DALL’AREA “NINO POSTIGLIONE” IL MAESTRO LA CAVA: «IL BIBLIOMOTOCARRO È UN’IDEA POST MODERNA»
L’instancabile promotore di cultura, nel ricordo del pionere delle “Radio Libere”, rivolge un pensiero ai cittadini di domani
La biblioteca su ruote più famosa, il bibliomotocarro, arriva a Moliterno. Il suo speciale conduttore, il maestro Antonio La Cava, promotore instancabile di cultura, si sofferma nell’area camper del comune lucano intitolata alle Radio libere, in ricordo di Nino Postiglione. Ad oggi, iniziano ad essere diversi i luoghi in cui si ricorda un personaggio della regione che è stato pioniere nel campo delle “Radio Libere”: prima del 1976 difatti il monopolio delle comunicazioni era appannaggio esclusivo della Tv di Stato, la Rai, e solo l’intervento della storica sentenza della Corte Costituzionale queste emittenti trovarono dimensione e riconoscimento da parte della legislazione italiana, davanti a quel cartello che ricorda il pioniere delle “Radio Libere”, Bonaventura Postiglione, il maestro in pensione dedica una riflessione al termine delle sue lunghe giornate in giro, tra libri, bambini e famiglie, trasmettendo l’importante messaggio del valore dei libri e della cultura, vera alleate di libertà. «A coronamento di un percorso impegnativo per il bibliomotocarro, tra Gallicchio e Sarconi, dalla piazza a dedicata a Moliterno a Bonaventura Postiglione, vorrei fare una considerazione di tipo culturale -asserisce La Cava- Ricordo che quando il bibliomotocarro apparve sulla scena, era il 1999, in tanti mi dissero: “Maestro, ma cosa hai fatto, una cosa vecchia e superata”. Ed io rispondevo: “Il bibliomotocarro è un’idea post-moderna”. Ed è sul termine “moderna” che vorrei fare una considerazione di carattere culturale. Tanti parlano di umanizzare la cultura, ed hanno ragione, altri ancora parlano di nuovo umanesimo; io da anni porto avanti un messaggio di “umanesimo moderno”, dove però il termine “moderno“ è aggettivo rispetto al sostantivo “umanesimo”. Un esempio: quali sono i nostri comportamenti? -incalza il maestro- Beh, la prima cosa che facciamo se andiamo in un luogo, è accertarci che siamo connessi alla rete internet, altrimenti cadiamo nel panico più assoluto. “Moderno” allora quasi si vergogna di essere aggiuntivus di “umanesimo”, per cui si è illuso di giocare una partita tutta sua. Ecco che siamo in presenza dunque di una modernità senza umanesimo, che diventa uno sciocco, sterile, banale e futile modernismo. Ecco allora perché il bibliomotocarro, che fa promozione della cultura, vuole dire al “moderno”: “fai l’aggettivo, al sostantivo ci pensa l’umanesimo, che nel caso del bibliomotocarro si tratta del mondo della fanciullezza, cioè dei cittadini di domani».