LE EMOZIONI NEL PIATTO: UNA SPEZIA CHE PUÒ ESALTARE I SAPORI MA RISCHIA DI ALTERARLI
Su Cronache Tv ospite di “Nutrigenere” la psicologa psicoterapeuta Dott.ssa Mariagrazia Tammone: un focus sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono patologie caratterizzate “da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale” secondo la definizione del DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders). I principali comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le abbuffate (notevoli quantità di cibo in un breve lasso di tempo), i comportamenti compensatori (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, intensa attività fisica). Si tratta di malattie molto complesse in cui situazioni di disagio e sofferenza psicologica e/o relazionale trovano espressione attraverso una gestione disfunzionale dell’alimentazione generando un malessere fisico, psicologico e sociale. Pur trattandosi di patologie tipicamente “rosa”, il divario di genere nell’ambito di questi disturbi si sta notevolmente riducendo, alla luce dell’aumento dei casi nei soggetti di sesso maschile di anoressia, bulimia e bing eating disorder o disturbo da alimentazione incontrollata, per citare i più comuni disturbi. Inoltre, l’esordio è sempre più precoce e si è abbassata l’età di insorgenza, in fascia pre-adolescenziale e nell’infanzia, con conseguente maggiore esposizione al rischio di danni secondari alla malnutrizione (malnutrizione per difetto, per eccesso e da micronutrienti), soprattutto a carico dei tessuti in fase di sviluppo, come le ossa e il sistema nervoso centrale che se non trattati in tempi e con metodi adeguati, possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte. La dott.ssa Tammone ha evidenziato come vi sia un’eziopatogenesi multifattoriale composta da 1) fattori predisponenti (fattori genetici, ambientali socioculturali ma anche psicologici); 2) fattori precipitanti (forti diete restrittive, difficoltà psicologiche, eventi fortemente stressanti); 3) fattori di mantenimento (rinforzo ambientale, social media, distorsioni cognitive) e più precoce è la diagnosi quasi sempre migliore è la prognosi. Per tale motivo ha sottolineato l’importanza di individuare tempestivamente i “campanelli d’allarme” che vanno ricercati tra la restrizione alimentare, l’isolamento sociale, l’esercizio fisico eccessivo, le abbuffate, il vomito autoindotto, la preoccupazione eccessiva per l’immagine corporea, altri disturbi emotivi e psicologici. È stato inoltre evidenziata la natura ego-sintonica di questi disturbi che genera un sostegno, seppur illusorio, alla propria autostima e al proprio senso d’identità, il cibo e le disfunzioni comportamentali associate diventano le “stampelle” di supporto al malessere, una sorta di gabbia dorata che, sebbene intrappoli, fa percepire erroneamente come al sicuro e protetti. La scarsa consapevolezza di malattia, l’ambivalenza nei confronti del trattamento, la sottovalutazione della gravità dei sintomi clinici che caratterizzano inoltre i soggetti affetti, possono ostacolare il riconosci mento, rendendo difficile il corretto inquadramento e l’adeguato trattamento. Fondamentale è un approccio multiprofessionale e multidimensionale che garantisca continuità con l’obiettivo di ottenere una presa in carico globale a livello organico, nutrizionale e psicologico. Nel dettaglio, la terapia psicologica nel trattamento dei disturbi alimentari è fondamentale fin dalla fase iniziale poiché favorisce un’adeguata collaborazione e motivazione al trattamento, aiuta a ristabilire i pensieri e le convinzioni disfunzionali. Il percorso è volto all’accettazione di sé stessi, che passa per la conoscenza, il rispetto e la consapevolezza dei propri punti di forza e di vulnerabilità. Lo psicologo agevola il cambiamento promuovendo lo sviluppo e l’adozione di comportamenti salutari, il potenziamento motivazionale, l’acquisizione di consapevolezza di sé stessi e del proprio sistema valoriale, nonché la consapevolezza del proprio modo interno, lo sviluppo e l’elaborazione di capacità di problem solving. Si auspica anche un coinvolgimento familiare nel trattamento psicologico sia per il ruolo “ponte” di alleata del processo di cura sia nella presa in carico quale attore diretto. La dott.ssa Tammone ha inoltre sottolineato l’importanza di un lavoro di prevenzione e promozione della salute che riduca o elimini i fattori di rischio e favorisca una corretta divulgazione sia sul corretto stile alimentare, ma anche sullo sviluppo e sulla gestione del proprio mondo emotivo, un’acquisizione di consapevolezza psico-nutrizionale che favorisca il benessere bio-psico sociale. L’intervento nutrizionale è finalizzato a migliorare lo stato nutrizionale e il fabbisogno dei nutrienti e informare il paziente delle gravi conseguenze cliniche del comportamento deviante (consapevolezza). Lo stesso mira, inoltre a sostituire la logica distorta in tema di cibo e peso corporeo con i principi di corretta alimentazione e composizione corporea adeguata, attraverso protocolli personalizzati a secondo della patologia e a seconda del soggetto. A chiusura della puntata, la dottoressa Padula, sottolineando ancora l’importanza della gestione delle emozioni e dell’educazione alimentare, fornisce l’immagine di un piatto speziato, il cui gusto è strettamente correlato al “dosaggio” di quella spezia che potremmo chiamare “emozioni”, in grado di esaltare il sapore del piatto stesso o di alterarlo.