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ANTONELLA MARINELLI CI ILLUSTRA “IL PARCO NERO”

“E in effetti nel comune di Viggiano e a ridosso di questo torrente sono presenti i ruderi di cinque mulini e una gualchiera”

IL PARCO NERO


Anche questa storia di escursione merita un racconto.

Intanto grazie a questo autunno dolce possiamo continuare a programmare lezioni all’aperto e così oggi si è svolta una lezione interdisciplinare di storia, scienze motorie e paesaggismo nel Parco Nero della Val d’Agri.

Perché parco nero?

È vero, le aree naturalistiche protette hanno come colore distintivo il verde, ma non la Val d’Agri.

Il colore nero simboleggia la presenza della cicogna nera, dell’orchidea selvatica nera, di una variante di fagiolo nero, del fossile nero, della Madonna Nera.

Insomma unicità che fa rima con sostenibilità, quella che proviamo ad insegnare loro in questo territorio unico al mondo.

La passeggiata di questa mattina ha costeggiato l’Alli, torrente di Viggiano, la riva sinistra precisamente.

Su questo fianco del fiume i ruderi di cinque macchine idrauliche che Marianna Loffredo figlia del principe Gerardo, quando andò in sposa a uno dei Caracciolo, portò in dote.

Come cosa sono le macchine idrauliche?

I mulini.

Ma non a ruota verticale come li immaginate, bensì a ruota orizzontale.

Un sistema di ingranaggi creato tra il 1700 e il 1800 per sfruttare l’energia idrica per macinare grano, ma anche ceci, castagne.

Eppure tracce di antichi mulini risalgono a 2000 anni fa, perché durante la passeggiata ci siamo imbattuti in una stele funeraria del II sec. d.C. la cui epigrafe fa riferimento a una sepoltura di una bambina di cinque anni, Pactumeia, figlia di un mugnaio del posto.

Quante sorprese l’Alli, secondo gli studi che il prof. Signoretti portò avanti, l’etimologia del nome sinpotrebbe fare risalire al verbo greco Aleo, macinare.

E in effetti nel comune di Viggiano e a ridosso di questo torrente sono presenti i ruderi di cinque mulini e una gualchiera*

Sulla flora e la fauna poi

Berretta del prete, bacche di rosa canina, finocchietto selvatico, cerri, ontani, salici, querce e il pero selvatico il cui legno tenero era utilizzato dai liutai, costruttori dell’arpa viggianese.

I nostri studenti, la 1 B dell’I.T.T di Villa d’Agri, oggi hanno vissuto e imparato tutto questo.

Un grazie infinito alla maestra Giovanna Petrone Giovanna (la mia cara Petronella) che ha messo al servizio dei ragazzi le sue competenze di coordinatore regionale Aigae.

E grazie al mio caro amico e collega Antonio Cerqua che con il suo cronopassi ci ha insegnato a calibrare camminata e respirazione.
https://www.facebook.com/antonella.marinelli.50/videos/1761195014259147/?

La scuola è un luogo irripetibile ❤️


*Che cosa è la Gualchiera?

– Nell’industria tessile e conciaria, sinon. di follone, soprattutto con riferimento ai folloni più antichi, in cui le mazze erano messe in movimento dalla ruota d’un mulino ad acqua:
Tra stridor di mulini e di gualchiere (Carducci)


Struttura. Costituito da un follone, dava luogo all’azione di follatura che serviva a rendere la tela di lana impermeabile infeltrendola. Nella follatura il tessuto di lana, imbevuto di soluzioni alcaline, saponose o acide, un tempo con argilla smectica detta terra da follone, è sottoposto, mediante magli, a battitura.

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