DROGA E ARMI, L’ANTIMAFIA DI POTENZA SPEZZA L’ALLEANZA DEI MELFITANI CON GLI ALBANESI
Vulture-Melfese, sgominato l’asse del narcotraffico che si riforniva nel Foggiano: 22 misure cautelari
Sgominata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, grazie alle indagini svolte dal Comando provinciale dei Carabinieri, una organizzazione criminale esistente e operativa nel comune di Melfi e in tutta l’area del Vulture Melfese, stabilmente dedita al narcotraffico. Il Giudice delle indagini preliminari (Gip) di Potenza ha disposto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di 22 soggetti: 11 dei quali attinti da custodia cautelare in carcere, 4 dalla misura degli arresti domiciliari, 1 da quella del divieto di dimora nelle regioni Puglia e Basilicata e 6 in quella dell’obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria. A spiegare i dettagli dell’operazione il Procuratore distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Francesco Curcio, il Sostituto Procuratore Gerardo Salvia, e il neo Comandante provinciale dei Carabinieri di Potenza, Luca D’Amore. Armi e droga, sullo sfondo una sorta di pax mafiosa come è stata definita dagli inquirenti. «Il collante di tutto – ha spiegato il Procuratore distrettuale Curcio – sembra ancora essere lo stupefacente che continua a costituire, purtroppo, una delle merci più richieste in Basilicata. Ciò naturalmente innesca un mercato floridissimo in cui dentro ci vanno appartenenti a diverse famiglie che un tempo erano invischiate in sanguinose lotte tra di loro, ma anche cittadini stranieri, come gli albanesi, che hanno capito che in regione c’è la possibilità di fare questo tipo di affari». Cr7, come l’acronimo del campione sportivo portoghese, Cristiano Ronaldo, veniva chiamata nelle intercettazioni la cocaina della massima qualità. Lo spaccio, però, era anche di marijuana.
IL DUO APICALE: L’ALLEANZA LUCANO-ALBANESE
Non a caso, fermo restando il principio di presunzione di non colpevolezza per tutti gli indagati, dalle indagini è risultato, a livello di gravità indiziaria, che il sodalizio avesse un vertice composto da due soggetti, uno dei quali italiano, Enrico Caputo, e l’altro di origine albanese, Ardit Ismaili. «Se dobbiamo dare una valutazione complessiva del fenomeno – ha specificato il Procuratore distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Francesco Curcio -, sembra che in tutta la regione vi sia una presenza pervasiva di criminalità albanese che non opera in maniera indipendente poiché pienamente inserita nei circuiti criminali della Basilicata. Si allea con i sodalizi lucani che costituiscono la base della manovalanza criminale. L’unione con il circuito criminale albanese porta enormi vantaggi alle organizzazioni lucane perché l’Albania è uno dei principali produttori al mondo di sostanze stupefacenti, come la marijuana, e l’Albania è anche diventata un’importante crocevia per il traffico di cocaina». La genesi dell’inchiesta, l’arresto in flagranza di reato, circa 2 anni fa, di Aniello Barbetta. Nel prosieguo delle indagini su Barbetta, dati i collegamenti tra lo stesso e Ismaili, il focus investigativo si è spostato via via verso l’albanese, consentendo così di disvelare l’intera organizzazione operante nel Vulture-Melfese. Il sodalizio disponeva di automezzi, impiegati per il trasporto e l’occultamento dello stupefacente, e di canali di approvvigionamento della droga, principalmente marijuana e cocaina, reperita sistematicamente sulle piazze di spaccio della provincia di Foggia con continui e costanti viaggi che ciascuno potevano fruttare al fornitore anche da 2 mila a 10 mila euro. L’organizzazione criminale, inoltre, che aveva una rete di pusher addetti al reperimento dei clienti ed alle vendite al minuto, poteva contare su vari nascondigli, messi a disposizione dei sodali, per lo stoccaggio a seguito delle attività di rifornimento. Gli illeciti proventi venivano prontamente reinvestiti per successivi rifornimenti, anche grazie a una attenta tenuta della contabilità da parte degli esponenti apicali del gruppo. Nel corso delle investigazioni, svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, attività di osservazione controllo e pedinamento, sia in forma tradizionale che mediante il ricorso a videocamere, l’assunzione di dichiarazioni da parte di clienti, l’esecuzione di sequestri di quantitativi di droga effettuati a riscontro di varie vendite al dettaglio, sono stati raggiunti profili di gravità indiziaria anche in ordine a due condotte estorsive perpetrate in danno di tossicodipendenti insolventi, in entrambi i casi con il coinvolgimento di Alessandro Cassotta, il cui nome, come ricostruito in questa fase procedimentale, veniva utilizzato allo scopo di accentuare la carica intimidatoria delle pretese pecuniarie, trattandosi di soggetto già condannato in via definitiva per il reato di associazione mafiosa.
NON SOLO DROGA: I KALASHNIKOV
Le indagini hanno, altresì, disvelato gravi indizi in merito alla disponibilità di armi da guerra, in particolare di 3 kalashnikov, da parte del cittadino di origine albanese, che temeva di essere ucciso, e di Antonino Delli Gatti quest’ultimo, lo scorso mese di luglio, attinto da altra ordinanza cautelare eseguita dall’Antimafia di Potenza, nell’ambito di un’altra complessa e articolata attività d’indagine, svolta sul «sodalizio mafioso» Di Muro-Delli Gatti. In ambedue le operazioni è coinvolto anche il fratello Lorenzo Delli Gatti, già gravemente indiziato, al pari del germano, del reato associazione mafiosa e anche lui tratto in arresto a luglio, tra le imputazioni l’ipotesi di turbativa d’asta sull’eolico con il patron del Potenza Calcio, Donato Macchia. e nell’attuale indagine, accusato del reato di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, nonché del reato di coltivazione di stupefacenti. Gli accertamenti svolti hanno fornito elementi di gravità indiziaria anche rispetto a una serie di ulteriori condotte criminose di rifornimento, detenzione, cessione e spaccio di droga, riconducibili ad altri due piccoli nuclei, composti da soggetti dimoranti nel territorio del Vulture-Melfese, uno dei quali a base essenzialmente familiare, in quanto formato dal padre e dai due figli, poco più che maggiorenni.