MANCA UN QUARTO A LA REGINA
I segretari regionali di FdI e Pd a Cronache Tv tra differenze, prospettive future e lo scontro sul caro bollette. Il meloniano gongola, il dem in cerca di cura. Margiotta ai vertici: «Lasciate fare a noi»
Conservatori contro Progressisti, Sovranisti contro Globalisti, Destra contro Sinistra è da sempre l’anima della politica. Dal crollo del muro di Berlino, dalla fine della democrazia bloccata l’Italia è da tempo in uno schema bipolare sostanziale, anche al di là di saltuari momenti in cui la situazione appare tripartita. La televisione è stata la prima a comprendere questo cambiamento nella società, erano ancora i tempi della Dc quando Santoro ospitò il dibattitto Fini-Rutelli. Su Cronache, a “Oltre il giardino”, questo classico della politica è andato in onda in salsa lucana, nel confronto tra il segretario regionale di Fdi Quarto e l’omologo del Pd La Regina, condotto l’altro giorno da Paride Leporace.
VINCITORI E SCONFITTI
Ammette la sconfitta del Partito Democratico, rilancia sul metodo “Giordano” come strumento per battere la destra in Basilicata, si pone in modo dialogico con le componenti del PD in Basilicata, glissa sul rapporto con Azione e Italia Viva, nessuna autocritica sulla scelta della sua candidatura la cui responsabilità viene scaricata interamente alla Segreteria Nazionale come da norma statutaria, è un La Regina che conferma uno stato di salute non propriamente solido dei Dem in Basilicata ma prova ad immaginare possibili soluzioni. Di tutt’altro tenore la situazione illustrata da Quarto, Fratelli d’Italia triplica la propria rappresentanza parlamentare, la situazione è rosea, le spine di Avigliano e della tenuta della maggioranza di Giunta vengono sottaciute ma ci sono, si sentono e pungono.
LA DIFFERENZA SOSTANZIALE
Quella che emerge in tutta chiarezza è la differenza sostanziale di posizione tra Fdi e il Pd, una differenza che è alla base del diverso risultato dei due Partiti non soltanto a livello regionale ma anche e soprattutto a livello nazionale. Piergiorgio Quarto rivendica con forza il dialogo con le categorie produttive, tra le quali è emersa Coldiretti su tutte. La Regina polemizza sugli agricoltori portati con l’inganno al Teatro Don Bosco, quasi che ci fosse qualcuno tra gli iscritti di Coldiretti che non sapeva che il Direttore Mattia aveva rassegnato le dimissioni proprio per candidarsi alla Camera per Fratelli d’Italia, come se non fosse palese ed evidente la presenza di Francesco Lollobrigida, uomo forte di Fdi, alla manifestazione. L’applaudita presenza di Giorgia Meloni alla manifestazione nazionale di Coldiretti, del resto, da plasticamente l’idea del rapporto Intecorrente tra il primo partito italiano e la prima organizzazione agricola italiana. Proprio la distanza tra il paese reale e le distorsioni idologiche sono alla base della sconfitta del Pd e della vittoria di Fdi.
LO SCONTO SULLE BOLLETTE
La distanza tra il paese reale e la lettura ideologica emerge chiaramente anche sulla questione dello sconto sulla bolletta del gas in Basilicata. Quarto rivendica il provvedimento, ne attribuisce la paternità ideale a Rosa e Latronico come aveva fatto Giorgia Meloni in prima persona a Matera pur aprendo alla possibilità di ulteriori miglioramenti. La Regina evidenzia le criticità del provvedimento, ritenendo necessario distinguere gli sconti sulle fasce di reddito. Basterebbe andare davanti qualsiasi bar di Potenza o di qualsiasi paese lucano per comprendere che la paura delle prossime bollette del gas attanaglia tutti, anche il ceto medio che supera le fasce ISEE della povertà.
ATTENZIONE AGLI ULTlMI
Quello che emerge chiaramente nella posizione di La Regina è la volontà di ripartire mettendo al centro dell’azione politica l’attenzione agli ultimi, ai poveri. La Regina desidera un Pd che dica qualcosa di sinistra ed è anche giusto ma questo spazio politico oggi sembra occupato dal Movimento Cinque Stelle, così come lo spazio della sinistra riformista sembra occupato da Azione-Italia Viva. È proprio questo il problema strutturale del Pd, un Partito che non riesce a trovare una sua “collocazione” politica, una sua ragion d’essere necessaria, una sua vocazione sociale. In mezzo al guado tra il pauperismo dei Cinque Stelle e il moderatismo di Calenda e Renzi, il Pd non riesce a collocarsi. Non è una colpa di La Regina ma certamente la sua posizione, per come esplicitata ieri a Cronache, non affronta il tema, lo elude, lo evita. Sembra aver accumulato tutti i vecchi vizi del Partito Democratico il giovane segretario, con una paludata serenità che non lascia trasparire la tensione verso il superamento del problema.
IL DIRETTO DI MARGIOTTA
Molto più diretto, invece, Salvatore Margiotta che in un tweet che sembra un telegramma di sfida dice apertamente che il Partito Democratico a livello nazionale e regionale ha gestito tutto malissimo. L’ex Senatore, taciturno per tutta la campagna elettorale, rivendica la sua richiesta di autonomia territoriale, denuncia il fatto di non essere stato ascoltato conclude dicendo “lasciate fare a noi, è molto meglio”, sbattendo le porte in faccia verso qualsiasi interferenza nazionale. Se il vecchio e il nuovo si ribaltano e il “vecchio” Margiotta appare più “rivoluzionario” del giovane La Regina, la situazione politica è veramente incancrenita a sinistra. Se davanti alle accuse di essere troppo appiattito su Roma, La Regina si limita a parlare dell’elezione (di secondo livello) di Giordano ma si nasconde dietro la sottana di Letta per le candidature, Salvatore Margiotta attribuisce esplicitamente il disastroso risultato elettorale alla pessima gestione delle candidature da parte della segreteria nazionale e regionale. Un guanto di sfida lanciato a La Regina e Letta, una richiesta di cambiamento radicale che attribuisce le responsabilità della sconfitta a chi ha deciso cosa fare e come farlo. Un tweet che apre la discussione nel Partito Democratico e che preannuncia una dura polemica interna alla direzione regionale tra gli amici di La Regina e gli altri.
QUANDO VOTA IL POPOLO VINCE LA DESTRA
E, forse, la differenza tra destra e sinistra in queste elezioni è proprio nella differente lettura del risultato delle elezioni provinciali. La Regina lo ritiene un risultato importante, Quarto semplifica con un “quando vota il popolo vince la destra, quando vota la nomenclatura vince la sinistra”, facendo esplicitamente riferimento al metodo elettorale con cui si vota il Presidente della Provincia. Una differenza sostanziale dalla quale il Pd non riesce ad uscire e che in Basilicata, perso il potere e nella incapacità di parlare al Popolo, sta logorando la sinistra, chiusa nelle sue diatribe interne, lenta nella elaborazione di una strategia e assente nel posizionamento politico. Probabilmente farà prima la Meloni a comporre la squadra di Governo che la segreteria regionale del Pd a formulare un’analisi del voto condivisa nella stanca liturgia di una politica da Prima Repubblica. L’unico ad averci capito qualcosa dei tempi e dei contenuti della politica nel Pd sembra proprio Salvatore Margiotta che con un tweet fa scoppiare la bomba di cui la sinistra avrebbe bisogno se non vuole limitarsi a vincere soltanto le elezioni di secondo livello.