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CHI SI ASTIENE COMUNQUE VOTA DI FATTO QUELLI CHE HANNO IDEE DIVERSE DALLE SUE

Il già Sottosegretario di Stato Savino sull’“ansia” del ritorno alle urne per via dei partiti autocratiti

Questo settembre si apre con sentimenti di disorientamento circa chi votare e di ansia circa l’evento del 25 e le sue conseguenze. Come sottolineato dal Prof  Cassese, i partiti son divenuti autocrazie lontane dalle «associazioni di cittadini che con metodo democratico» dovrebbero concorrere a «determinare la politica» (art 49 CC, un tema cruciale che richiede approfondimento). Dilaga perciò la tendenza al non voto! Ma io lo rifiuto per il semplice motivo che, se mi astenessi, voterei di fatto a favore di coloro che hanno idee molto diverse dalle mie! Sicché, non potendomi in alcun modo sottrarre alla scelta, decido di votare, assolvendo anche a quello ch’è un dovere del cittadino e nell’interesse della Comunità nazionale e regionale (dove spero i miei nipoti crescano e stiano bene, come di e prima di tutto al Sud! Se l’Italia si allontanasse dall’orientamento di Gentiloni nella Commissione Eu, che ha inventato il Pnnr destinandolo a noi nella misura maggiore, se cioè fosse trasferita a fianco di Orban e del gruppo di Visegrad–Polonia, Cechia, Slovacchia – di Le Pen in Francia, Vox in In Spagna, Putin e Bolsonaro, dell’avventurismo di Trump) rafforzerebbe la loro tendenza a rompere l’equilibrio mondiale a danno del “nostro” Occidente. In più, nella seconda ipotesi, sarebbero tolte le condizioni-base sia per reggere il nostro alto debito pubblico, sia per ricercare la non facile soluzione del problema migratorio (ingovernabile fuori dal contesto della solidarietà internazionale!). Da Meridionale (perché infine contano le condizioni in cui si vive) sento dunque doverosa una politica che, in più, superi i “trucchi” con i quali la parte forte del Paese (con Lega in primis) ha continuato a “truccare” la distribuzione delle risorse. Il primo e più antico “trucco” fu nel criterio storico per le ripartizioni delle risorse fra Comuni e Provincie, che continua a conservare un netto vantaggio a quelli del Nord (da cui la differenza nei servizi base e nella stessa crescita della classe diri- gente); l’altro “trucco” – più recente – è pretesa con l’Autonomia differenziata, da un referendum svolto in Lombardia e Veneto, per il «diritto di trattenere il flusso fiscale sul proprio territorio». Se vogliamo lottare per superare la nostra arretratezza occorre impedire anche questa ingiustizia che, sottraendo allo Stato i mezzi per investire a Sud, ne aumenta il divario e dà il colpo di grazia non solo a noi, ma all’intero Paese: il quale, dimezzato di fatto e con il Sud verso il peggio, sarebbe impossibilitato a concorrere nel mercato mondiale. Non potendosi salvare chiudendosi nell’autarchia (a suo tempo adottata dal Fascismo) ed isolandosi come vorrebbero i sovranisti, perché, come la Storia dimostra e Draghi ha ribadito (fra gli applausi di tutti al Convegno di Rimini), il protezionismo non coincide con il nostro interesse nazionale! Ebbene, già questi punti mi convincono di non votare a Destra(a non darmi la solita zappa sui piedi!). E mi si rafforzano con altri due motivi: primo, la mentalità europea (di matrice cristiana) che vuole la Società aperta e solidale rispetto ai bisogni del Mondo e concepisce lo Stato nazionale come motore dell’Ue (fondata anche da Noi per tutelare la pace; che, perciò, condanna l’invasione dell’Ucraina e la guerra scatenata da Putin; e che rifiuta le doppiezze tipo i “ritorni di fiamma”… mussoliniani (non certo per caso riportata in un simbolo). Secondo la possibilità stessa di esprimere un giudizio sulla Giunta Bardi, che, per non aver ancor definito un programma, imita i metodi che hanno “bacato” il Sud (gas come la farina dei Borboni… al “popolo fetente”, tradizione ripresa da Lauro nella Napoli post bellica), invece di investire nelle infrastrutture per la crescita dell’insieme! E però, bocciata la Destra, come scegliere nel caos dell’altra Parte, visto che dopo la caduta del Muro, i Partiti hanno perduto credibilità? A tal punto, non resta che valutare le singole candidature e le stesse formazioni; ed escludere sia quelle che furono capaci di governare con l’avversario (Giallo-Verde),sia quelle imbottitesi di trasformisti per un seggio ad ogni costo! Cerco insomma la serietà e che questa sia collegata alla competenza, perché da questa deriva il prestigio, che – dinnanzi ad grandi numeri del Nord in Parlamento e le forti protezioni dal mondo imprenditoriale – è assolutamente indispensabile per fronteggiare l’antimeridionalismo (di cui è intriso persino il Comitato Stato – Regioni!). Nel 1983, guarda caso per ripulirsi, il Psi candidò Giorgio Ruffolo, che fu poi Ministro dell’Ambiente a sostegno del Mezzogiorno( il Psi rifece da sé già nell’87 e giunse al 20% nel ’92). L’esperienza dimostra che, con buoni requisiti e scopi corretti, la manna, riesce anche a soddisfare la coscienza di chi vota ed a ridimensionarne l’ansia!

Nicola Savino

Già sottosegretario di Stato

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