AttualitàBasilicataBlog

EDIFICI ABBANDONATI, VIGILANTE FA IL PUNTO TRA I PROGETTI E LE ISTANZE IN CANTIERE

Il report di Cronache ha fatto i conti anche con il «feticcio» dell’assessore all’urbanistica di riqualificare la città. Per il componente della Giunta Guarente «le premesse ottenute finora dalle istanze del bando “Potenza riusa” sono un buon risultato», ma non basta

Continua ad avere seguito il report di Cronache sullo stato di degrado in cui versano gli immobili, in prevalenza pubblici, del capoluogo lucano. All’indomani dell’intervento, su queste colonne, del segretario cittadino Pd Carmine Lombardi, a voler fare il punto è l’assessore del Comune di Potenza, con delega all’Urbanistica – Condono e Ricostruzione – Edilizia Scolastica Antonio Vigilante, promotore del progetto “Potenza Riusa”. Un intervento che mira alla semplificazione delle procedure per il cambiamento di destinazione d’uso di quegli immobili a uso pubblico dismessi.

Assessore, il bando avviato a marzo con “Potenza Riusa” in che modo sta inflluedo sulle sorti del patrimonio edilizio in abbandono? Ricordiamo che le gli immobili messi all’asta sono l’ex scuola media statale di via Leoncavallo, chiusa nel 2009 e messa in vendita nel 2011 con tre aste finora andate deserte; l’ex Centro per l’infanzia “Natascia”, messo in vendita nel 2013 con tre aste andate deserte e l’x Caserma dei Vigili del fuoco di rione San Rocco. Ad oggi, sono pervenute manifestazioni d’interesse?

«Dunque, le istanze successive al bando “Potenza Riusa” sono arrivate. Dovrebbero essere circa 5 o 6 quelle pervenute e sono al momento in fase istruttoria, ossia verranno presentate alle Commissioni di competenza nel prossimo mese. In questo periodo avremmo modo di rendere il tutto pubblico e, quindi, rendere nota una prima concreta percezione del risultato ottenuto. Ma già le premesse sono per me un buon risultato, sapere che vi sono state offerte d’interesse sulla questione di rifunzionalizzazione delle strutture che riguardano – nello specifico – l’edificio dismesso dell’ex Centro dell’Infanzia “Natascia” di rione Lucania, che andrà così in prospettiva a rifunzionalizzare l’area circostante, in generale, dove si percepiva una sorta di abbandono e nomadismo. Nel dettaglio, proprio il Centro Natascia è stato da sempre una sorta di mio “feticcio”: speravo che qualcuno potesse finalmente essere interessato perché lo ritengo, ad esempio, un felicissimo intervento qualora qualcuno si dimostrasse fattivamente interessato perché lì si avrebbe occasione di riqualificare non solo la struttura bensì l’intero quartiere di cui fa parte, avendo un bell’impatto per tutta la città nel vero senso di “rigenerazione urbana”. Anche sul secondo dei tre immobili in attesa di destinazione d’uso – quello dell’ex scuola media statale “Sinisgalli” di via Leoncavallo – mi hanno avvisato dall’Ufficio Patrimoni che sono giunte delle offerte d’acquisto, a prescindere dal bando di gara, ed era anche questo un edificio che, come evidenziato anche nel vostro articolo, giaceva lì in attesa da anni nel pieno disinteresse generale, anche da parte degli operatori economici che non hanno mai formulato offerte concrete per questo specifico prefabbricato. Mi pare tutto questo già un primo bel segnale, no? Credo che quest’iniziativa sia stato un catalizzatore di questo fermento, perché con il bando diamo opportunità a questi fabbricati di poter assumere una nuova funzione e con una procedura più snella».

E per quanto riguarda il terzo degli immobili messo a gara, l’ex Caserma dei Vigili del fuoco di rione San Rocco?

«È questa una struttura materialmente trasferita al patrimonio dell’Acta nella prima decade degli anni 2000. È sicuramente intenzione della nostra Amministrazione avviare un percorso di riacquisizione dell’immobile così da poterci mettere nelle condizioni o di immaginare dei finanziamenti europei volti a una riqualificazione dello stabile oppure di inserirlo nel nostro Piano di dismissione e avere fattivamente uno strumento per il quale questa struttura possa diventare oggetto di interesse, magari di investitori privati. Questo implica, però, un processo di decisione collettiva».

Proseguendo nell’elenco, per quanto riguarda l’ex scuola elementare “Albini” di rione Betlemme: vi era un progetto di riqualificazione in essere annunciato lo scorso luglio. A che punto sono i lavori?

«Materialmente il progetto è rinveniente dai Fondi ministeriali riguardanti l’Edilizia scolastica e con tale intervento l’obiettivo è anche quello di riorganizzare l’area stessa, oltre a garantire un edificio destinato ad una popolazione scolastica dell’area Est di Potenza che ha urgente esigenza di un luogo predisposto all’attività scolastica. Il progetto, come anticipato, è stato già avviato: conclusi i dovuti lavori logistici riguardanti l’Enel, si potrà procedere con la demolizione e ricostruzione della scuola. Più in generale, è evidente che in città c’è la necessità di portare avanti un percorso di aggiornamento quanto di efficientamento di tutte le strutture storiche che necessitano, sia dal punto strutturale sia funzionale, di interventi in termini di revisione. Questo, però, comporta anche avere la possibilità di spazi per poter garantire una sorta di “rotazione” ossia: dove si “mette a riposo” un fabbricato è necessario che ve ne sia un altro disponibile per poter far funzionare comunque il Servizio precostituito dalla struttura o per rimetterlo in seguito in esercizio. E questo immobile è un’altra grande opportunità che offre in tal senso, oltre al consequenziale processo di riqualificazione del quartiere storico potentino di Betlemme».

