A MATERA SUONI E MITI DEI ‘CAMPANACCI’ SANMAURESI
Suoni e figure dell’antica tradizione della transumanza, quella dei ”Campanacci”, in mostra a Matera
Suoni e figure dell’antica tradizione della transumanza, quella dei ”Campanacci” di San Mauro Forte (Matera), sono approdati nella Città dei Sassi in una mostra forgiata da Rocco Giammetta, un anziano fabbro sanmaurese che ha riprodotto in metallo campanacci e suonatori di ogni dimensione.
Trenta di questi manufatti in bronzo sono esposti da oggi e fino al 31 agosto nella mostra ”Riti e Miti, il Campanaccio nei Sassi”, allestita nella Chiesetta della Mater domini, a ridosso degli antichi rioni di tufo. In esposizione pure alcuni attrezzi di bottega che ”il maestro artista” ha utilizzato per anni, ravvivando il fuoco e battendo il martello sull’incudine anche in vista della sfilata dei suonatori di campanacci, che si svolge il 15 e 16 gennaio all’ombra della Torre Normanna e per i vicoli di San Mauro Forte.
Il Camapanaccio, rito scaramantico e propiziatorio del passato, segue un cerimoniale pagano legato alla cultura della terra e della transumanza delle mandrie, che si festeggia a gennaio in onore di Sant’Antonio Abate protettore degli animali.
La tradizione vuole che il fragore di grosse campane, agitate a ritmo quasi ipnotico, allontani disgrazie e spiriti maligni propiziando così un “buon raccolto” anche dalla produzione animale. La campana, in particolare, assume il significato di talismano artistico ricco di energia positiva. Ne ha parlato anche Carlo Levi nel suo ”Cristo si è fermato a Eboli” descrivendone clima e sensazioni: “… Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, da un rumore arcaico, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva che entrava nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto… “