CHIAMALA PURE SPERANZA O DISPERAZIONE
TACCO&SPILLO
Con una nota bonsai Enzo Amendola, già sottosegretario con delega agli affari europei, ci tiene a far sapere che non è “compare d’anello” di Roberto Speranza, già ministro della salute. Naturalmente la sua lettura dei nostri sospiri d’irriverenza non può che farci piacere fino a ravvivare l’egotismo della nostra penna, eppure c’è da dire che la precisazione vale come per la scena di un delitto in cui si contesta l’attribuzione di ruolo della persona, ma non la sua presenza sulla scena che a quanto ci risulta ha avuto come celebrante d’occasione proprio Roberto Speranza. Ora però la questione che c’interessa non è tanto la pesatura lucana del comparizio che pure un napoletano paracadutato dovrebbe imparare a conoscere almeno nella sua valenza etica e di piena curatela e nemmeno la funzione celebrante, ma piuttosto il legame d’amicizia e di corrente che c’è con Speranza e che può averla fatta da padrona per piazzarlo eletto in prima fila in Basilicata dopo gli svarioni twittaioli di La Regina e soffiando così il posto a donne ed uomini democratici che pur ne avevano diritto e merito e che ora dovrebbero avere il coraggio di portare sul monte le proprie ceneri, come invitava a fare lo Zarathustra di Nietzsche. Ha scritto Margaret Atwood: “Chiamala pure Speranza. O disperazione”.