UNITÀ CRISI SANITARIA, MAGLIONE CHIEDERÀ UN TAVOLO CON GOVERNO REGIONALE E BARDI
Il sindaco di Melfi è stato investito dall’emergenza a causa della delibera che blocca le prestazioni specialistiche
I l Sindaco di Melfi Giuseppe Maglione e il presidente del Consiglio comunale Vincenzo Destino ieri mattina hanno ricevuto una delegazione di dipendenti della Polimedica di Melfi, struttura che ha aderito sin da subito all’Unità di Crisi Sanitaria Basilicata e il cui rappresentante legale ne è anche il portavoce.
UNA VERA E PROPRIA EMERGENZA SANITARIA IN CORSO
«Il sindaco – afferma nella nota l’Unità di Crisi Sanitaria Basilicata – nonostante i suoi numerosi impegni, si è reso subito disponibile a convocare l’ incontro e si è dimostrato largamente informato sulla gravità della situazione e sul rischio ormai concreto di una vera e propria emergenza sanitaria», in conseguenza dell’interruzione di prestazioni specialistiche, derivante dalle delibere della Regione e dell’Asp di Potenza e della contemporanea crisi occupazionale. La delegazione, composta da dipendenti della Polimedica di Melfi e dal portavoce dell’Unità di Crisi, ha rappresentato al sindaco ulteriori elementi di aggravamento che stanno facendo precipitare l’emergenza anche in modo inquietante.
UN’ALTRA VERITÀ SPIAZZANTE SULLA CRISI DEL COMPARTO SANITARIO
La vicenda, da quanto dichiarato dall’Unità di Crisi Sanitaria, sta diventando «sempre più drammatica», soprattutto dopo il documento (parere pro veritate) inviato dall’Aspat al presidente Bardi e all’assessore Fanelli. «Data la delicatezza della situazione potenzialmente esplosiva e distruttiva – è stato sostenuto – anche per il territorio del Vulture-Melfese Alto-Bradano, che si andrebbe ad aggiungere ad altre vertenze già in corso, il sindaco ha voluto sottolineare come sin da subito abbia contattato i vertici regionali e abbia ricevuto rassicurazioni per una tempestiva soluzione della crisi». Ma dallo sfondo emerge un’altra verità spiazzante: l’adozione della deliberazione della Giunta regionale «che sta generando catastrofiche conseguenze per operatori e pazienti, non sarebbe un atto dovuto in ottemperanza della sentenza del Consiglio di Stato, anzi, secondo il parere pro veritate il riferimento al 2014 (otto anni fa) non è in alcun modo riconducibile alla sentenza. È utile qui ripercorrere rapidamente il percorso che ha portato a questa crisi del comparto sanitario accreditato e che colpirà soprattutto i cittadini», incalza la nota dell’Unità di Crisi Sanitaria di Basilicata. Sin dalla pubblicazione della delibera regionale “blocca prestazioni sanitarie”, ovvero la N° 482/2022 del 27 Luglio, il Comitato Unità di Crisi ha subito compreso che con la sua applicazione si sarebbe «verificata una vera e propria “apocalisse sanitaria” che avrebbe colpito soprattutto le fasce più deboli della popolazione e quelle mediobasse, oltre a mettere in crisi l’intero comparto della sanità accreditata, il quale, in questi anni di pandemia, ha letteralmente evitato fino ad ora l’implosione del Servizio Sanitario Regionale». «In principio, per quanto increduli e allarmati – è stato sottolineato dagli operatori sanitari di Melfi – si sperava che nella fattispecie fosse un mero “orrore burocratico”, pertanto si sono immediatamente attivate iniziative pubbliche volte a segnalare le storture di tale provvedimento, sia da un punto di vista dei contenuti che da un punto di vista procedurale (la IV Commissione del Consiglio regionale non è stata coinvolta).Tuttavia, si era fiduciosi che la Giunta rimediasse rapidamente con il ritiro in autotutela, visto l’evidente pasticcio burocratico». Ma così non è stato: «non sono bastate le note e le osservazioni comunicate a chi di dovere attraverso i canali ufficiali – tutte documentate, spiega il Comitato dell’Unità di Crisi – la cui