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CON DI MAIO È QUATERNA DI STRANIERI I LUCANI CORAGGIOSI SONO POCHI

Continua l’invasione dei paracadutati nella martoriata Basilicata, solo un sano orgoglio potrà salvare la rappresentatività

A Casellati, Salvini, Amendola si aggiunge anche Di Maio, sono quattro gli “stranieri” candidati in Basilicata, se a questi si aggiunge Aldo Mattia che, pur operando da qualche anno in Basilicata, non è sicuramente un lucano, appare evidente che la nostra Regione è diventata terra di conquista per i partiti romani.

UNA CLASSE DIRIGENTE INESISTENTE

In sede di Assemblea Costituente, grazie al poderoso lavoro di Emilio Colombo, la Basilicata ebbe assegnato un numero di parlamentari superiori a quanti ne sarebbero spettati con un mero calcolo percentuale. La Basilicata produceva classe dirigente nella Prima Repubblica dal Francesco Saverio Nitti a Emilio Colombo ma anche Angelo Sanza e tanti altri furono protagonisti nazionali proveniendo dalla nostra Regione e, per anni, sono stati grandi difensori del nostro territorio e delle sue prerogative. Oggi la Basilicata pare poverissima da questo punto di vista, non solo in sede di riduzione dei Parlamentari non è stata riservata nessuna deroga in mejus sul numero di senatori (come accadde in Assemblea Costituente) ma addirittura oggi, nell’assegnazione dei Parlamentari sembra che la Legge elettorale senza preferenze stia riducendo al minimo la rappresentanza istituzionale. Un vuoto di classe dirigente locale che è sempre più insignificante nelle dinamiche politiche nazionali, va col cappello in mano a pietire un posto e non conta niente sul territorio.

IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Su questa vicenda incide anche il taglio dei Parlamentari che rende inappetibile le candidature nei partiti minori in una Regione così piccola. Le candidature di Salvini e Di Maio, infatti, tenuto conto della impossibilità di una loro elezione in Basilicata, sembra più un’azione di tamponamento alla codardia dei locali che preferiscono non candidarsi che una scelta di conquista. Se l’elezione è difficile o quasi impossibile non si riescono a trovare candidati.

PITTELLA CUOR DI LEONE

Tutti i dirigenti locali hanno alzato le mani davanti alle ingerenze romane mostrando così la propria debolezza. Chi ha avuto il coraggio di rompere gli indugi e far sentire tutto il suo peso territoriale è stato solo Marcello Pittella. Il guerriero di Lauria non è uomo facile da domare e oggi può rappresentare tutto quel mondo che è stanco della colonizzazione da fuori regione. Sarà dunque la coppia Polese-Pittella a difendere il nostro territorio e la nostra autonomia? Sapranno i cittadini lucani scegliere senza colonizzazioni e difendere la propria rappresentanza? Lo scopriremo tra poco più di un mese. Per adesso certamente le classi dirigenti di Lega, Fi, Pd e Fdi non stanno facendo bella figura, più che classi dirigenti sembrano classi dirette.

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