NATURA E BORGHI LUCANI: OCCORRE UN PIANO DI “RIPULITURA” FATTO CON COERENZA E CRITERIO
Urge un Ufficio regionale apposito che detti le linee guida per mitigare le “brutture paesaggistiche” danno del patrimonio ambientale lucano
Se la Basilicata è composta di piccoli borghi che si stanno ulteriormente spopolando, se una delle residue speranze di salvezza risiede sia nel turismo che in una buona qualità di vita, credo necessario e prioritario un serio “piano di ripulitura” del suo territorio. Sulla moda dei “bandi” invece copre i favoritismi (la scelta di un progetto essendo condizionata dai gusti della commissione giudicante) e lascia irrisolte la gran parte delle situazioni. Occorrerebbe perciò un Ufficio regionale appositamente e specificamente finalizzato a “ripulire” il territorio secondo i criteri o linee guida definiti nei piani paesaggistici; anche con assemblee zonali di Amministratori locali e di Rappresentanti sia delle Soprintendenze che degli Ambientalisti. Si parla addirittura di «proclamare la città lucana patrimonio mondiale dell’Umanità» (A. Giglio su “La Nuova del Sud” del 1 agosto); sebbene, già ad un primo sguardo, nella Perla del Tirreno ci sono “brutture” persino lasciate da lavori pubblici di oltre cinquant’anni fa! Ad Acquafredda svetta una struttura per stoccaggio e distribuzione del cemento nella costruzione del “doppio binario” sulla Salerno- Reggio Calabria; ad imitazione, non a caso a pochi metri, un albergo che avrà cessato di funzionare negli anni in cui ne fu bloccato l’ampliamento; poco oltre, scendendo sulla spiaggia, rischia di cadere a pezzi un altro ex albergo, pericoloso per passanti e turisti. Questo degli edifici bloccati per irregolarità edilizie, ma poi lasciati a decadere, pezzo a pezzo, non è però una peculiarità di Acquafredda a pochi metri della famosa Villa Nitti. Sembra esserlo dei 32 km di tutta la costa tirrenica (e non soltanto): quasi monumenti all’imbecillità di tutti noi che non li notiamo? Basterebbe affacciarsi a Marina per essere attratti dal rosso dei cocci alle pareti non intonacate, al tempo giustamente bloccate: ma poi lasciate ad “ornare il paesaggio”, con danno maggiore che se fossero state completate! Gli abusi edilizi o si abbattono a carico del proprietario o si completano con una multa equivalente ai valori del mercato: terzium non datur, se si vuole la ripulitura del territorio! Questo sulla Maratea…internazionale, con il Cristo che benedice ancora la ex Pamafi: una proprietà pubblica, le cui serre giacciono a pezzi dai tempi in cui ne fu bloccata la trasformazione in villette con attracco privato di natanti (che avrebbe ridotto Castrocucco ad un regno felice per zanzare e speculatori). Come dire, che anche quando si è riusciti ad impedire il peggio, tuttavia le cose sono rimaste a danno del Patrimonio pubblico o Ambiente; e persino lì dove si è convinti “valga al massimo”. Non a caso, intellettuali della Valle del Noce sono impegnati contro l’impianto autorizzato dalla Regione Calabria a ridosso della suddetta piana: ma é soltanto quello il punto dolente di un’area che, adeguatamente correlata alle Terme di Latronico ed al Parco del Pollino con la (fallita) SS85- Galdo (abortita a Lauria inf), già prima dell’82 la Regione pensò di valorizzare per un turismo Mare-Monti-Terme? L’opinione pubblica non si mobilita nemmeno per i ruderi pericolanti nei quartieri semi abbandonati di quasi tutti i Centri di quell’area, a cominciare da Rivello, uno dei borghi più fotografati della regione. Un “piano di ripulitura” sarebbe dunque urgente per ciascuno dei borghi di cui pur mena vanto Bardi, l’Immigrato, che vuol regalare gas a destra ed a manca mentre le case vecchie, disabitate e spesso prive di proprietari, cui crollano i tetti con gran spavento per le notti dei turisti. E fa certo bene l’ex assessore Rosa a vantare l’obiettivo della leg-ge R.53/2021, liddove, forse, per «mitigazione ambientale per i Comuni» si potrebbe intendere il «riqualificare le aree urbane». Nel qual caso, i cornicioni che reggono le ultime tegole in bilico sulla testa dei (pur radi) passanti e turisti potrebbero subito esser rimossi, salvo che con soli 9 milioni si è costretti a ricorrere ai bandi ed a prendere in giro sia i Borghi che l’intera Lucania. La difesa del futuro, l’investimento su turismo e la tenuta anagrafica hanno anzitutto bisogno di un territorio che conservi le sue bellezze, pulito ed anzitutto non “a rischio”. Di fatto, persino nelle aree più “esposte” al turismo si registrano “anomalie” tali che nemmeno ce ne scandalizziamo (o addirittura accorgiamo) in quanto corpo sociale: al punto da non ridere a crepapelle quando dai palchetti per le cerimonie estive – di marca snob – si proclamano etichette roboanti. La Basilicata ha soltanto il Territorio ed dunque bisogno di un Ufficio regionale apposito da dotare dei soldi del petrolio con i quali potrebbe semplicemente salvarlo. Se il Consiglio regionale decidesse di capitalizzarli per la sopravvivenza dei borghi e persino per l’incremento demografico. Non dunque come esca di voti, bonus truffaldino di scambio elettorale. Qualche flebile voce si solleva contro il progetto “gas gratis”, ma solo per sollecitare l’energia pulita: senz’ altro giusto ed anzi necessario! Per il resto c’è silenzio sulla questione di fondo, che, trattandosi di spesa pubblica, è in due punti: la coerenza con le priorità programmate (ce ne sono?) e la correttezza civile (dunque morale) del bonus bardiano, sottratto al-la monetizzazione dall’Ente energia. Lo si trasforma in una copia della farina che i Borboni elargivano (“magnàt fetient!!!) alla folla affamata di Napoli? Qui, in Basilicata, se la folla si levasse dai borghi, chiederebbe semplicemente di salvarli!