MONTEMURRO E CURCIO DELLA DDA OTTENGONO ORDINANZE DAL GIP AMODEO
Una operazione che parte da lontano
Terremoto giudiziario alla Regione Basilicata: l’Antimafia di Potenza, il Pm titolare dell’inchiesta è Vincenzo Montemurro, ritiene di aver scoperto un «disinvolto mercimonio delle pubbliche funzioni al fine di consolidare e accrescere il potere proprio e dei soggetti appartenenti al gruppo» come emerge, secondo l’accusa, dalle conversazioni intercettate laddove lo «scambio di utilità, quali assunzioni, promozioni, trasferimento per effetto di ingerenze illecite dei Pubblici Ufficiali coindagati in cambio di candidature con annessa messa disposizione del bacino di voti, viene espressamente evocato mediante la frase “prima vedere cammello” parafrasando un celebre detto magrebino riferito agli scambi commerciali». Il governatore Vito Bardi e mezza Giunta di centrodestra sotto inchiesta. Anche il senatore Gianni Rosa di Fratelli d’Italia tra gli indagati. E ancora il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Francesco Piro, candidato per i berlusconiani alle elezioni del 25 settembre scorso come capolista al Senato, che è finito in carcere e che si è successivamente dimesso. L’operazione della Dda di Potenza sulla sanità ha travolto l’amministrazione regionale della Basilicata: arresti, perquisizioni, provvedimenti restrittivi e almeno 39 indagati. I filoni d’inchiesta sono molteplici e i reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di induzione indebita, corruzione, tentata concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione. Il filone principale riguarda i “pacchetti di voti” ottenuti da alcuni indagati in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro: in cambio, è l’accusa della procura diretta da Francesco Curcio, venivano offerti trasferimenti, nomine, promozioni, affidamenti di servizi pubblici, in particolare legati alla costruzione del nuovo ospedale da 70 milioni di euro. La sindaca Maria Di Lascio, agli arresti domiciliari, è anche accusata di aver voluto “punire” chi non sosteneva Francesco Piro, il candidato (non eletto) di Forza Italia al Senato, tagliando i servizi telefonici e idrici. Poi c’è la parte d’inchiesta legata alla nomine nella Sanità ed anche alle corsie preferenziali per i tamponi Covid-19. 39 indagati per oltre 20 capi di imputazione. Ma le indagini sono in una fase magmatica, il cerchio è tutt’altro che chiuso
LA GENESI DELL’INCHIESTA
Il momento genetico dell’indaginesi colloca il 21 novembre 2019 e coincide con la formale denuncia dell’ex Dg dell’Aor San Carlo, Massimo Barresi, con la quale esponeva presunti fatti delittuosi di natura precipuamente concussiva commessi nei suoi confronti dall’allora assessore alla salute, Rocco Luigi Leone. Leone, come denunciato da Barresi, aveva tentato di costringerlo a riassegnare la dottoressa Romina Anguilano «collocatasi ultima nella graduatoria degli anestesisti non nella sede di assegnazione rimasta del presidio di Lagonegro ma al presidio di Potenza in quanto la stessa abita a Melfi».
LA NOMINA DELLA PORTAVOCE TORTORELLI E IL DOSSIERAGGIO AFFIDATO A SILEO
Le pressioni sul Dg Barresi hanno riguardato varie questioni, ma c’è un episodio che, dopo i rifiuti opposti dall’ex Direttore generale, ha modificato il modus operandi di Leone e non solo: la nomina di Palma Ida Tortorelli quale portavoce dell’AorSan Carlo di Potenza. Affidato alla consigliera regionale Sileo, allora della Lega, l’incarico di «raccogliere tutte quelle che sono le istanze per consentire di fare fondamentalmente un dossier per giustificare eventualmente che questo (Barresi, ndr) se ne deve andare». E ancora: «Siamo andati ad ingaggiare adesso a Dina Sileo che deve preparare un dossier contro Barresi». Questo ed altri episodi, per l’Antimafia di Potenza sono stati rivelatori dell’esistenza di «un vero e proprio gruppo di potere in grado di orientare l’azione amministrativa al raggiungimento di comuni fini personali politici ed elettorali».
LA COLPA DI ARANEO E LA DECRETATA «GAMBIZZAZIONE»
In parte accusato della nomina di Tortorelli quale portavoce del San Carlo, anche l’allora Capo Della Segreteria Particolare del Presidente della Giunta della Regione Basilicata, Mario Araneo. In una sua denuncia, risalente al febbraio scorso, Araneo riferiva agli investigatori che una ex collaboratrice di Piro, l’avvocato Antonella Latronico, «mi ha più volte messo in guardia sulla intenzione del Piro di procedere ad attentati in danno della mia incolumità personale espressamente facendo riferimento ad una mia presunta gambizzazione che sarebbe stata decretata da Piro». Così violento il carattere di parte degli imputati e così alta, come emerge dall’inchiesta, la fame di potere, che l’ingerenza politica si è scatenata ad alti livelli persino per una nomina fiduciaria ad alta discrezionalità dell’allora Dg Barresi, quale quella della portavoce. Maria Di Lascio, per esempio, confidava a una sua interlocutrice che «la conformazione politica e l’immagine del Piro erano facilmente vulnerabili sia per le frequentazioni con certi cristiani di merda che per eventuali attacchi esterni che avrebbe potuto subire da parte di custodi di segreti dello stesso Francesco Piro». Intimidazioni da Piro e Leone a Barresi del tenore: «Non finirai il tuo mandato se ti opponi alla costruzione del Nuovo Ospedale di Lagonegro» ed «ancora continui a sbagliare evidentemente non hai capito» Contento Piro quando Barresi fu sostituito con il Dg Spera: «Fuori Barresi, Spera che è una persona legatissima». Contenta anche la sindaca Di Lascio: «Spera è amico nostro non ti preoccupare». Del resto, anche il governatore Bardi «per il tramite di Ferrara e Leone» mediante colloquio telefonico oggetto di captazione, esplicitò che la «volontà politica da loro espressa era quella di destituire definitivamente il dottor Barresi e che pertanto occorreva modificare le conclusioni già rassegnate in sede di giudizio innanzi al Tar Basilicata ed ancora che si rendeva necessario non produrre ulteriori atti difensivi in favore del Barresi» nel ricorso fatto proprio da quello che poi divenne il successore, Spera. Col Dg Spera, iniziata poi nella Sanità lucana, secondo l’accusa, un’altra era: quella degli scambi negoziali per soddisfare ad ogni costo i desiderata della politica. A conclusione, Piro: «Mi piace Spera, appena dici una cosa, subito sì questa è una cosa che dobbiamo fare, giusto, la dobbiamo fare subito» sottolineando così «la sottomissione» del prima Commissario poi Dg del San Carlo nei confronti di Piro al quale facevano i complimenti: «Appena parli pende dalle tue labbra lo hai conquista».