COVID, CASO NICASTRO: QUELLA MAIL NELLO SPAM
Interrogatori di garanzia al momento in cui andiamo in stampa, su Piro e gli altri il gip non ha ancora deciso. Leone chiamò la moglie scaricando sui collaboratori. Lei: «Si deve sentire in colpa il sistema sanitario»
Per l’Antimafia di Potenza, tra le cose che non hanno funzionato in Basilicata nei due anni di pandemia, il fatto che, soprattutto nel periodo iniziale della diffusione del contagio «i ritardi nell’effettuazione di tamponi su soggetti verosimilmente affetti dell’infezione Covid19». Per quanto le morti, nell’aprile del 2020, di Antonio Nicastro e dell’imprenditore Palmiro Parisi, siano oggetto di altro procedimento, brevi passaggi, soprattutto riguardanti il blogger potentino, sono presenti anche nel maxi faldone dell’inchiesta penale che dalle comunali di Lagonegro arriva fino a variegate vicende riguarda la Sanità lucana. Tra questi, la chiamata, il 25 marzo 2020, dell’allora assessore regionale alla Salute, l’indagato Rocco Leone, alla famiglia Nicastro. La signora Nicastro, nell’occasione, gli fa notare che, aprendo il computer del marito, nella posta elettronica ha trovato un mail inviata all’attenzione di Leone, dove chiedeva aiuto come del resto fece disperatamente in tutti i modi in quelle settimane prima del ricovero in ospedale. L’unica scusante di Leone, che la mail non l’aveva letta, che «si circonda di collaboratori pessimi». La signora Nicastro, tuttavia, specificò che, più che i collaboratori di Leone, «sono venuti a mancare tutti» e che «si deve sentire in colpa il sistema sanitario». Ma Leone non riuscì ad andare oltre il dettaglio della mail, promettendo che «svolgerà accertamenti sulla mail mandata dal marito il 18 marzo». Alla fine, la sua segretaria «gli dice che è arrivata nella posta indesiderata». Nelle primissime settimane della diffusione del contagio Covid-19, i tamponi, come dalle intercettazioni l’allora Direttore generale del Dipartimento regionale Sanità, Ernesto Esposito dà contezza di sapere, si dovevano fare «solo ai sintomatici». Non solo, secondo l’accusa, ciò non è avvenuto ma mentre «i vertici della Regione Basilicata, dopo essersi sottoposti, senza alcun sintomo e senza aver avuto nessun contatto con persone infette, al tampone molecolare, ricevevano l’esito dopo 2 ore, i cittadini hanno ricevuto l’esito almeno dopo 3 giorni». Leone, però, drammaticamente a riparo, se così si può dire, dietro lo spam. Non erano soltanto le mail a perdersi, ma anche i tamponi. Quando su un caso, nel- l’aprile 2020, l’ex Dg regionale alla Sanità, Ernesto Esposito, viene informato che «non si trova uno dei tamponi dei risultati di uno di Lauria», lo stesso Esposito «dà disposizioni che, nel caso in cui non si trovi un tampone dovranno dire che c’è il dubbio sull’esito e quindi dovranno ripeterlo: «Semplice! È dubbio! E si deve ripetere!»