PETIZIONE “DDL ORTOLANI” E TUTELA DELLE ACQUE
Il “Santuario dell’acqua dei Monti di Muro Lucano-Marzano-Ogna-Contursi Terme”, fu da lui definito «Monumento naturale»
La natura lancia campanelli d’allarme, parlare di “cambiamento climatico” non è più solo una frase astratta, ma tangibile nelle notizie che giungono, ormai quotidiane, da tutta Italia (e dal mondo). La carenza di acqua provoca danni ambientali e alle vite umane.
Da alcuni anni in Basilicata – in sinergia con altre realtà- si lavorava nella direzione dell’istituzione del “Santuario dell’acqua dei Monti di Muro Lucano-Marzano-Ogna-Contursi Terme”, definito un «monumento naturale» dal compianto ordinario di geologia dell’Università di Napoli Federico II, Professor Franco Ortolani, impegnato nella tutela della natura e della salute dei cittadini. L’Associazione di Muro Lucano, “Un Muro D’Amare” ha da sempre inteso portare avanti l’importante progetto, ed in ultimo ha sostenuto la petizione ( https://chng.it/4gnTDKWj ) per la “Approvazione del DDL Ortolani per la tutela di tutte le acque e degli acquiferi italiani”, lanciato dalla moglie, la Dott.ssa Silvana Pagliuca del Comitato Civico Nazionale per la Creazione dei “Santuari dell’Acqua potabile”, un «sollecito, dovuto non solo come cittadina e geologa e vedova dello stimatissimo Senatore benemerito Prof. Franco Ortolani spiega, e da «moltissimi cittadini, comitati civici, associazioni (presenti dalle Alpi all’Appennino) che hanno fiducia in un tempestivo intervento in merito. Il Ddl Ortolani difatti prevede la tutela di tutti gli acquiferi nazionali che alimentano grandi sorgenti e potenti falde idriche sotterranee, nonché la tutela degli invasi artificiali che alimentano i nostri acquedotti, per uso potabile e agricolo».
Il “Santuario dell’acqua dei Monti di Muro Lucano-Marzano-Ogna-Contursi Terme”, fu definito un «monumento naturale» dal compianto ordinario di geologia dell’Università di Napoli Federico II
Andando per ordine, «nel dicembre 2019, in occasione del trigesimo, si commemorò in Senato il ricordo del Prof. Franco Ortolani, ora Senatore Benemerito della Repubblica in seguito a conferimento della medaglia d’oro per la benemerenza ambientale nel 2021 da parte del MITE e tutti i parlamentari intervenuti, e sottolineo tutti -incalza Pagliuca- espressero parole di lode per lui e l’appoggio alla sua mozione presentata per la tutela di tutte le acque. È sotto gli occhi di tutti uno dei principali effetti del cambiamento climatico e cioè la carenza idrica.
Nel gennaio 2020 il Senato organizzò un altro evento per riconoscere i suoi meriti e il suo impegno per il rifinanziamento della Carta geologica in scala 1:50.000 e ora molti professionisti e ricercatori stanno lavorando, grazie alle decisioni prese in merito dal Senato. In quell’occasione, si propose di portare avanti il Ddl Ortolani, per farne una legge di importanza strategica nazionale, necessaria in questo periodo di cambiamento climatico e per sempre. Il cambiamento climatico impone l’appropriata e doverosa tutela di questi acquiferi, inclusi gli invasi artificiali, da qualsiasi inquinamento e confermo, rispettosamente, che gli italiani non vogliono dipendere da altri paesi anche per l’acqua. In questi ultimi due anni abbiamo dovuto affrontare il problema della pandemia e della guerra alle nostre porte ma ciò non significa allontanare dal Parlamento questioni importanti come l’acqua»
«Il Parlamento si faccia carico di questa problematica del Paese, per il nostro costante approvvigionamento idrico, per il nostro settore agricolo zootecnico e per evitare guerre interregionali per l’uso dell’acqua»
Ma cosa sta accadendo a Roma? «Allo stato attuale -prosegue a spiegare al Dottoressa Pagliuca- sembra che approvare in maniera bipartisan il Ddl Ortolani non sia molto facile e sappiamo perché, e lo sanno anche i Parlamentari che si oppongono per difendere le lobbies petrolifere. Ora il Parlamento si faccia carico anche di questa problematica importante per il nostro Paese, per il nostro costante approvvigionamento idrico, per il nostro settore agricolo zootecnico e per evitare guerre interregionali per l’uso dell’acqua».
Anche l’Associazione murese di tutela e salvaguardia ambientale “Un Muro D’amare” seguì con tenacia e costanza lo stato degli acquiferi, il lavoro per il “Santuario dell’acqua” e quello del Professor Ortolani, in ultimo andando anche a Roma in Senato e portando un intervento sui “Santuari dell’acqua” affinché la mozione del compianto professore diventasse Legge, «presenti per sostenere la proposta e al contempo in segno di riconoscenza al professore che ci ha guidati lungo un importante cammino. Il “Santuario” era l’anima di Ortolani, e adesso che non c’è più sentiamo questa grande responsabilità con la speranza di riuscire a fare qualcosa di buono per le generazioni future» spiegava in occasione il rappresentante dell’Associazione Murese.
Sui Monti di Muro Lucano è presente un importante acquifero carsico che «eroga 4000 litri di acqua al secondo. Per tutelare e valorizzare questo acquifero, ben 15 comuni -4 lucani ed 11 campani- deliberarono, su proposta dell’Associazione “Un Muro D’amare” e del professor Ortolani, l’istituzione di un’area definita “Santuario” al fine di una tutela da tutte le attività potenzialmente inquinanti. «La conoscenza degli acquiferi carsici è ancora tanto scarsa -spiegano- purtroppo fino a pochi anni addietro fu persino proposto di utilizzare le grotte per lo stoccaggio di rifiuti tossici e radioattivi.
Sui Monti di Muro Lucano è presente un importante acquifero carsico che eroga 4000 litri di acqua al secondo. Per tutelarlo e valorizzarlo, 15 comuni -4 lucani ed 11 campani- deliberarono l’istituzione di “Santuario”, su proposta di “Un Muro D’amare” e del Prof. Ortolani
Le aree carsiche hanno un’altra caratteristica che le rende ancora più vulnerabili: la presenza, nella zona di assorbimento, di una grande quantità di depressioni, inghiottitoi, pozzi e doline sembra ideale per farne delle comode discariche dove occultare tutto ciò che non serve più, a volte anche materiali assai pericolosi. Troppo spesso si dimentica o si finge di non sapere che in questo modo si inquina l’intero sistema carsico. Poiché non sempre è noto il punto di risorgenza delle acque carsiche -concludeva Un Muro D’amare- l’inquinamento prodotto nella zona di assorbimento può andare ad inquinare sorgenti distanti anche diversi chilometri, addirittura in valli adiacenti».