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SMALDONE : BASTA SCINDERE L’ATOMO

Credo che per tutto il mondo progressista e riformista sia davvero arrivato il momento di risorgere

PIERLUIGI SMALDONE scrive a The FREAK


“Caro direttore,
Credo che per tutto il mondo progressista e riformista sia davvero arrivato il momento di risorgere.

Sta a noi, coinvolgendo chiunque faccia politica, a tutti i livelli, interpretare questi sentimenti per dare risposta ai cittadini che vadano al di là delle personali convinzioni.

Siamo davvero stanchi di votare minestre avariate, paracadutati o prodotti creati in laboratorio senza alcuna credibilità per l’elettorato.

E se ancora qualcuno pensa di continuare a scindere l’atomo, creando divisioni artificiose pur di esercitare un potere nostalgico è giusto che faccia i conti con la realtà.

La mia generazione e dopo la mia quella dei miei figli non può essere condannata, per meri interessi personali, miopia o ottusità a vivere in un angolo, assistendo a tutto questo e tentando di giustificare l’ingiustificabile”.

Ecco alcuni passaggi della lettera che ho scritto a The Freak sullo stato attuale del mondo progressista e riformista e sulla vittoria di Giorgia Meloni.

Link alla lettera completa:
https://www.thefreak.it/caro-direttore-progressisti-stanchi-thefreak/

Caro direttore, noi progressisti siamo stanchi: basta scindere l’atomo

Pubblichiamo la lettera di un consigliere comunale di centrosinistra di Potenza:
“Basta con minestre avariate e paracadutati”

di Pierluigi Smaldone

4 minuti di lettura

Caro Direttore, 

a poco più di una settimana dal voto che ci riconsegna il ritratto di un Paese, al netto del crescente astensionismo, forse ancora una volta più deciso e coerente rispetto alla propria classe dirigente (o dirigenza senza classe?), da giovane che ha deciso di fare politica nella propria città d’origine (Potenza), sento il desiderio di proporre agli amici di The Freak una riflessione che spero possa aprire un dibattito all’interno e all’esterno del giornale. Soprattutto alla luce del Tuo pungente editoriale “Meloni, una storia perfetta per la sinistra”.

Tra il disorientamento generale che ha colpito in particolare dirigenti ed elettori di centrosinistra, quello che più salta all’occhio è senza dubbio il difficile momento che stanno vivendo le donne progressiste. Non mi meraviglia infatti che – secondo il sondaggio SWG – Giorgia Meloni sia stata la leader più votata proprio dalle donne. E partendo da questo dato allora mi chiedo: cosa sta accadendo alle donne di sinistra molto preoccupate dell’ascesa di una esponente di destra che ha sicuramente – come hai notato Tu nell’editoriale sopracitato – l’identikit senza volto di una donna ideale proprio per la sinistra?

E’ innegabile che la leader di Fratelli d’Italia, incarna e concentra caratteristiche decisive in politica che potremmo telegraficamente riassumere nelle seguenti keywords: donna, leadership, potere, autorevolezza, comando, guida, direzione, delega, ruolo. Insomma, sembrerebbe una figura al passo con i tempi, capace di prendere in mano il proprio ruolo di leader e di indirizzare la società verso i propri ideali.

E allora perché alle progressiste e ai progressisti non va bene? Da uomo che appartiene proprio a quel mondo ho provato a dare una risposta. Ciò che mi sento di dire è che l’ascesa femminile di destra, così come la conosciamo oggi, non può tradursi in una moderna visione dei diritti, anzi rischia di rimanere intrappolata nelle politiche iperconservatrici che, anziché infrangere il più volte citato “soffitto di cristallo”, possono costruirne uno di cemento, suscettibile di tumulare tutte le ambizioni.

Eppure, se guardiamo all’Europa gli esempi di altre donne di destra che ricoprono posti di comando e che si sono affermate non sono affatto pochi.

Caro direttore, la vera domanda da porci però secondo me è un’altra: la leadership di genere deve necessariamente coincidere con una politica che fa l’interesse delle donne? Io penso che la risposta sia no. Perché? In America è stata una donna a “decidere” di eliminare il diritto all’aborto. Dunque essere donna non vuol dire automaticamente difendere altre donne sul piano di quei diritti, per me, non negoziabili.

Io credo che la vera sfida di Giorgia Meloni sarà, dopo essere riuscita a trovare un equilibrio con gli alleati, superare quella dimensione “urlata” tipica dell’opposizione che ha fatto finora. Comunque parleranno i fatti.

Ciò che, in ogni caso, disturba è leggere sui social network commenti sgradevoli rivolti alla leader di destra soprattutto dalle donne di sinistra che per mesi, o forse anni hanno difeso l’utilizzo di un linguaggio non violento nei confronti delle altre donne, tutte. Così come disturba leggere accuse rivolte non a lei, ma al padre con il quale tra l’altro Meloni non ha più alcun contatto dall’infanzia. Ho trovato di cattivo gusto sia l’articolo di Repubblica, sia l’uscita temeraria di Rula Jebreal.

Ma tornando alla politica, ciò che più mi interessa la dinamica parlamentare… Comunque la si pensi, infatti, per il bene della democrazia e per rispetto ai cittadini, le forze progressiste, hanno il dovere di ricompattarsi e recuperare credibilità. Una volta per tutte… Non si può più aspettare. Non sono riuscite a farlo prima delle elezioni. Hanno l’obbligo di farlo dopo. Abbandonare gli slogan, superare le divisioni artificiose e puntare sulle affinità, piuttosto che sul rancore. 

Credo che per tutto il mondo progressista e riformista sia davvero arrivato il momento di risorgere. Sta a noi, coinvolgendo chiunque faccia politica, a tutti i livelli, interpretare questi sentimenti per dare risposta ai cittadini che vadano al di là delle personali convinzioni. Siamo davvero stanchi di votare minestre avariate, paracadutati o prodotti creati in laboratorio senza alcuna credibilità per l’elettorato.

E se ancora qualcuno pensa di continuare a scindere l’atomo, creando divisioni artificiose pur di esercitare un potere nostalgico è giusto che faccia i conti con la realtà.

La mia generazione e dopo la mia quella dei miei figli non può essere condannata, per meri interessi personali, miopia o ottusità a vivere in un angolo, assistendo a tutto questo e tentando di giustificare l’ingiustificabile.

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