DA DRAGHI IL BLITZ SULL’ACQUA: LA NUOVA EIPLI NON PIÙ «A TOTALE CAPITALE PUBBLICO»
Dal Consiglio dei Ministri, il cavallo di Troia sulla gestione del bene idrico: con la scusa del «recente fenomeno della siccità», il cambio di strategia
Con Draghi presidente del Consiglio dei ministri, difficile immaginare un approdo diverso per quanto riguarda il bene acqua: sull’Eipli, la rivoluzione della privatizzazione, diretta mascherata che sia, poco cambia se non nella forma. Il testo pubblicato nell’agosto dell’anno scorso in Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, in riferimento al soppresso, dal 2011, ma tuttora in liquidazione, Ente per lo sviluppo dell’Irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, così recitava: «Le funzioni del soppresso Ente con le relative risorse, umane e strumentali, sono trasferite a una società per azioni a totale capitale pubblico e soggetta all’indirizzo e controllo analogo degli enti pubblici soci». Nel testo, invece, approdato ieri sulla scrivania del Consiglio dei Ministri, subito la “bomba”: «Le parole “a totale capitale pubblico e soggetta all’indirizzo e controllo analogo degli enti pubblici soci” sono soppresse». La nuova società delineata su carta nel 2021, era stata concepita come costituita dallo Stato e partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze con il dipartimento delegato all’Autorità politica per le politiche di coesione e per il Mezzogiorno, dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Prevista, inoltre, la possibilità di partecipare alla società per le regioni Basilicata, Campania e Puglia, con garanzia della rappresentanza in relazione alla disponibilità delle risorse idriche che alimentano il sistema e tenendo conto della presenza sul territorio regionale delle infrastrutture di captazione e grande adduzione. Anche su questa prescrizione, modifiche da parte del Governo Draghi. A cascata, però, tutte le altre variazioni sono una derivazione della prima: «a totale capitale pubblico», non più. La motivazione data, più contata che credibile: colpa della situazione di criticità che si è determinata nel settore idrico nazionale per effetto del «recente fenomeno di siccità», e, pertanto, al fine di tutelare le risorse idriche del Paese, specialmente nel Sud Italia, e di «favorire gli investimenti» per lo sviluppo di infrastrutture atte a tutelare e migliorare la gestione delle risorse idriche. Per questi e altri motivi, ovviamente non scritti nel testo valutato dal Consiglio dei Ministri, l’apertura anche a «società direttamente o indirettamente controllate dallo Stato o dalle Regioni e operanti nei servizi pubblici a rete o nel finanziamento delle relative infrastrutture». A queste società, direttamente o indiret-amente controllate dal Pubblico, se prima era previsto il «divieto», adesso sarà possibile cedere quote di capitale della nuova società che prenderà vita dalle ceneri dell’Eipli. Bene acqua, l’hanno chiamato Dl “Aiuti bis” col sottotitolo «misure per potenziare gli investimenti idrici nel Sud Italia», ma tradotto in sostanza, date le modifiche, suona differente. Anche il Governo Draghi si è cimentato con la costante accelerazione della procedura di liquidazione dell’Eipli e non che il Pubblico abbia raggiunto sempre traguardi positivi, ma che ciò sarà possibile in futuro con le società indirettamente controllate, è un concetto astratto. Soprattutto, sembra un cavallo di Troia per l’ingresso tout court ai privati di qualsiasi natura.