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CARO BOLLETTE, PISCOPIA: «RISCHIAMO DI CHIUDERE»

Val D’agri l’intervista al presidente della comart

Sono tempi duri, se non durissimi, per le attività lucane. Messe a dura prova ma tenacemente sopravvissute alle chiusure prima e alle restrizioni poi, durante la fase pandemica, oggi si ritrovano ad affrontare difficoltà senza fine. Aumento dei costi, tassazione alle stelle (anche relative al periodo covid, dove i lockdown sono stati frequenti ) e stangata delle bollette. “Dove andremo a finire?” si chiedono in molti. Certo è che se le attività delle grandi città possono perlomeno contare su un bacino di utenza cospiquo, che può quantomeno alleviare la tensione sui guadagni, lo stesso non può valere per realtà come quelle della Val d’Agri, che conta quasi 50.000 abitanti, suddivisi però nei vari comuni di appartenenza. Comuni che hanno in media poche migliaia di abitanti. Ne abbiamo parlato con Michele Piscopia, Presidente della Comart (Associazione commercianti e artigiani Villa D’agri ) .

Presidente Piscopia, da quanto tempo esiste l’associazione Comart e quante attività conta oggi?

«L’associazione esiste dal 2017 e conta più di 100 attività commerciali».

Quali sono stati i fattori che hanno spinto le attività del comune di Villa d’Agri ad unirsi?

«Indubbiamente lo spirito di cooperare tutti insieme verso un unico obbiettivo e per avere un’unica voce, non solo con il comune ma anche con gli enti regionali. L’associazione nasce infatti da un’idea ambiziosa di un gruppo di commercianti volta a mettere in comune le proprie esperienze, capacità professionali e idee, in modo da porsi quindi in maniera condivisa ed unitaria quale soggetto attivo. Lo scopo è quello di focalizzarsi su scenari presenti e fu- turi e condurre le relative battaglie, sempre in maniera condivisa e partecipata».

Quali sono state le battaglie che avete portato avanti negli anni?

«In questi anni abbiamo cercato di mettere in piedi iniziative volte ad agevolare tutte le attività associate. Durante il periodo della pandemia siamo stati accolti in regione, abbiamo discusso ad un tavolo regionale ed abbiamo presentato varie proposte tra cui quella di attingere a dei fondi, in modo da sostenere concretamente le attività. Proposte che sono poi state accolte anche dai sindaci e grazie a loro e al nostro impegno si è riusciti a portare nelle tasche delle attività un piccolo aiuto a fondo perduto».

Nel concreto, quali sono state le difficoltà che avete affrontato durante la pandemia?

«Molte attività hanno subito una chiusura forzata, avendo quindi un decremento del fatturato di oltre il 50%»

Periodo pandemico non facile, qualche attività in loco ha rischiato di chiudere?

«Molte attività hanno rischiato di chiudere durante la pandemia, altre invece hanno chiuso i battenti ora, a causa dell’aumento delle bollette».

L’emergenza covid, i rincari, l’inflazione, le tasse ed infine l’aumento delle bollette hanno messo a dura prova le attività. Come vi difendete da tutto questo?

«È per noi un ulteriore sforzo perché in un periodo così drammatico significa metterci in ginocchio ed assistere, impotenti, ad una crisi senza eguali. Tutte quelle attività che dipendono dall’energia (bar, ristoranti, ecc.) rischiano di chiudere. Riceviamo tutti i giorni tantissime telefonate di commercianti che ci chiedono di scendere di nuovo in campo, come in passato».

Quali strategie state utilizzando per far fronte a queste stangate?

«Ahimè non ce ne sono. Molti di noi stanno limitando l’uso di forni elettrici, frigoriferi, lampadine, ma i costi rimangono ugualmente alti»

Ci sono stati aiuti da parte delle Istituzioni?

«In passato sì, ma adesso ci ritroviamo ad affrontare un periodo post-pandemico ancora più difficile, dovuto all’innalzamento delle materie prime e ultimo all’aumento delle bollette elettriche, che sono triplicate. Le piccole attività si ritrovano a pagare bollette di oltre 5.000/6.000 euro. In tre mesi dunque dovranno affrontare i costi che in passato avrebbero sostenuto in un anno»

Lei da sempre denuncia i costi esorbitanti delle bollette, prima dell’Acquedotto lucano, ora di quelle della luce. Ci faccia il punto della situazione con Acquedotto Lucano.

«Avremmo dovuto avere un incontro proprio a Villa d’Agri, ma ancora non ci è pervenuta nessuna risposta. Anche in questo caso è stata una dura battaglia, abbiamo raccolto oltre 3700 firme con la nostra associazione»

Che appello si sente di rivolgere alle istituzioni?

«Chiediamo un aiuto immediato al Governo e alla Regione Basilicata, perché la situazione è insostenibile e preoccupante. Molte attività rischiano la chiusura, altre invece hanno chiuso e si prospetta un effetto domino. Riteniamo questo periodo essere ancora più allarmante e spaventoso del periodo pandemico. È una guerra economica e se non si agirà nell’immediato si rischieranno danni irreparabili. Ci troviamo nel buio più totale. Le attività sono in sofferenza, le spese aumentano ma i soldi girano meno. Nelle famiglie è aumentata la spesa procapite del 20/30% e dunque il loro potere di acquisto è diminuito. Diminuisce quindi anche l’utenza dentro le attività. Chiediamo contributi a fondo perduto subito. Il Governo dovrebbe inoltre fermare momentaneamente mutui e finanziamenti, come fece durante la pandemia»

Per concludere ,finalmente dopo due anni è ritornata la “Notte Bianca” a Villa d’Agri.

«La “Notte Bianca” è stata un enorme successo. È la festa del commercio e dei commercianti, esempio di come, se le attività si uniscono e cooperano insieme, si ottengono degli ottimi risultati».

 

 Di Anna Tammariello

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