È TEMPO DI PAGELLE PRE VOTO
Lo speciale i voti di Dellapenna ai partiti: tra simboli che tirano più dei candidati, ma anche viceversa. “Oltre il giardino”: ecco chi sono stati i candidati che hanno “bucato lo schermo” e quelli meno efficaci.
Avvertenza per il lettore: questa è una pagella che riguarda la campagna elettorale svolta dai singoli partiti, la loro capacità di aggregazione e di coinvolgimento. Il dato elettorale, come ben si sa, è influenzato da tanti altri fattori e non solo dalla campagna elettorale. Diciamo che è un gioco, una fotografia, nessuno si offenda, non si parla dei candidati ma delle strutture.
FRATELLI D’ITALIA: 9
Praticamente perfetta, una macchina organizzativa da Prima Repubblica, da partito pesante. La campagna elettorale non è stata sostenuta solo dai candidati ma da tutta la struttura e dai collaterali. Gioventù Nazionale ha riempito le piazze, svolto banchetti per la distribuzione del materiale, organizzato propri eventi, ha fatto sentire la propria presenza nelle piazze. Il Partito ha fatto sentire la sua presenza nei singoli paesi, le sezioni ci sono state e si sono fatte vedere. La classe dirigente ha smussato ogni angolo, sofffocato ogni polemica, appianato ogni divergenza. Ha aperto la campagna elettorale con una riunione quadri nella stessa sala dove Letta ha chiuso con una manifestazione pubblica per il Pd. È stata in piazza con Giorgia Meloni riempiendo una piazza smisurata e ha chiuso Giovedì mattina in un gremito teatro Don Bosco con Prandini e Lollobrigida. Il coinvolgimento diretto di Coldiretti e la partecipazione in ascolto di Confindustria sono state le ciliegine sulla torta. Quando l’entusiasmo si fonde con la struttura pesante e la capacità di ascolto e partecipazione esce fuori una macchina perfetta. Nella storia della Basilicata solo la Dc di Colombo ha fatto meglio.
ITALIA VIVA E AZIONE: 9
I candidati si fondono con la struttura, non ha l’apparato del Partito pesante ma i candidati pesanti. La scelta di Pessolano di fare un passo indietro sulla candidatura al Senato per accogliere Pittella è una scelta da grande leader. Mario Polese si afferma come leader nazionale del partito. Pittella fa l’amore con la piazza, la seduce, la conduce verso di sé, non ha paura di sfidare le piazze più difficili. Manca l’apparato ma questo si sapeva, sopperiscono bene i candidati. Vincono la sfida dei comizi su Potenza contro il Pd, riempiendo piazza Sedile mentre La Regina opta per la piccola Piazza Duca della Verdura. Secondi dietro Fdi per la capacità di mobilitazione e di organizzazione dei comizi, commovente l’abbraccio di Lauria al suo guerriero e di Potenza a Polese. La vera sorpresa della campagna elettorale.
FORZA ITALIA: 7
Svolge bene il compitino, non si applica più di tanto, la sua campagna elettorale si limita alle passeggiate della Casellati (che, però, è candidata al maggioritario per tutta la coalizione), la scelta di non candidare Moles e il ritorno di Viceconte e Taddei motivano da un lato, chiaramente come sempre accade, dei motivano dall’altro. Assessori e consiglieri regionali fanno a stento capolino alle manifestazioni. Alla fine si vede anche Bardi che passeggia con la Casellati. Il Partito non esiste, gli amministratori latitano. Poteva fare di più. Lo studente non si è applicato. A proposito di studenti, un plauso va alla campagna elettorale di Francesco Piro. L’unico che ha incarnato davvero il sentimento della campagna elettorale. Il partito prende 7 grazie a lui. Perché è la media tra il 10 che va a Piro candidato e il 4 che meriterebbe il partito. Piro è convinto di giocarsi una carta in termini di elezione, e vai a vedere che non si sbaglia. Comunque vada, ha buttato il cuore oltre l’ostacolo: chapeau.