Restando sempre in tema di plessi scolasti. Chiarisca la questione non troppo nota ai più della palestra “Leopardi” di rione Lucania.

«Lì vi è già un intervento programmato di adeguamento sismico e messa in sicurezza, di cui abbiamo già ricevuto il necessario finanziamento e, quindi, quella struttura sarà oggetto di intervento. Si stanno solo perfezionando le procedure con i fondi del Pnrr».

Sfoltendo la lista, qual è invece allo stato attuale il quadro per i due “mostri” urbanisti dell’ex scuola “Torraca” e del Palazzetto Coni, di Montereale tallone d’Achille di tante Amministrazioni comunali che si sono susseguite?

«Entrambe le strutture sono state candidate nel bando “Rigenerazione urbana” rientrante nel fondo Pnrr che si propone di poter perseguire la “qualità dell’abitare” nonché gli interventi di “edilizia sostenibile” di tutte quelle strutture dismesse o degradate, come è evidentemente il loro caso. Nello specifico, uno degli elementi visibilmente limitanti della “Torraca” è che ha una struttura volumetrica importante e con i finanziamenti finora resi disponibili molto spesso non si riusciva a ricoprire le spese che ne deriverebbero per l’intervento di demolizione dell’edificio, più che la sua consequenziale ricostruzione. Poiché si tratterebbe di un intervento davvero articolato e molto più oneroso di una qualsivoglia altra demolizione, perché incastonata in un edificato urbano e ciò comporta una complessa e onerosa messa in sicurezza di cui al momento non si di- spone della copertura del finanziamento che sarebbe necessario. Quali potrebbero essere, quindi, le fattive soluzioni? O si ridimensiona mostruosamente il suo volume, però i requisiti dei bandi molto spesso richiedono di conservare le misurazioni già esistenti degli Edifici scolastici; oppure tocca sfruttare la prima occasione utile per rivedere l’approccio progettuale considerando la sua struttura per una funzionalità poliedrica adibendo cioè una parte come Scuola e le altre aree del plesso destinarle a spazi per la Pubblica Amministrazione, quindi al Comune, che potrebbe così in qualche modo trovare soluzioni per i propri uffici e nella parte della superficie circostante essere uno spazio di aggregazione per il Centro Storico fruibile dai residenti e da tutta la cittadinanza, per poter beneficiare così di altri fondi. Per quel che riguarda, invece, il Palazzetto Coni lì si tratta di considerare una demolizione e annessa ricostruzione con l’idea di poter garantire anche spazi migliori rispetto ad un’esigenza di strutture sportive che sicuramente la città di Potenza richiede».

Per quel che riguarda invece la “Casa dello studente” a Francioso?

«Qui vi è un’idea in essere, oltre un progetto preliminare, di utilizzare lo stabile per un progetto di “Casa di primo sostegno” per chi vive in condizioni di temporanea difficoltà economica. Nello specifico, destinarlo magari a centro d’accoglienza per padri che per via di cause di divorzio hanno perso la possibilità di usufruire di un proprio tetto o comunque che versano in condizioni di disagio abitativo a cui la struttura servirebbe come “primo soccorso abitativo”, poiché possiede già una sorta di predisposizione a questa mission visto che si parla di piccoli alloggi mono e bilocali che potrebbero garantire la sussistenza della persona che necessita di ausilio. Un bell’esercizio di riqualificazione urbana quanto sociale».

 

Questione eternamente in sospeso, invece, di Palazzo D’Olivo. Ex “Don Uva” messo in vendita nel 2020 con l’ipotesi di adibirlo a polo universitario di Medicina quando la Facoltà era solo una mera ambizione da raggiungere?

«È anche questa una struttura di notevole importanza, storica quanto di volume, e qui solo un privato molto facoltoso potrebbe intervenire. Per quanto riguarda l’idea di inserire all’interno la Facoltà di Medicina, penso che, ad oggi, ai suoi primi passi e stando quindi ai numeri, gli iscritti non necessiterebbero di tutti quelli spazi di cui invece la struttura predispone e con tempistiche decisamente molto più celeri rispetto a quelle a cui si andrebbe invece incontro per intervenire sull’immobile. Quindi, per quanto ne so io, la Facoltà di Medicina muoverà i suoi primi passi nel Campus di Macchia Romana. Per il futuro del fabbricato, potrebbe essere una buona opportunità, qualora la Facoltà andrà ad incrementare i suoi iscritti, facendo così decollare l’idea progettuale con richieste di spazi tali da poter garantire la sua riqualificazione di presidio ospedaliero».

Altro progetto in sospeso, quello pensato per l’ex centrale del latte Vivalat come possibile sede del Centro operativo regionale della Protezione Civile. Anche questo naufragato?

«Sarebbe più interessante usufruire di quell’area e della sua posizione strategica come contenitore culturale, una sorta di Auditorium, che possa essere d’attrattore per contenere grandi eventi in città. Una struttura di cui Potenza non dispone. Ovviamente, questo implicherebbe una sinergia di intenti nonché di protocolli d’intesa con la Regione. Ma potrebbe consentire ad un capoluogo di regione di essere promotore di grandi iniziative in spazi ad oc. Ed è un peccato che quel luogo resti invece dismesso».

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti