A BELLA “LA COMUNITÀ EDUCANTE AL CENTRO”
Il progetto di prevenzione del cyber-bullismo del Servizio Civile Universale UNICEF(PZ) con gli alunni bellesi
Il progetto di prevenzione del bullismo e del cyberbullismo del Servizio Civile Universale UNICEF di Potenza realizzato con gli alunni della seconda A della scuola media di Bella.
In Italia oltre il 65% degli alunni che frequentano le scuole dichiarano di aver subito atti di bullismo e soprattutto di cyberbullismo. Mario Coviello, presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza ha avuto per questo motivo la possibilità di avere sei incontri con le ragazze e i ragazzi della seconda A della scuola media di Bella e due incontri con i loro genitori per il progetto del Servizio Civile Universale UNICEF di Potenza “ La comunità educante al centro, per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo”.
Grazie alla disponibilità del dirigente scolastico Lorenzo Rispoli e della professoressa
Patrizia Carlucci, responsabile per l’istituto per la prevenzione del bullismo, in qualità di
presidente del Comitato Unicef “sono tornato nella scuola nella
quale ho insegnato lettere per quasi trenta anni e che ho diretto per quattordici anni.
E’ stata per me una grande emozione sedermi in cerchio con ragazzi di Bella e S.Antonio
Casalini che ho visto crescere alla scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola
primaria. In ciascuno dei ragazzi e ragazze ai quali “ordino” di guardarmi negli occhi con la
fatidica frase “A me gli occhi “, che uso in tutti gli incontri che mi hanno portato a
conoscere centinaia di ragazzi della provincia di Potenza, ritrovo il bambino e la bambina
che muove i primi passi in un’ambiente nuovo.
Li ho trovati cresciuti, maturi, consapevoli, molto disponibili a mettersi in gioco con le loro
docenti Patrizia Carlucci , Claudia Barone e Anna Federici . Mi confessano che sono
desiderosi di vivere questa esperienza. Nei primi due incontri porto avanti due laboratori
“Presentiamo le nostre emozioni” e “Messaggi segreti”.
Nel primo dei laboratori scrivo alla lavagna le tre domande a cui devono rispondere, in
maniera anonima, su tre foglietti che ho già distribuito: Cosa/chi ti fa star bene, Cosa ti fa
paura, Cosa ti annoia o ti fa stupire.
Si distribuiscono nell’aula e, concentrati, si interrogano. I foglietti ripiegati in quattro, dopo
dieci minuti, sono tutti in una scatola al centro del cerchio delle emozioni che stanno
vivendo. Invito ad alzarsi e a prendere, a caso, un foglietto e a leggerlo ad alta voce. Il
“gioco” li diverte e, alla fine, vincendo qualche ritrosia, tutti leggono quanto scritto…” “Mi
fanno star bene gli amici, la mia famiglia, la musica, un buon libro (qualcuno perfino la
scuola…) Non ho paura di nulla, ho paura della solitudine, della malattia, della morte, di
perdere i genitori…Mi annoio quando non so cosa fare, quando sono solo, quando non c’è
connessione, quando le persone parlano troppo…
E poi il confronto sereno, vivace sulle mie domande. Ci riconosciamo nelle paure…gioie
che abbiamo ascoltato…? Dopo aver ascoltato quanto scritto dagli altri, vorresti aver
scritto qualcosa di diverso…? E’ utile condividere con gli altri le nostre paure…gioie… ?
Chiudo il primo incontro con la distribuzione del passaporto dei diritti Unicef, per i 32 anni
dall’approvazione della Convenzione sui diritti del bambino che festeggeremo il 20
novembre 2022.
Nel secondo incontro faccio partire un brano musicale e invito ciascun ragazzo/a ad
attaccare un foglio bianco sulle spalle di un compagno/a e distribuisco dei pennarelli. Dopo
un poco interrompo la musica e chiedo a ciascuno di scrivere sul foglio del compagno
qualcosa che conoscono di lui. Do il tempo necessario affinché ciascuno si senta libero di
scrivere quello che sente. La musica si interrompe per cinque volte. L’atmosfera si riscalda
e finalmente il foglio viene staccato dalla schiena e ciascuno può leggere, seduto
nuovamente in cerchio, quello che i compagni hanno scritto di lui.
Liberamente si avvia un riflessione…”Mi sento rappresentato da quello che i miei
compagni hanno scritto di me ? Che emozione provo nel leggere i loro messaggi,
giudizi…? Ho preferito non scrivere a qualcuno…?
La classe appare nelle risposte sostanzialmente unita, quasi tutti dicono che è vero
quello che hanno letto. Molti affermano che avrebbero scritto di più. Qualcuno parla di
“parole pesanti”. Riconoscono nei compagni amicizia sincera, capacità di far ridere
genuinità, gentilezza. Qualcuno/a è permaloso, secchiona e per uno dei ragazzi la
frase…“Sei come un secondo padre per noi..”
In un terzo incontro presento un decalogo del linguaggio da usare sui social “Il manifesto
della comunicazione non ostile” (www.paroleostili.it//decalogo) e insieme riflettiamo sulla
necessità, anche nei social di usare un linguaggio sempre rispettoso verso l’altro. In altri
incontri Francesca, Noemi, Donatello, Giorgia, Chantal… raccontano la loro vita nella
scuola, i rapporti con i compagni. Qualcuno confessa episodi di bullismo vissuto e come
ha fatto ad uscirne fuori, parlandone, prima di tutto con i genitori e i docenti.
Con i genitori della classe ho avuto due incontri all’inizio e alla fine del percorso.
Nell’incontro conclusivo genitori, docenti e ragazze e ragazzi hanno riflettuto sul loro uso
dei social e individuato regole da condividere per un utilizzo intelligente di internet.
I ringraziamenti ricevuti hanno confermato che queste esperienze
formative sono utili per promuovere una crescita serena delle giovani generazioni”.