LEGA: 5
Il voto non va sotto la mediocrità solo per premiare la grinta di Pasquale Pepe. Il Senatore non si da per vinto e percorre la Regione in lungo e largo, senza tregua facendo perno sulla sua più grande capacità: l’oratoria. Purtroppo è da solo. Il Partito gli si scioglie in mano. Vizziello e Zullino verso Pittella, Cicala raggiunge Coviello in Fratelli d’Italia. Fanelli fa il bell’addormentato nel bosco, Guarente lo spettatore non pagante, Modrone con la testa a Sel, Fuina fa un po’ come gli pare. Forse qualcuno dovrebbe interrogarsi sulla selezione della classe dirigente nel periodo del consenso. Amici in tempi di pace servono per i tempi di guerra, scegliersi compagni di viaggio deboli significa prepararsi ad affondare. La Lega in Basilicata non esiste più. Pepe fa quello che può, Cariello lo aiuta per quanto può (vedi la grande manifestazione dell’altro giorno a Scanzano), Merra si muove bene, il resto non esiste. Anche Salvini, candidato al Senato, evita la Basilicata, appare fugacemente a Picerno, vede il vuoto e torna al Nord. Una metafora che prevede il futuro. Voci ben informate dicono che Digilio, potente suocero di Fanelli, già stia cercando di riaprirsi le porte verso Fratelli d’Italia, Pepe rischia la solitudine. Se trovar compagni al duol scema la pena, la solitudine non è mai una virtù.
PARTITO DEMOCRATICO: 4
Perso il potere, niente. Un titolo che descrive bene questa campagna elettorale. Letta si chiude al Grande Albergo, De Luca va a Picerno perché Canossa era fuori Collegio e chiede scusa a Pittella, Nardella va per paesi, Speranza appare fugacemente a Pignola per parlare di Champions League, chiusura vuota nella piccolissima Piazza Duca della Verdura. La Regina in campagna elettorale sembra Don Abbondio sul somaro verso il castello dell’innominato, ci va solo perché obbligato dal Cardinale che in questo caso è Letta. L’apparato di potere non esiste più, il sindacato guarda indifferente, Arci, Anpi ed altre sigle non sono pervenute. De Filippo è una stella che brilla in mezzo all’oscurità dell’universo. È lui che trascina la campagna elettorale, scendendo in campo come una volta anche porta porta. Se il partito non sfigurerà, lo deve solo a lui. Per amore della verità, buona l’oratoria di Amendola, ma si vede che è un alieno (anche in senso buono) paracadutato. M5S: S.V. Chi l’ha visto? Niente di niente in nessun senso. I candidati sono andati in vacanza, il Partito non è mai esistito. I fasti del comizio di Di Battista a Lauria sembrano lontani. Forse si giocano il primato con Fdi, potrebbero eleggere anche il Senatore togliendolo al Pd ma certamente non è merito dei candidati. Il reddito di cittadinanza da campagna elettorale sarà il loro risultato. Assenti. Anche per loro però c’è lezione che conferma la regola. Arnaldo Lomuti ci ha fatto davvero tutto quanto nelle sue possibilità. Si è mosso, ha girato, ma perfetta solitudine. Non è detto però che questo suo attivismo lo premi, con un ritorno in un ramo, seppur diverso, del parlamento.
ALTRI
Vorremmo parlare anche dei piccoli ma, onestamente, sono tutti senza valutazione. Italexit non è pervenuta, Cannizzaro ha limitato la chiusura della sua campagna elettorale ad un aperitivo al Vintage. Altronde anche per lui, una buona campagna elettorale, ma anche in perfetta solitudine. Non avendo un partito vero alle spalle. Va apprezzato l’impegno. Gli alleati minori del Pd hanno prolungato le ferie. Non saranno eletti dunque meritano l’onore delle armi. Da segnalare tra i minori del centro sinistra l’attivismo e la possibilità di un ragionamento di prospettiva per gli ottimi Pietrantuono e Lettieri. E ora, alle urne.