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ALTRO CHE BASILICATA FELIX

TACCO&SPILLO

Quando si cercavano investitori da far venire in Basilicata per assicurarle sviluppo e relazioni con le nuove opportunità del mondo, davanti alla desolazione infrastrutturale, si sventolava almeno l’orgoglio comunitario di non avere criminalità organizzata che pure così tanto insidiava l’economia del Mezzogiorno. Ora però ad osservare le evidenze investigative delle relazioni della DNA ed a giudicare dalle inchieste che la procura distrettuale antimafia sta conducendo col piglio certosino di Francesco Curcio, magistrato tra i più bravi d’Italia, la Basilicata non pare più quella di un tempo, coinvolta in trame d’affiliazione con la ‘ndrangheta per stupefacenti e gioco d’azzardo, con i clan camorristici di Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa sul riciclaggio, voto di scambio, traffico illecito di rifiuti e perfino con la mafia siciliana sugli affari dell’eolico. Il tutto, come se non bastasse, grazie anche al collateralismo con la PA ed alla contiguità con l’imprenditoria. Così a vedere le interdittive antimafia emanate dalle Prefetture di Potenza e Matera per l’anno 2021 la piccola Basilicata ne becca ben più di Sardegna, Veneto e Lazio, tanto per stare in un breve elenco. Dice un motto latino: “Infelix est vita semper timentis”. Infelice è la vita di colui che teme sempre.

 

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