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STESSO STIPENDIO, PREZZI CHE VOLANO I LUCANI NELLA MORSA DEL “CARO VITA”

Cifre da allarme in Basilicata, che pesano soprattutto sui bilanci dei nuclei medio-bassi che intaccano consumi e risparmi. Gli aiuti del governo servono solo in parte

La guerra avvenuta a fine febbraio tra la Russia e l’Ucraina ha peggiorato ulteriormente la situazione economica, già molto precaria a causa della pandemia, in Italia così come nel resto del mondo. A causa del notevole aumento del prezzo dei combustibili fossili, petrolio e gas soprattutto, sono esplosi i prezzi in tutti i settori dell’economia: alimenti e bevande (+23,6%), alberghi e ristoranti (+7,7%), tessile, abbigliamento e pelli (+6,0%), determinando un’inflazione complessiva pari a circa l’8%, situazione che non si registrava da gennaio 1986 (quando fu pari all’8,2%), e che rende il carrello della spesa delle famiglie italiane molto più costoso, pari a circa 3.500 euro l’anno. Situazione sentita pesantemente da nord a sud, ma con effetti devastanti soprattutto nelle zone caratterizzate da un basso livello di retribuzione. Prendendo in considerazione gli ultimi dati ISTAT (giugno 2019-2022), sulla Retribuzione Globale Annua (RGA), emerge una situazione devastante per la Basilicata in cui i lucani possono contare su una retribuzione annua di soli 24.940 euro, collocandosi così all’ultimo posto della classifica dietro la Calabria (RGA pari a 25.791 euro) e la Sicilia (RGA di 26.271 euro). Ai primi posti, le regioni del nord, dove in testa a questa speciale classifica dei più “ricchi” troviamo la Lombardia con una retribuzione pari a 32.462 euro. Un divario di quasi 8 mila euro fra i lombardi ed i lucani che non fa che acclarare livelli retributivi molto distanti uno dall’altro e che, in un periodo di così forte aumento dei prezzi, descrive una situazione di forte difficoltà delle famiglie lucane. La crisi economica ed il fenomeno inflattivo di questi ultimi mesi mettono in evidenza tutta la precarietà di un tessuto economico molto fragile, caratterizzato da un livello medio di retribuzione molto basso che dipende da fattori strutturali quali la precarietà del lavoro e la forte incidenza di addetti in settori “assistiti” quali la forestazione ed i lavori socialmente utili. Inoltre, a determinare un basso livello di retribuzione è senza dubbio il livello basso delle pensioni così come il continuo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni di settori trainanti dell’economia lucana quale quello dell’automotive, legato allo stabilimento Stellantis di Melfi, ancora chiuso dopo la pausa estiva, per lo meno fino all’8 settembre. Di fronte a tale situazione, drammatica, e che non può che peggiorare, le proposte e le idee messe in campo e che diverranno operative nei prossimi mesi – vedi ad esempio il “gas gratis ai lucani” – appaiono come modesti palliativi non sufficienti né a superare l’emergenza e né a risolvere i problemi strutturali. Per attenuare le difficoltà di questi giorni e che permarranno, purtroppo, anche nei prossimi mesi, occorrerà una grossa iniezione di finanza pubblica di cui il nuovo Governo non potrà non occuparsene. Ma è indubbio che anche la Regione dovrà fare la sua parte con contributi alle famiglie più bisognose e meccanismi che, tempestivamente, dovranno dare aiuti concreti. Aiuti che dovranno necessariamente essere indirizzati dapprima ai redditi più bassi, magari utilizzando strumenti quali l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente – ISEE – già utilizzato ad esempio durante la pandemia o per determinare il costo di servizi pubblici quali trasporti, università, ecc. Circa la ricerca e la ricetta di soluzioni che incidano strutturalmente sul livello dei redditi dei lucani, ci aspetteremmo maggiori indicazioni, magari, dai candidati delle prossime elezioni politiche del 25 settembre che, però, sembrano più interessati a presidiare i social network che a proporre una rotta, una visione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) appare l’unica ancora a cui aggrapparsi, anche se molte nuvole si sono addensate sulla sua applicazione e sugli effetti strutturali, positivi, che dovrebbe produrre. Molte, forse troppe, opere inutili; burocrazia ed incapacità degli enti locali di gestire la gran mole di danaro pubblico messo loro a disposizione; nessuna visione di uno sviluppo economico che faccia recuperare al Sud Italia, e quindi alla Basilicata, il gap con il resto della Nazione.

Livia Graziano

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