LA COLPA DI LEONE: IL NO ALLE DIMISSIONI
Il rigetto
Il Gip di Potenza, Amodeo, ha rigettato la richiesta del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Rocco Leone, (difeso dall’avvocato Nuccio Labriola), finalizzata all’ottenimento della revoca del divieto di dimora nel capoluogo sede del Consiglio. È proprio questo dettaglio, che connesso alla misura cautelare citata, mantiene in piedi, a carico di Leone, la Legge Severino nella misura in cui lo stesso rimane temporaneamente sospeso dalla carica elettiva. Da quanto si è potuto apprendere, la difesa di Leone, questa volta, è intenzionato a ricorrere al Riesame contro il rigetto del Gip. Il Giudice per le indagini preliminari, come aveva già precisato in merito alla richiesta di Piro, parzialmente accolta, poichè sottoposto all’obbligo di dimora a Lagonegro in luogo del regime di arresti domiciliari, ha, anche per Leone, sottolineato la non conoscenza delle motivazioni che il Tribunale del Riesame ha addotto a fondamento dell’annullamento dell’ordinanza cautelare, annullata nei confronti dell’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, del consigliere regionale Francesco Cupparo e del Direttore generale dell’ospedale San Carlo, Giuseppe Spera, rimarcando come le stesse, di conseguenza, non siano, allo stato attuale, in qualche modo evincibili e meno che mai nella misura di un calcolo della loro estensibilità anche agli unici altri 2 indagati che al Riesame non hanno fatto ricorso, cioè, per l’appunto, Piro e Leone. Dall’ordinanza applicativa delle misure cautelari personali al Riesame, a seguito dei vari passaggi che si sono susseguiti nell’arco di circa 2 settimane e riguardanti l’inchiesta dell’Antimafia di Potenza su sanità e il voto di scambio alle comunali 2020 di Lagonegro, il risultante quadro complessivo delle esigenze cautelari comunque appare quasi del tutto modificato. Tranne Di Lascio, il Consiglio comunale di Lagonegro è stato sciolto e il Comune Commissariato, gli altri sono formalmente o anche effettivamente, a seconda dei casi, ognuno in sella al proprio ruolo pubblico ricoperto. All’appello manca il sospeso Leone che però, a differenza di Piro e Cupparo, ha sempre sostenuto la propria contrarietà alle dimissioni. Il ritorno ai ruoli pubblici e alle pubbliche funzioni, è quello che l’Antimafia di Potenza voleva evitare avendo molto insistito proprio sul «diffuso e sistematico mercimonio delle pubbliche funzioni ricoperte dagli indagati», ritenuti, dagli inquirenti, inseriti nel medesimo «meccanismo consolidato» definito «sistema di potere» e che agiva in base ad un «modus operandi strutturale». La Procura non mollerà tanto che ricorrerà alla Cassazione anche in riferimenti alle prime richieste al Gip, fu accolta solo quella per Piro, che erano il carcere per Di Lascio, Cupparo e Leone e i domiciliari per il Dg Spera.