PALESTRA “LEOPARDI”, «IL NAUFRAGAR M’È DOLCE» PURCHÉ LA RIQUALIFICAZIONE NON SIA INFINITA
Il Centro sportivo di rione Lucania è chiuso dal 2017. Da allora nessun progetto comunale si è avviato per risparmiare allo stabile l’ennesimo caso di degrado urbano
Il 30 settembre 2019, insieme a Rieti, Siena e Terni, il capoluogo lucano ha ricevuto la nomina ufficiale di “Città europea dello sport 2021”. Si tratta di un riconoscimento assegnato da Aces Europe – la federazione delle capitali e delle città europee dello sport – a centri urbani con meno di 100.000 abitanti. All’indomani dell’investitura, ovviamente, la città di Potenza era in fermento, dandosi subito da fare per essere all’altezza di questa importante manifestazione. L’attività è stata febbrile. Associazioni sportive e di volontariato, privati e atleti di tutti i tipi si sono messi al lavoro alacremente perché questa esperienza potesse essere un laboratorio per la città, «un’opportunità di conoscenza e di crescita sociale e culturale per tutta la comunità, rappresentata dal prezioso mondo del movimento sportivo e dell’aggregazione giovanile », come si legge nel dossier della candidatura. Ma con un obiettivo ben preciso: guardare soprattutto alle fasce più deboli della popolazione. Tutto sembra essere già quasi a buon punto, almeno sulla carta. Ma – un po’ i cavilli della burocrazia e un po’ il diffondersi della pandemia da Covid- 19 – si sparigliano un po’ tutte le carte, mandando all’aria tutti i piani o quasi. La città ottiene, in seguito, dall’Aces l’estensione al 2022 della nomina: ciò comporta che, pur continuando a essere denominata “Città Europea dello Sport 2021” (così dovrà essere sempre citata), Potenza sarà autorizzata a estendere le attività previste anche nel corso del 2022, purché il programma abbia inizio entro la fine dell’anno 2021. E su questo pare che il capoluogo non veda l’ora di ripartire. Dallo sport. Peccato, però, riscontrare che salvo validi progetti di riqualificazione in atto – ad esempio la piscina comunale “Michele Riviello” in via Emanuele Viggiani, al Parco Montereale – non vi sia un progetto universale che comprenda un’attenzione rivolta alla manutenzione di tutti gli impianti comunali o, quanto meno, degli edifici sportivi che più necessiterebbero di considerevoli e più celeri interventi. Come se vi fossero strutture di serie A e strutture di serie B. Eppure, in città non mancherebbero di certo le strutture, anche di notevole pregio storico quanto culturale e sociale, a meritarsi più fattive attenzioni. Come il caso dell’Ex Palazzetto Coni – come segnalato giorni addietro su queste colonne – ma anche come il Centro Sportivo “Giacomo Leopardi” in via Riviello, nel Rione Lucania di Potenza, il quale non sarebbe affatto esente da una riqualificazione e restituzione ad uso palestra. Anzi. Chiuso dal 2017, pare a causa di una mancata risposta rispetto alla manutenzione dell’impianto – che da ordinaria si è trasformata in straordinaria – il Comune ne abbia disposto la chiusura dei locali – dove veniva svolta l’attività sportiva non solo degli studenti ma anche delle tante associazioni del territorio – segnalando la struttura sportiva “Leopardi” completamente inagibile e pericolosa per la pubblica e privata incolumità. Or bene, seppure con riferimento all’edilizia sportiva, con l’occasione della tanto decantata nomina e con i Fondi del Pnrr, occorrerebbe davvero recuperare il tempo purtroppo malamente perduto e rilanciare fattivamente la riqualificazione di questo come di altri edifici – sportivi e non – partendo da un’Amministrazione che dica concretamente quali piani ha per gli impianti sportivi che hanno chiuso in questi anni e quando e come intenderebbe far fronte alla manutenzione dei centri e delle attrezzature più datate. Citandone – per l’appunto – qualche verso del poeta di Recanati: «Il naufragar m’è dolce » purché l’attesa non sia per davvero letteralmente “infinita”.