico ed economico internazionale costruito nel secondo dopoguerra a partire dalle Nazioni Unite, sono più che mai convinto che Africa ed Europa abbiano un comune interesse nella difesa di un sistema multilaterale, basato su regole e istituzioni condivise.
Abbiamo bisogno di un multilateralismo sempre più efficace, che incoraggi la collaborazione fra i popoli e consenta di affrontare le numerose sfide che l’umanità si troverà a fronteggiare, dal cambiamento climatico, alla transizione energetica, fino alla necessità di assicurare una crescita equilibrata e giusta, che permetta di ridurre le profonde diseguaglianze socio-economiche che tuttora contraddistinguono il nostro pianeta.
Nel perseguimento di un futuro di collaborazione e prosperità che sia condivisa, il continente africano rappresenta il partner naturale per l’Europa. E l’Europa lo è per l’Africa.
Dai grandi progetti per l’utilizzo dell’energia solare ed eolica, all’agricoltura 4.0, fino alla produzione di idrogeno verde, le potenzialità per la cooperazione fra Africa e Europa sono tutte altamente promettenti, senza dimenticare l’ambito delle Piccole e Medie Imprese.
L’impulso impresso alla cooperazione dal Summit Unione Europea – Unione Africana dello scorso febbraio va consolidato e amplificato, avvalendosi pienamente delle risorse, circa 150 miliardi di euro fra fondi pubblici e privati, annunciati per nuovi investimenti infrastrutturali.
La piena e rapida valorizzazione di queste opportunità è peraltro resa ancor più urgente dall’attuale contesto internazionale, in quanto potrebbe contribuire a lenire le conseguenze del conflitto in Ucraina sulla sicurezza alimentare ed energetica dei nostri continenti, secondo un approccio mutuamente benefico.
Naturalmente, la chiave di un successo, che per essere durevole non potrà che essere comune, sta nel rafforzare la consapevolezza della complementarietà fra Africa ed Europa.
L’Agenda 2063 dell’Unione Africana e i piani di lavoro predisposti dall’Unione Europea devono e possono coincidere.
Un’area al centro delle dinamiche globali, dove sarà il continente africano a esprimere le maggiori potenzialità.
Signora Presidente,
Signore e Signori Deputati,
si diceva, ieri: “l’Africa è il Continente di domani”.
E il momento dell’Africa è, dunque, oggi.
L’Africa è il presente su cui investire per promuovere un futuro migliore. Oltre il 60% dei 1,4 miliardi di africani ha meno di 25 anni e entro il 2050 si stima che i giovani africani costituiranno oltre un quarto della forza lavoro mondiale.
Abbiamo una responsabilità condivisa: le enormi potenzialità, che possono recare beneficio all’intera umanità, non devono andare disperse.
La valorizzazione della gioventù africana passa attraverso un’attenzione prioritaria all’istruzione e alla rimozione di tutte quelle cause – economiche, sociali, culturali – che impediscono a tanti adolescenti, soprattutto giovani donne, di completare la propria formazione.
In questo senso, profondo è l’apprezzamento per la politica delle autorità zambiane di garantire a tutti l’accesso gratuito all’istruzione.
Signora Presidente,
Signore e Signori Deputati,
nel percorso di intensificazione dei rapporti con il continente africano, l’Italia e l’Unione Europea contano sulla interlocuzione con quei Paesi che, come lo Zambia, hanno compiuto e continuano a compiere un impegnativo e importante cammino di consolidamento democratico e dello Stato di diritto.
La nostra ambizione, infatti, è di costruire un partenariato fondato oltre che sulla convergenza verso comuni interessi, su valori condivisi. Il rispetto per la dignità di ogni persona, la promozione dei valori democratici, l’attenzione per la crescita e lo sviluppo delle giovani generazioni, la cura dei beni comuni globali, a cominciare dall’ambiente.
In questo senso, l’esperienza dello Zambia è particolarmente importante perché esprime un modello di democrazia autenticamente africano, attento ai diritti dell’uomo, esempio per la regione.
Un Paese, lo Zambia, che – aderendo alla sua tradizione di protagonista positivo – è attivamente impegnato per la pace e per la risoluzione dei conflitti presenti nell’area.
La Repubblica dello Zambia sappia di poter contare nel suo percorso su un amico di lunga data come l’Italia.
Permettetemi, nel concludere, di ringraziare ancora una volta per l’alto onore riservatomi, che considero un pegno ulteriore di amicizia tra i nostri popoli e tra i nostri continenti.
Grazie per la vostra attenzione
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