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SANITÀ, LA CONVENZIONE TRA “SAN CARLO” E “BAMBINO GESÙ” VERRÀ RINNOVATA?

Un accordo del 2011 tra Regione Basilicata e Azienda ospedaliera potentina e romana che servì a potenziare la rete pediatrica e contenere la migrazione sanitaria sfumata nel 2016

Potenziare la rete pediatrica regionale per migliorare la capacità di risposta sul territorio, recuperare la fiducia delle famiglie e contenere la migrazione sanitaria, limitandola alle patologie di elevata complessità. Sono questi gli obiettivi dell’accordo firmato qualche giorno fa a Roma, presso il Ministero della Salute, dalla presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Mariella Enoc, alla presenza del ministro Roberto Speranza per una Sanità a misura di bambino. Peccato non avvenga in Basilicata. O quanto meno, non più. Perché, di fatto, a quel tavolo vi era a firmare il presidente della Regione Calabria. Non altri. Eppure la Regione della Basilicata un accordo simile lo stipulò già: era il 2011 quando venne reso attivo presso l’Ospedale “San Carlo” di Potenza il Centro pediatrico “Bambino Gesù” di Basilicata, nato all’epoca dalla convenzione tra la Regione, l’Azienda sanitaria potentina e il rinomato Ospedale pediatrico romano “Bambino Gesù”, il presidio ospedaliero di proprietà della Santa Sede accreditato come Policlinico e Centro di ricerca pediatrico punto di riferimento di livello internazionale per la ricerca e la cura di bambini e adolescenti. La collaborazione ha fattivamente permesso di potenziare la rete pediatrica sul territorio lucano nonché di contenere la migrazione sanitari, svolgendo all’interno della sede convenzionata in regione attività di ricovero in regime ordinario, day hospital, day surgery e specialistica ambulatoriale coordinandone l’assistenza ai pazienti pediatrici del territorio lucano. Una sorta di rete con tutte le pediatrie regionali. Nel Poliambulatorio del presidio furono così integrate le attività pediatriche che in tempi addietro venivano effettuate in altri reparti del “San Carlo”, oltre a fare anche da collegamento per pazienti con patologie complesse che avevano necessità di un trattamento nella sede di Roma dell’Istituto seguendone direttamente il follow up – l’assistenza – dei pazienti curati presso l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma.  Una collaborazione che non avrebbe quindi in alcun modo sostituito il reparto di pediatria già esistente nel capoluogo lucano, bensì andandolo a rafforzare grazie alla collaborazione sinergica con l’Ospedale romano, fornendone e integrandone tutte le consulenze e le attività pediatriche, garantendo al bambino ricoverato le migliori e più avanzate cure, nonché un apposito percorso diagnostico-terapeutico mantenendo nel contempo prioritaria la qualità della vita dei piccoli ricoverati e delle loro famiglie. Una nuova risposta di salute in campo pediatrico – in cui è fondamentale la diagnosi precoce, l’appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici e riabilitativi – che funzionò a tal punto che  venne ripensato un rinnovo della collaborazione tra le due Strutture ospedaliere. Sulla premessa di queste informazioni, però, ad onor di cronaca è giusto segnalare che questa convenzione, che sarebbe dovuta durare altri 5 anni, a decorrere dalla data di inizio attività, venne rescissa da una Delibera di Giunta Regionale del 2015 che, contestualmente, approvava un nuovo schema disciplinante i rapporti di collaborazione nell’ambito delle specialità pediatriche. I termini di questa nuova convenzione prevedevano il supporto dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù attraverso attività di screeening neonatale esteso delle malattie metaboliche; attività di consulenza specialistica, previa elaborazione di specifici protocolli approvati dalle rispettive Direzioni Sanitarie ed attività di formazione. Sicché, nel 2016, quando si arrivò al rinnovo, in verità, tutto il progetto – nonostante le premesse e i nuovi pronostici – non è stata posta più alcuna collaborazione in essere. Di un Servizio che è stato eliminato ma che era fondamentale per i tanti problemi dei lucani che ora sono obbligati a trasferirsi a Roma per le cure necessarie. Tant’è sarebbe opportuno che la Regione Basilicata – considerato anche l’avvio della Facoltà di Medicina in loco – ritorni sui suoi passi e riporti sul territorio le eccellenze del “Bambino Gesù” aiutando realmente chi, non per diletto bensì per obbligo di cura della salute dei più piccoli, è costretto tra le tante difficoltà a recarsi nella Capitale.

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