ragionevolezza, di fatto, è evidente. Gli uffici della Regione Basilicata – prosegue – hanno provato a giustificare la cosa cercando di attribuire tale provvedimento ad un recepimento di una sentenza del Consiglio di Stato (sentenza, tra l’altro, a favore dei centri accreditati), tentativo di giustificazione che, al di là del titolo, si è dimostrato sin da subito di dubbia qualità e definitivamente distrutto dal parere pro veritate inviato dall’Aspat». Da quanto afferma il Comitato, la Regione ha anche sostenuto che «motivazioni tecnico-giuridiche non consentivano l’annullamento in autotutela dell’assurda deliberazione, e invece emerge in tutta evidenza dal parere pro veritate di un importante studio legale incaricato dall’Aspat Basilicata, che l’annullamento è possibile». «Proprio per le dannose conseguenze che questo atto sta producendo. Emergono quindi due verità inquietanti – evidenzia il Comitato dell’Unità di Crisi – le delibere non costituiscono un atto dovuto ma voluto e il loro annullamento dipende anche questo dalla volontà della Giunta regionale! Il parere “pro veritate” dello studio legale affronta punto per punto, in modo dettagliato ed equi- distante, tutte le debolezze della delibera regionale, mettendo in luce come non si possa essere in alcun modo addurre come motivazione la sentenza del Consiglio di Stato per la rideterminazione dei tetti di spesa con i criteri ivi adottati». Adesso, alla luce di questo ulteriore tassello, «se la delibera non verrà ritirata – spiega il Comitato – oltre a realizzarsi una vera e propria trappola burocratica che configurerà precise responsabilità, il rischio di ulteriore aggravamento della situazione, se possibile, sarà un ulteriore e ennesimo contenzioso che porterà le strutture colpite ad aver ragione ma troppo tardi».
LA PREOCCUPAZIONE DELLA SANITÀ DEL VUTLURE-MELFESE
La preoccupazione presso il centro federiciano «è ancora più tangibile», sottolinea il Comitato dell’Unità di Crisi Sanitaria, in quanto tale delibera colpisce in particolar modo il poliambulatorio Polimedica che, ricordiamo, per la sua collocazione e per i servizi resi (circa 100.000 prestazioni sanitarie all’anno) è un punto di riferimento sanitario importante non solo per il Vulture-Melfese. Se Polimedica cessasse i propri servizi, così come è obbligata a fare a partire dai prossimi giorni il Servizio Sanitario Regionale non sarà in grado di far fronte alla domanda di prestazioni inevasa (circa 220.000 prestazioni specialistiche) e i cittadini e gli operatori si troveranno in una situazione davvero assurdamente drammatica. Per questo motivo il presidente del Consiglio comunale e il sindaco Maglione hanno assunto l’impegno di chiedere «con urgenza un tavolo di confronto con le parti in causa». La delegazione ha riposto notevole fiducia in una iniziativa del sindaco anche in funzione delle sue attribuzioni in qualità di Ufficiale di Governo in materia di emergenza sanitaria ed ha richiesto «ripetutamente di attivare il confronto in modo pubblico e trasparente, a garanzia di un dialogo che produca una soluzione unica e non scindibile: in materia di normale pagamento delle prestazioni rese e di veritiera programmazione dei fabbisogni territoriali». La delegazione ha, infine, evidenziato che le prestazioni sanitarie specialistiche «non potranno essere erogate oltre perché le delibere non consentono di erogarle a carico del Ssn, motivo per il quale anche i collaboratori e gli operatori si aggiungeranno alle iniziative di appello e mobilitazione affinché le istituzioni regionali, superando la mala burocrazia». «Recuperino il dialogo vero – conclude la delegazione, composta da dipendenti della Polimedica di Melfi e dal portavoce dell’Unità di Crisi – e garantiscano la tutela della salute dei cittadini in uno con la tutela degli operatori sanitari».