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«QUESTIONE LAVORO SEMPRE PIÙ URGENTE INCERTEZZA SULL’INDOTTO DELL’AUTOMOTIVE, A RISCHIO LA TENUTA OCCUPAZIONALE»

Per il segretario generale della Cgil lucana: «Quanto sta accadendo sono le conseguenze figlie di scelte imprenditoriali costruite solo sullo sfruttamento»

«Come ormai annunciato da mesi, a partire dall’anno 2024 nello stabilimento Stellantis di Melfi andranno in produzione quattro modelli di auto elettriche. Questo comporterà una riduzione della capacità produttiva dello stabilimento pari a  350.000/400.000 auto all’anno. Il calo dei volumi produttivi, così come continuiamo a denunciare, avrà conseguenze sulla tenuta dei livelli occupazionali non solo nello stabilimento Stellantis ma in tutto l’indotto. Una situazione che sta avendo riflessi negativi e ricadute pesantissime già oggi anche sulle aziende dell’indotto a partire da quelle della logistica». Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. «Al calo dei volumi produttivi e della riduzione occupazionale si aggiunge l’incertezza delle commesse. Stellantis per ridurre i costi – continua Summa – non solo sta internalizzando attività in spregio alle mansioni stabilite dai contratti di lavoro collettivi,   una scelta gravissima che di fatto peggiora le condizioni di lavoro dei lavoratori diretti da un lato e dall’altro determina tagli occupazionali pesanti nell’indotto». «Quanto sta emergendo dai racconti di alcuni lavoratori è inaccettabile. Gli operai –prosegue Summa – denunciano turni massacranti, assenze di pause, organico ridotto. C’è chi è da 26 anni lavora in quell’azienda con sacrifici quotidiani per raggiungere il posto di lavoro impiegando 5 ore d’auto (tra andata e ritorno). Altro che assenteismo denunciato dalle imprese – tuona il segretario della Cgil lucana – qua parliamo di condizioni di lavoro al limite della schiavitù. Una situazione, quella dei lavoratori di Stellantis e dell’intero indotto, che andrebbe affrontata partendo proprio dalle condizioni materiali dei lavoratori, disumane e insostenibili. Ancora una volta i diritti dei lavoratori vengono calpestati. C’è bisogno di un intervento urgente perché uno dei primi pilastri di una società democratica è quello di garantire i diritti, soprattutto quelli dei lavoratori. Invece tutto ciò non accade. Soprattutto in Basilicata». Quanto sta accadendo secondo Summa «sono le conseguenze figlie di scelte imprenditoriali che in questi anni hanno costruito la competizione solo sulla riduzione del costo del lavoro, sfruttando i lavoratori costretti ad accettare condizioni contrattuali inaccettabili, in particolare nel settore della logistica. Tutto questo ha portato, inevitabilmente, a un peggioramento delle condizioni del lavoro. Viviamo in un mondo dove il rapporto tra le imprese e i lavoratori è governato dal ricatto occupazionale, con le note conseguenze della riduzione del salario, dei diritti calpestati, dove aumentano frammentazione e precarietà». «Ma adesso non è il tempo di continuare su questa via – afferma Summa – bisogna rivendicare alle aziende la necessità di investire e di non ridurre i diritti. È il momento in cui o si ha la capacità di innovare e di diversificare oppure si rischia il baratro. In questa critica situazione un ruolo determinante lo ha anche e soprattutto la Regione. Ancor più se si parla dell’automotive, settore trainante dell’economia regionale. Non basta più “accompagnare” le aziende nei processi di transizioni. Bisogna guidarli e governarli, Per farlo c’è bisogno di programmazione e dì investimenti che devono essere indirizzati prima di tutto alla formazione dei lavoratori, ai quali serve il giusto sostegno a garanzia un dei livelli occupazionali, anche perché è già in atto da parte delle aziende una riorganizza-zione e migliaia di addetti diretti e indiretti rischiano il posto di lavoro. Non è più il tempo di tergiversare». «Chi governa, ma in generale tutte le forze politiche – dichiara il leader della Cgil di Basilicata – dovrebbero, da subito,  confrontarsi  e misurarsi con i problemi reali del territorio regionale a partire dalla salvaguardia dei livelli occupazionali e dalla tutela di migliaia  di lavoratori che rischiano seriamente di perdere il proprio posto di lavoro. Su queste tematiche è necessario  concentrarsi senza ulteriori  indugi». «Basta slogan e propaganda – sostiene Summa -. Le risorse economiche, a partire da quelle derivanti dal gas,  dovrebbero essere utilizzate per l’attuazione di  un ambizioso piano strategico di accompagnamento alla  transizione energetica e alla creazione e salvaguardia dei livelli occupazionali attraverso la  riconversione delle competenze professionali. Circa 500 milioni di euro in tre anni non possono essere sprecati  in interventi  a pioggia senza ricadute di sviluppo sul territorio e  a prescindere dalle fasce di reddito. Non è concepibile sprecare  questa opportunità di risorse finanziarie senza guardare allo sviluppo futuro del lavoro da cui dipende la sopravvivenza della nostra regione. Stiano vivendo una delle crisi economiche più drammatiche della storia repubblicana del nostro paese e  la nostra regione ne è  travolta in pieno. I  settori strategici  dell’energia e dell’ automotive, perni della nostra economia regionale,  sono i settori che stanno subendo la più profonda e  incisiva evoluzione e trasformazione connessa alla transizione ecologica». «Investire nei processi di transizione ecologica per riconvertire  settori produttivi, creare e salvaguardare posti   deve essere la priorità. Le risorse finanziarie  derivanti dalla disponibilità di circa  200 milioni di metri cubi di gas all’anno  dovrebbero  essere vincolate  per interventi strutturati di lungo periodo  in grado di generare benessere e  occupazione nella nostra regione e soprattutto per evitare che i  nostri giovani continuino ad emigrare. Per queste ragioni – conclude Summa – è il tempo di unire tutte le forze democratiche per difendere il lavoro e costruire un grande piano d’investimento per garantire questa difficile condizione e complessa transizione verso un nuovo modello di sviluppo».

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