LA MOSSA DI LETTA: FAR CANDIDARE TUTTI I SINDACI DEM ALLE POLITICHE, CHE DOVREBBERO PERÒ PRIMA DIMETTERSI
la proposta è stata gia avanzata dai primi cittadini, oggi la direzione del pd dovrebbe modificare lo statuto che lo vieterebbe
Il centrosinistra sta provando in tutti i modi ad riorganizzarsi per queste improvvise elezioni del 25 settembre prossimo. Il Partito democratico su tutti sta cercando la formula giusta per scendere in campo. Enrico Letta pare aver trovato, nonostante sia in contrasto con lo stesso statuto del partito, la strada maestra: avrebbe chiesto a tutti i governatori e sindaci del Pd di candidarsi alle elezioni per il parlamento. Lo statuto dem però su questo aspetto sarebbe più che chiaro: è vietato a sindaci, assessori e consiglieri regionali del partito di candidarsi nelle liste per il Parlamento. Letta però pare voler superare lo scoglio dello statuto e nella direzione del Pd convocata per oggi avrebbe già fatto intendere di voler approvare le deroghe allo statuto per fare le liste. Nella riunione degli scorsi giorni, trasmessa via Zoom, Letta ha riunito su zoom tutti i sindaci dem capeggiati da Antonio Decaro, in modo chiaro avrebbe fatto intendere a tutti quelli a cui mancano due anni di mandato, a candidarsi nelle liste per il parlamento. In Basilicata al momento sarebbe “salvo” solo il sindaco di Grassano Filippo Luberto. Unico primo cittadino che alle scorse amministrative ha non solo corso con il simbolo del Pd sulla lista ma ha anche riottenuto la rielezione. Fortunatamente per lui i pochissimi mesi di amministrazione lo salverebbero dalla scelta di Letta. Per tutti gli altri invece la partita sarebbe più che aperta Non tutti però sarebbero propensi ad accontentare Letta, considerato che per candidarsi la legge prevede che i sindaci debbano dimettersi un mese prima delle elezioni. Diversamente dai presidenti di regione quindi non potranno fare una campagna elettorale da primi cittadini. Mentre i governatori possono scegliere dopo il voto se mantenere la carica in regione o lo scranno parlamentare. Per questo motivo per loro è molto più semplice accettare l’offerta di Letta, anche perché in caso di vittoria per loro si aprirebbero le porte di un ministero, mentre in caso di sconfitta potrebbero continuare a guidare la propria regione anziché andare a fare i deputati semplici. Per i sindaci invece la scelta è un salto nel buio. Per questo sono più propensi a esprimere un proprio candidato di fiducia nel listino bloccato, promettendo di spendersi personalmente per la campagna elettorale, anziché scendere in campo in prima per-sona. In Basilicata però la questione sembra essere molto più complicata che in altre regioni. Non solo gli amministratori dem usciti sconfitti dalle scorse regionali e dalle ultime amministrative hanno alzato un muro di protezione verso un partito che in Basilicata deve ricostruirsi da zero, ma c’è lo scoglio insormontabile dei posti ridotti tra Senato e Parlamento. Ora toccherà al baby segretario La Regina provare a sciogliere la matassa e anche in tempi rapidi considerato che ha veramente pochissimo tempo per riflettere sulla linea politica da seguire.