«SOLO RACCOMANDAZIONI POLITICHE»
Durissimo il suo difensore Lapenna che getta ombre sulla credibilità di Araneo che non ci sta: «Querelo». Piro risponde al Gip respingendo le accuse. Oggi è il turno degli altri indagati.
L’ex capogruppo consiliare in Regione di Forza Italia, Franceso Piro, ha impiegato circa 1 ora e mezza per rispondere alle domande del Gip Antonello Amodeo durante l’interrogatorio di garanzia, svoltosi ieri nel carcere di Potenza. Lo stesso Giudice per le indagini preliminari, entro domani deciderà se confermare la misura cautelare disposta in prima istanza su richiesta del Pm Vincenzo Montemurro, affievolirla o revocarla. L’inchiesta dell’Antimafia del capoluogo, 39 indagati tra cui il presidente della Regione Vito Bardi, riguarda «il disinvolto, diffuso e sistematico mercimonio delle pubbliche funzioni ricoperte dagli indagati» consistente in «un radicato e ramificato progetto criminale in grado di orientare a fini personali politico elettorali l’azione della Pubblica Amministrazione in sede regionale e di reiteratamente portare ad esecuzione numerosi delitti scopo al fine di consolidare e accrescere il potere proprio e dei soggetti appartenenti al gruppo». A sintetizzare il tenore delle dichiarazioni rese da Piro, il suo legale difensore, l’avvocato Sergio Lapenna. «Piro, che ha risposto ha tutte le domande – ha dichiarato Lapenna ai microfoni di Cronache Tv -, ha spiegato che quelli che sono secondo il Gip degli atti corruttivi sono in realtà delle raccomandazioni e la Basilicata è piena di queste raccomandazioni. Chi ha partecipato a competizioni politiche, sa che la raccomandazione è il modo per avere il voto. Ben altra cosa sono gli atti corruttivi».
L’EPISODIO DELLA PISTOLA
«La parte più importante dell’interrogatorio – ha proseguito l’avvocato Sergio Lapenna – ha riguardato le motivazioni poste a base delle esigenze cautelari. Piro è stato descritto come un novello ‘ndranghetista. Va fatto ordine. Il suocero di Piro è morto nel 2008 ed era un appuntato dei Carabinieri e l’episodio della pistola è un episodio che riguarda una operazione di Polizia giudiziaria alla quale il suocero partecipò. Perciò Piro dice, ma scusate se mio suocero durante un’operazione di Pg gli ha puntato una pistola, non gli possiamo andare a chiedere il voto a questa persona». Il riferimento è all’intercettazione dell’agosto del 2020 della conversazione tra Francesco Piro Gianfranco Cascelli e la moglie di quest’ultimo, Angela Mastroianni, durante la quale il consigliere regionale raccontava un «deplorevole avvenimento allorquando unitamente al di lui suocero minacciarono il fratello di Raffaele Propato puntandogli una pistola “ è vivo per miracolo perchè lo stav… io e mio…, lo abbiamo fatto mettere in ginocchio (mugolii) con la pistola in testa, questi questo fanno non si fanno nessun…».
IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA BIAGIO RICCIO
L’avvocato Lapenna si è soffermato anche sulla figura del collaboratore di giustizia Biagio Riccio che disse agli inquirenti, nel febbraio del 2020, di aver ricevuto da Piro un «mandato a compiere attentati a cose e persone al fine di eliminare eventuali concorrenti in attività edilizie nella provincia di Potenza». «Prenderò in Corte d’Appello – ha evidenziato l’avvocato Lapenna – la sentenza di condanna di Riccio per estorsione per aver piazzato una bomba davanti a casa di Piro. Condannato, pertanto, in primo e secondo grado. Ci è apparso strano che questo elemento non sia stato trasmesso dall’accusa. Se fossimo stati negli Stati Uniti d’America, il procedimento sarebbe già andato a finire nel macero».
FERRAIOLI E LE PRESSIONI SU MARCHESE DI AQL
Lapenna ha liquidato il caso di Francesco Ferraioli con l’espressione «una raccomandazione politica». «Ferraioli da anni funzionario voleva diventare dirigente. Ma ricordiamo che Piro – ha aggiunto il suo difensore – è stato solo consigliere regionale, quindi non aveva nessun potere di decidere un’eventuale proroga sul mandato dell’Au di Aql, Marchese». Il capo di imputazione vede coindagato con Piro, l’assessore regionale Cupparo. I due avrebbero provato a costringere Marchese, «ancora una volta per ragioni elettorali politiche», alla nomina a dirigente del funzionario di Aql, Ferraioli, che avrebbe così conseguito l’incremento di categoria e un «ingiusto vantaggio patrimoniale», non riuscendovi, tuttavia, per il no opposto dall’Au motivato dalla illiceità del richiesto avanzamento di carriera «in assenza di presupposti soggettivi e di idoneo bando per la copertura del richiesto incarico dirigenziale».
L’ALTRA FONTE INDIRETTA DELL’ACCUSA: L’INDAGATO ARANEO
«Piro – ha ulteriormente specificato l’avvocato Sergio Lapenna – ha raccontato di essere stato estorto nel 2016, nell’ambito di un accertamento fiscale, è un ingegnere, da quello che poi sarebbe diventato il capo della segreteria particolare del presidente della Regione Bardi, Mario Araneo. Araneo gli aveva chiesto una tangente per evitare la verifica fiscale». «Tra l’altro ci sono foto di Araneo che si frequenta a Lagonegro con l’avvocato Antonella Latronico e abbiamo esibito atti che dimostrano che l’ex collaboratrice di Piro, fu licenziata, nutriva desiderio di vendetta nei confronti del Piro». In conclusione, chiesto al Gip Amodeo la revoca della misura cautelare della costrizione in carcere. Misura che il Gip ha ritenuto idonea poichè misure meno afflittive, compresi gli arresti domiciliari con divieti, «non impedirebbero al Piro l’inquinamento probatorio o la reiterazione di reati sulla base della forte personalità prevaricatrice emersa dalle indagini da cui risulta anche il ricorso alla violenza e la possibilità di ottenere appoggio da parte di organizzazioni criminali per raggiungere i suoi scopi ed eventualmente nel caso di specie condizionare persone informate sui fatti ancora da escutere nel corso delle indagini».